

Nessuno si senta al sicuro. La terza indagine del commissario Torrisi
- Autore: Luigi Guicciardi
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Anche il caso Garlasco lo insegna: nella realtà, i delitti sono come puzzle, alcuni pezzi s’incastrano, altri no e si finisce per lasciarli da parte. Non è come nelle fiction, dove difficilmente qualcosa non rappresenta un indizio. È una lezione mica da poco, che arriva da un bel romanzo di Luigi Guicciardi. Il professore in giallo presenta un nuovo episodio del dirigente (immaginario) della Questura di Modena, Giovanni Torrisi, più giovane dell’omonimo Cataldo che lo scrittore anima in altre pagine thriller nella città emiliana. Nessuno si senta al sicuro. La terza indagine del commissario Torrisi è apparso in autunno per le modenesi Damster Edizioni (ottobre 2024, collana I Gialli Damster, 210 pagine). Per comodità dei lettori, i due titoli precedenti sono Il ritorno del mostro di Modena (2022) e Morte di una ragazza speciale (2023), nella stessa collana giallo vivo.
Questo romanzo - sottilmente avvolgente e nitidamente violento, in uno stile che non risparmia momenti forti, ma senza insistere sul macabro - nasconde qualcosa di decisivo nel plot (come lo chiama Guicciardi), che non sembra il caso di anticipare. È vero che si sarebbe tentati di rivelarlo, per completezza, ma c’è la spada di Damocle della scivolata sullo spoiler. Nel dubbio, meglio desistere.
Damster offre una traccia attendibile per presentare Torrisi a chi non lo conosce ancora e ricordarlo a chi lo ha già incontrato nelle trame scorrevoli dei polizieschi del già docente di liceo, critico letterario e scrittore esondante. Ripetiamo che il prof. Guicciardi è papà del commissario di queste pagine e di un altro funzionario letterario di Polizia, sempre a Modena, Giovanni Cataldo, in azione in due dozzine e più di titoli. Il collega più giovane, rappresentato solo in tre romanzi, ha poco più di trent’anni e viene dall’Appennino modenese. Alto, magro, guance scavate, volto pallido, capelli avviati a ingrigirsi, allergico ai gatti. Energico e intuitivo nelle indagini, quanto solitario e tormentato nella vita. Contava di convivere con Debora, in un appartamento in affitto in via dei Tintori, ma la biologa è andata a fare carriera negli USA. È affiancato dall’ispettore Carloni, più amico che collaboratore. Del resto, Torrisi crede nel lavoro di squadra, con il sovrintendente Lo Giudice, gli agenti Lo Duca, Lattici e Ballotta, e il medico legale dott. Coco, detto Turi. Il nuovo questore è Vassallo.
A proposito dello stile giallo nitido di Guicciardi, l’esempio arriva in avvio del romanzo. Una giovane runner, in preda ai sensi di colpa per essersi attardata a letto dopo una notte di festeggiamenti post esame, raggiunge la mamma cinquantenne lungo il solito percorso di jogging e la trova esanime a terra. Certi avrebbero ricamato chissà quali ghirigori intorno a una scena che si presta ad un barocco pastone emotivo, Luigi no, la presenta asciutta e piena di interrogativi, come sarebbe dal vivo. La madre correva nei prati di San Clemente, fuori Bastiglia, a metà mattino del 13 giugno. Nessuno intorno, a parte un’auto e una figura lungo la provinciale. Almeno così è sembrato alla donna, prima di avvertire una fitta acuta di dolore allo sterno, dopo un forte palpito del cuore. Si è fermata, si è piegata in ginocchio. La testa girava, negli occhi il buio. I battiti rallentavano, fino quasi ad arrestarsi. È caduta sull’erba, fronte avanti. Elena è uscita in calzoncini e maglietta, ha corso verso i campi. Passati pochi minuti, ha notato una macchia scura per terra. Sulla provinciale, un’auto ferma e un uomo in piedi.
Solo pura tensione thriller, Guicciardi? No, riesce anche a distendersi e a distendere. Quando ripresenta Torrisi e Carloni, l’ispettore chiacchiera sulle scale della Questura con una giovane agente, orgogliosa di un davanzale prorompente e candidata al calendario annuale della Polizia di Modena. Chiede se ha buone possibilità: “due” risponde il sottufficiale e ricorda al commissario sorridente che anche a Newton piacevano i seni grandi. Non sosteneva forse che maggiore è la massa, più grande l’attrazione? Questo accade quattro anni dopo l’episodio di San Clemente e poco prima che l’indolente ripresa lavorativa del lunedì venga scossa dallo squillo del telefono: un cadavere in via Marradi. Donna, sessantenne, fioraia, attinta da distanza ravvicinata, mentre portava a spasso il cane. Un colpo solo di pistola, alla testa, pallottola 357 Magnum, esploso da un revolver Smith & Wesson.
Si aggiunge anche una seconda (terza) vittima, origini tunisine, coniugata con un italiano, madre di un bimbo, stessa pallottola, stessa arma. Aveva fatto cambiare la serratura da una settimana e riempito una valigia. L’autopsia rivela ch’era incinta da poco. Le vittime fioccano. Due donne ammazzate a sangue freddo, prima di un uomo, un imprenditore, un solo colpo in faccia, nel soggiorno della sua villa. Smith & Wesson l’arma, la moglie non ha sentito nulla, sotto lo scroscio della doccia.
In tutti i casi, tanti i pezzi di puzzle da fare combaciare. Un bel gioco per i lettori, che avranno anche le tesserine disseminate ogni tanto dai flashback mnemonici di qualcuno imprecisato. La prima volta che propone i suoi pensieri, ha in testa una storia, che non riesce a dimenticare. Guarda foto fissate sopra un riquadro, una ritrae una coppia abbracciata, sorridente. La donna rivive in un ricordo - un lampo – in cui si sovrappone l’immagine di un’ambulanza.
Uccidere così, in molti avrebbero saputo farlo, ma è d’ora in poi che dovrà agire in modo preciso, abile, perfetto. Non sorridere più del solito, prepararsi bene. Ottenere la perfezione sotto una normalità un po’ affaticata. Coltivare la calma, dissimulare l’odio. Uccidere come ha appena fatto: invisibile e veloce. La perfezione nella semplicità.

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