Ubik
- Autore: Philip K. Dick
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2021
Philip K. Dick è un autore impossibile da descrivere, non esistono aggettivi che permettono di qualificarlo agli occhi di qualcuno che non abbia mai letto una sua opera, anche perché i suoi libri sono pura essenza di “Philip K. Dick”, non si possono scindere le due cose.
Ubik (Mondadori, 2021, traduzione di Marinella Magrì) risponde alla stessa logica, in quanto è un romanzo fantascientifico che nessun altro scrittore potrebbe mai mettere su carta, non esistono autori che abbiano prodotto testi lontanamente paragonabili a quello che l’autore pubblicò nel 1969 in America.
Quando ci si imbatte in quest’opera la prima domanda che si pone il lettore è: che cos’è Ubik? Lo scrittore lo descrive con queste parole:
“Io sono il verbo e il mio nome non è mai pronunciato, il nome che nessuno conosce. Mi chiamo Ubik, ma non è il mio nome. Io sono e sarò in eterno".
Ma, anche se detto in questa maniera, non sembra esserci chiaro cosa sia veramente, che cosa rappresenti, che forma abbia, quali sono veramente i suoi utilizzi, e, seppure Philip K. Dick risponda ad alcune di queste domande, quando ci si imbatte in questo libro bisogna scendere a patti con il fatto che, l’opera in questione, è più forte di noi. Non possiamo sconfiggerla, non possiamo dominarla, possiamo solo essere travolti da questa onda alta e farci cullare sperando di arrivare a riva.
L’idea di semivita, ovvero uno stato tra la vita e la morte che le persone possono vivere se criogenizzate prima di morire, è il punto di partenza del libro.
Il racconto si apre con Glen Runciter che, al “Moratorium Diletti Fratelli”, decide di risvegliare, dalla semivita, sua moglie Ella per discutere delle scelte aziendali da prendere a causa di una terribile crisi che viveva la Runciter Associates (un gruppo di spionaggio commerciale interplanetario) in quel periodo.
In questo modo, Philip K. Dick, cerca di farci capire che, nel mondo raccontato, la condizione di “semivita” è una cosa normalissima, le persone ci convivono come se non fosse niente. Ed è questo di cui l’autore vuole parlare, della morte, di che cosa sia la morte, di come muore il corpo e di come muore l’anima.
Il corpo sembra essere una zavorra, un oggetto fragilissimo da dover tenere d’occhio continuamente, anche perché è come se fosse una centralina dell’anima, come se, attraverso il corpo, Philip K. Dick, ci raccontasse chi siano i personaggi protagonisti, cosa stanno diventando, come erano prima che il racconto iniziasse, cosa diventeranno in futuro e come moriranno.
Quest’opera non si limita solo a questo, Ubik taglia le pagine a metà, entra nella testa del lettore, è un virus che permette al nostro cervello di convivere con la narrazione senza uscirne danneggiati.
Anche perché, lo scrittore americano classe 1928, ci utilizza come mezzo per arrivare a far comprendere il suo fine narrativo.
La nostra non è una battaglia ad armi pari, Ubik ci attaccherà alle spalle, facendoci entrare in una storia psichedelica dove ogni nostra certezza sarà messa in discussione, ogni capitolo sarà una doccia gelata, ogni pagina sarà una porta d’accesso per un mondo diverso.
E Philip K. Dick non cercherà affatto di nasconderlo, anzi, senza nessun problema, ce lo scrive nero su bianco:
“Voi siete tutti morti, quello vivo sono io”.
Ubik
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