Vite che sono la tua
- Autore: Paolo Di Paolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Laterza
- Anno di pubblicazione: 2017
“Il bello dei romanzi in 27 storie” è il sottotitolo che Paolo Di Paolo dà a “Vite che sono la tua”, questo suo nuovo incantevole libro, per noi lettori forti un vero regalo molto gradito. In un incontro recente con Paolo, così tanto più giovane di me, ho dichiarato la mia invidia, il mio complesso di inferiorità nel vedere quanto ha letto, riflettuto, meditato su una immensità di romanzi…
In questo solo libro ne cita un centinaio, ognuno con la sua personale lettura, le sue divagazioni, il suo punto di vista, la sua rivisitazione, fornendo chiavi di lettura insolite, talvolta capovolte, sempre stimolanti. Intanto la rilettura dei classici, di cui l’autore ci fornisce un lungo elenco: libri che devono essere letti, che sono stati letti tanto tempo fa, che letti di nuovo propongono punti di vista nuovi, che non erano piaciuti e che da adulti si propongono in un altro modo, più interessante e coinvolgente.
Paolo Di Paolo dedica il libro alla vicenonna Ninni, la persona che gli ha dato la voglia di leggere, da bambino, cominciando da un libro di mitologia e poi regalando un libro ad ogni incontro… Ecco allora che nell’adulto divenuto scrittore, oltre che lettore onnivoro, si possono mettere dei punti fermi che penso di condividere: leggere non rende più intelligenti, non c’entra con l’essere colti, ma offre la possibilità di non essere solo se stessi, aiuta a non smettere mai di farsi domande, permette di non vivere solo il proprio tempo e la propria storia… Da queste premesse partono le storie che hanno al centro un libro amato, una vicenda che ci resta dentro, perché solo i grandi scrittori hanno le parole giuste per dire quanto ci sta a cuore e non riusciamo ad esprimere. Mi ha colpito nell’analisi di Paolo Di Paolo la lettura del “Diario” di Anne Frank, libro supernoto ma che offre uno spunto interessante: non è una storia legata alla Shoah. Anne mentre scrive il suo diario di adolescente segregata non può sapere cosa l’aspetta di lì a poco fuori del rifugio segreto, sa solo che vuol fare la scrittrice, e le pagine del diario, alcune censurate dal padre Otto, rivelano proprio il suo talento di narratrice, capace di costruire dialoghi, di creare personaggi letterari, magari inventati. Bellissimo il racconto poco noto di Giorgio Bassani, Dietro la porta, dove si misura la grandezza del narratore che può mettersi nei panni di due adolescenti ferraresi, diversi l’uno dall’altro, che scoprono che nulla è vero del loro rapporto. Il centro del romanzo di Elsa Morante, il celebre “L’isola di Arturo”, è per lo scrittore la scoperta di essere amati: Arturo quando bacia Nunziatella, la nuova moglie di suo padre, scopre attraverso un accenno di erotismo il senso profondo dell’amore, anche se coinciderà con la fine dell’adolescenza e l’abbandono dell’isola magica, Procida,
“che somiglia a un delfino”.
A proposito di erotismo, ecco il giovanissmo Paolo Di Paolo, studente liceale, cercare in libreria “Il lamento di Portnoy” di Philip Roth, certo che il romanzo scandaloso lo avrebbe aiutato a scoprire i segreti dell’amore fisico: “Sesso senza tabù”, recitava la fascetta, e le promesse erano mantenute, fornendo al giovanissimo morboso lettore una enciclopedia delle voci attinenti a sesso e riproduzione. Ma la storia di Alex Portnoy nelle pagine di Roth è molto di più, è la capacità di descrivere con precisione la brutalità insita nel desiderio del maschio, ad ogni età. Di Paolo suggerisce anche di leggere “Tropico del cancro” di Henry Miller, che esprime l’energia erotica esagerata, o il meno noto “Villaggi” di John Updike. C’è tutta la letteratura occidentale nel catalogo costruito dall’autore, ci sono Thomas Mann e Tolstoj, Dostoevskij e Dickens, Flaubert e Maupassant, Bronte e Woolf, Bellow e Salinger, Twain e Fitzgerald, Proust e Balzac. Gli italiani sono solo cinque: i già citati Morante e Bassani, ma anche Fenoglio, il classico della Resistenza, morto appena quarantenne, che ribalta l’epica resistenziale esaltando invece “Una questione privata”; poi Italo Calvino, di cui viene presentata in chiave attuale la storia di Cosimo, il bambino che compie un atto di disubbidienza a cui resterà fedele sino alla fine dei suoi giorni. “Il Barone rampante”, dice Paolo Di Paolo, rappresenta l’ostinazione, un gesto che viene rinnovato nel tempo e a cui si resta fedeli. Non il rifiuto di diventare adulto, ma
“non venire meno ad un patto di coerenza firmato con se stessi”.
Infine lo scrittore italiano che l’autore ha conosciuto, seguito, amato, Antonio Tabucchi. Il suo romanzo più noto, “Sostiene Pereira”, uscito nel 1994, ambientato a Lisbona nell’agosto del 1938, è secondo Di Paolo il frutto di
“Ispirazione, genio, talento”
un romanzo bellissimo sull’occasione che ha il grigio e stanco protagonista di sentirsi vivo, di guardare con fiducia al futuro, di imparare qualcosa da chi è più giovane e più vitale di lui.
Il viaggio letterario che compone questo libro è affascinante, stimolante, propone di rivedere i nostri giudizi, di prendere in mano libri letti in gioventù, di affrontare autori poco noti, di leggere e scoprire per la prima volta aspetti minori, di innamorarsi di storie che avevamo dimenticato. Non posso che fare mia una delle frasi che Paolo Di Paolo scrive nell’introduzione del suo saggio,
“Non riesco ad immaginare come sarei, chi sarei, se nella mia vita non ci fossero stati e non ci fossero i libri. Temo che sarei proprio un altro: né peggiore, né migliore, un altro e basta. Un altro che non sono io”.
Vite che sono la tua: Il bello dei romanzi in 27 storie
Amazon.it: 7,99 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Vite che sono la tua
Lascia il tuo commento
Non vedo l’ora di leggere questo libro.
Non vedo l’ora di leggere questo libro.