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Libri censurati: perché un libro subisce la censura?

Da Huckleberry Finn a Harry Potter, da Lolita al Candido di Voltaire: ecco alcuni dei (tanti) libri che hanno subito la censura nel corso dei secoli.

Daniele Sforza
Daniele Sforza - Eleonora Daniel Pubblicato il 29-01-2021
Libri censurati: perché un libro subisce la censura?

Perché parliamo di libri censurati? Perché esistono ancora. E non solo nei Paesi dove vige un regime del controllo autoritario e affatto permissivo (vedi Cina e Paesi arabi, soprattutto), ma anche nella modernissima Europa. Da Harry Potter a Niente, ancora oggi si parla di libri censurati; e molto scalpore fece anche il caso Imprimatur, scritto da Rita Monaldi e Francesco Sorti e pubblicato da Mondadori, bandito dalle librerie italiane, ma divenuto presto un bestseller internazionale, reperibile soprattutto in Olanda e in Belgio.

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I più famosi libri censurati, con qualche insospettabile

Tra i più famosi libri censurati, cercando di restare nel periodo contemporaneo, possiamo elencarne alcuni che a oggi sono considerati dei veri e propri capolavori. Di solito, infatti, la censura è un ottimo viatico pubblicitario per vendere il libro. Lo pensava anche Mark Twain, quando gli censurarono Huckleberry Finn:

"Vorrà dire che venderà di più".

E in effetti... Huckleberry Finn e Le avventure di Tom Sawyer vennero esclusi dalle selezioni di moltissime biblioteche, perché considerati razzisti. In essi si utilizzava frequentemente il termine "nigger", che Twain utilizzò per descrivere prevalentemente il linguaggio e i comportamenti sociali dell’epoca (metà del XIX secolo).

Tra i classici più censurati non possono mancare ovviamente 1984 di George Orwell e Lolita di Vladimir Nabokov. Il primo venne (paradossalmente) tacciato di comunicare idee comuniste e di riferire esplicitamente contenuti sessuali, motivo per il quale venne bandito nella puritana Florida. Il secondo fu invece proibito in Francia e in Regno Unito perché considerato un romanzetto "osé", nonostante Graham Greene lo avesse considerato il miglior romanzo dell’anno.

Immorale e osceno è stato considerato anche Madame Bovary di Gustave Flaubert. Autore, direttore e tipografo del giornale Revue de Paris, su cui il romanzo era stato pubblicato a puntate (con già più di 70 interventi sul testo, volti a eliminare e ridurne alcune parti), sono accusati di immoralità dall’avvocato imperiale Pinard (lo stesso che aveva sottoposto a processo I fiori del male di Baudelaire). La sentenza?

"In queste circostanze dal momento che non è sufficientemente provato che Pichat, Gustave Flaubert e Pillet sono colpevoli dei reati loro imputati il tribunale li assolve".

Sessualità, piacere femminile e relazioni extraconiugali: tre motivi che sono valsi la censura anche per D.H. Lawrence con L’amante di Lady Chatterley. Pubblicato per la prima volta a Firenze nel 1928, in Gran Bretagna il romanzo è stato pubblicato solo nel 1960.

La rivendicazione del diritto di poter vivere la propria sessualità e di poterne parlare liberamente è costata la censura anche a Ragazze di campagna di Edna O’Brien: il romanzo, pubblicato nel 1961, è stato subito proibito in Irlanda e persino bruciato nel distretto parrocchiale in cui viveva la scrittrice.

Anche Il giovane Holden di Jerome K. Salinger, non sfuggì alla ghigliottina della censura. Il motivo?

"Poco rispetto della religione, riferimenti sessuali e attacco alla morale".

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Tra i romanzi osceni si trova anche Ulisse di James Joyce: il romanzo non solo era stato censurato dai circoli conservatori, ma ne era stata proibita la traduzione all’estero. Il libro, pubblicato finalmente a Parigi nel 1922, sarà pubblicato integralmente in inglese solo quattordici anni dopo.

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Noto è il caso dei Versetti satanici di Salman Rushdie: dopo un inizio editoriale molto deludente, la fatwa lanciata all’autore dall’ayatollah Khomeini e il gran polverone che vi seguì condussero ben presto il romanzo a diventare un bestseller: altra testimonianza che dava ragione all’affermazione di Twain. Più un libro è stato censurato, più sarà venduto.

Anche Candido di Voltaire e Il mondo nuovo di Aldous Huxley subirono la scure della censura: il primo venne bandito perché metteva alla berlina le autorità politiche e religiose (ma nel frattempo era già divenuto un bestseller), l’altro perché conteneva idee esageratamente pessimiste e per aver utilizzato come temi principali alcuni tabù, come sesso, droga e morte.

Stessa sorte subì Il signore delle mosche, di William Golding, che venne messo al bando perché nel racconto mostrava la ferocia umana nei confronti dei più fragili.
Anche la violenza e la brutalità di Arancia meccanica portarono il suo autore Anthony Burgess a fare i conti con la censura: per evitare complicazioni nei paesi di pubblicazione, lo scrittore scelse di aggiungere un capitolo conclusivo.

La fattoria degli animali di George Orwell non è certo da meno: il romanzo, già censurato in URSS all’epoca della sua pubblicazione (1943), nel 2002 è stato proibito nelle scuole degli Emirati Arabi per testi e immagini contrarie ai valori islamici. Oggi è ancora al bando nella Corea del Nord e in Vietnam.
Tra i libri censurati in URSS si trova anche Il dottor Zivago di Borìs Pasternàk: il romanzo fu proibito fino al 1988 e il suo autore fu persino costretto a rifiutare il premio Nobel per la Letteratura nel 1958.

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E se quanto detto fin qui non vi stupisce in fondo poi tanto, sapevate che persino Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll è stato vittima di censura? Il governatore cinese Ho Chien ha messo al bando il romanzo ritenendo pericoloso e offensivo il linguaggio umano degli animali nel racconto: non è opportuno che un bambino metta sullo stesso piano animali ed esseri umani.

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Tra gli insospettabili, figurano la saga di Harry Potter di J. K. Rowling, accusata (soprattutto nei Paesi arabi) di incitare la stregoneria, ma anche di promuovere il culto del demonio e di pubblicizzare la violenza; Il mago di Oz di Frank Baum, per la dose di nichilismo contenuta nel libro; La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl, che venne bandito in Colorado perché esprimeva una filosofia di vita umile e povera.

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