Una casa editrice nascente non sceglie solo cosa vuole pubblicare, ma si trova a fare i conti con numerosissime decisioni, che coprono carta, inchiostro, stile di copertina, carattere... Come farsi chiamare e riconoscere dai lettori? Alla scelta del nome abbiamo già dedicato un articolo: c’è chi opta per il nome del fondatore, chi preferisce un acronimo o chi inventa qualcosa a partire da zero.
Come funzionano invece i loghi delle case editrici? In alcuni casi la risposta è intuitiva: il logo di Feltrinelli corrisponde alla F iniziale, così come quello di Mondadori deriva dalla sua M (non a caso, entrambi i loghi sono opera dello stesso designer, Bob Noorda). Ma cosa rappresenta l’articolato logo Einaudi? E cosa significa il simbolo scelto da Adelphi?
Di seguito potete trovare qualche informazione sull’origine dei loghi delle case editrici più particolari.
Da dove derivano i loghi più particolari delle case editrici
- Einaudi: il ricamo del logo Einaudi rappresenta uno struzzo, accompagnato da un motto latino ("Spiritus durissima coquit", traducibile in "Lo spirito digerisce anche le cose più dure"). Il simbolo si trovava sulla rivista fiorentina "La Cultura", rilevata da Einaudi e affidata a Leone Ginzburg, e fu poi ereditato dalla casa editrice.
- Bompiani: la B di Bompiani, in origine disegnata sulle pagine di un libro aperto, fa parte oggi dei petali di un fiore, simbolo di saggezza e conoscenza.
- Adelphi: il logo rappresenta l’antico pittogramma cinese della luna nuova, che simboleggia morte e rinascita.
- il Saggiatore: quando Alberto Mondadori dovette cambiare il nome pensato per la casa editrice da Il Saggittario a il Saggiatore, scelse di conservare la prima opzione nel logo, con un arco a forma di S e una freccia.
- Guanda: il logo è una fenice, disegnato dal pittore Carlo Mattioli e ispirato a un mosaico della tomba di D.H. Lawrence. Inizialmente caratterizzava l’omonima collana di poesie diretta da Bertolucci, ma oggi si trova su tutti i libri della casa editrice.
- E/O: il logo è una cicogna, uccello migratore per eccellenza e simbolo dell’idea alla base della casa editrice: creare ponti fra le frontiere letterarie.
- La nave di Teseo: le due linee curve rappresentano proprio la nave cui fa riferimento il nome.
- Laterza: oggi è il semplice acronimo GLF, ma un tempo era inscritto in un labirinto disegnato da Leonardo da Vinci, simile a un rosone, che riporta il motto Constanter et non trepide (lett "Costantemente e senza trepidare").
- Corbaccio: quella che oggi può sembrarvi una parentesi graffa messa in diagonale rappresenta un corvo in volo stilizzato, che si riferisce a una delle possibili etimologie della parola corbaccio.
- TEA: il nome della casa editrice è un acronimo, ma indica anche una varietà di rosa e proprio del fiore ha fatto il suo logo.
- Giuntina: il suo simbolo è la lettera Gimel dell’alfabeto ebraico.
- minimum fax: il logo non è una semplice m, ma l’ultima gamba della lettera ospita al suo interno un pennino, in riferimento alle origini della casa editrice, nata come rivista dedicata alla scrittura (e diffusa via fax).
- Iperborea: inizialmente era una runa, per celebrare la mission della casa editrice, ma il suo restyling del 2015 l’ha leggermente modificato, rendendolo simile al pennino di una stilografica.
- Voland: realizzato nel 2019 per il 25 compleanno della casa editrice, il logo si ispira come il nome a Il maestro e Margherita di Bulgakov.
- nottetempo: il logo della casa editrice è il pastorello dormiente del presepe napoletano, Benino, che secondo la tradizione dorme e non si accorge della visita degli angeli (sempre che non si tratti solo di un sogno). Simboleggia la via di accesso a un’altra realtà, come la lettura.
- marcos y marcos: ha come simbolo un torchio, non solo come emblema delle origini dell’arte della stampa, ma anche in riferimento alle origini della casa editrice, quando gli editori in una mansarda milanese inventavano, assemblavano e spedivano edizioni numerate.
- 66thand2nd: se il nome della casa editrice è un indirizzo newyorchese, il logo si ispira direttamente alla segnaletica americana.
- L’orma: i due occhi del logo della casa editrice sono il simbolo dell’esperienza culturale e della ricerca.
- BAOpublishing: BAO ha scelto prima il logo del nome: si tratta di un bulldog francese di nome Cliff.
- Edizioni di Atlantide: come la leggendaria città sommersa, il logo di Atlantide resta a metà, in bilico, in procinto di inabissarsi o risollevarsi.
- Racconti edizioni: quale logo migliore per una casa editrice interamente dedicata ai racconti dell’insetto più famoso della letteratura novecentesca? Lo scarafaggio rovesciato in copertina si ispira a La metamorfosi di Kafka.
- Cliquot: il logo è la volpe Cliquot (che saltando in un cerchio disegna una Q), che deve il suo nome al famoso mangiatore di spade novecentesco Chevalier Cliquot.
- Tre60: il logo è un camaleonte, caratterizzato non solo dalla sua capacità di adattarsi all’ambiente che lo circonda, ma anche dalla sua visione a 360 gradi.
Siete curiosi di scoprire da dove derivano i nomi di queste e tante altre case editrici italiane?
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Loghi case editrici: cosa rappresentano i più particolari
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