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Recensioni di libri

Il mondo nuovo di Aldous Huxley

Come "1984" di Orwell, anche questo libro ci presenta una distopia, un pessimistico mondo del futuro. Ma se il risultato a cui si giunge in entrambe le opere è la deprivazione della libertà, le modalità sono opposte...

Serena Gobbo
Serena Gobbo Pubblicato il 24-03-2012

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Il mondo nuovo

Il mondo nuovo

  • Autore: Aldous Huxley
  • Genere: Fantascienza

Come "1984" di Orwell, anche questo libro ci presenta una distopia, un pessimistico mondo del futuro. Ma se il risultato a cui si giunge in entrambe le opere è la deprivazione della libertà, le modalità sono opposte: il Grande Fratello ricorre per lo più a rinforzi negativi, a punizioni e paura, mentre nel Nuovo Mondo si è raggiunto il controllo del desiderio attraverso condizionamenti positivi. Come con gli animali, la carota dà risultati migliori e più duraturi del bastone: inquietante.
Il bene supremo è la stabilità e questa si ottiene quando i cittadini sono convinti di essere felici. Non ci vuol molto: basta controllare geneticamente le nascite, condizionare le persone fin da piccoli a pensare in un certo modo, eliminare la solitudine, la famiglia, la fatica, la religione; incentivare il sesso, la droga, i consumi...

Quello che mi ha colpito di più in questo libro non sono state le invenzioni tecnologiche, il cinema odoroso (una versione estremizzata dei nostri 3D) o l’industria delle nascite, che potevano essere trovate originali nel 1932, ma oggi ci fanno sorridere, quasi. Quello che mi ha colpito di più è l’incomunicabilità, l’incapacità dei soggetti condizionati a capire il senso di vuoto di un Bernardo Marx o l’insofferenza e la disperazione di un Selvaggio. Le parole che usano tra loro restano veicoli vuoti, non trasportano alcun significato da un essere all’altro.
In un mondo in cui tutti o quasi sono felici di pensare quello che gli immettono nel cervello durante il sonno, non ci sono molte vie di fuga e infatti la fine è tragica, non lascia intravedere alcuna speranza.

Un’ultima nota sullo stile: la preoccupazione costante di Huxley è quella di trasmettere delle idee, di rendere estremi aspetti del suo tempo che iniziano appena a mostrare le loro doppiezze; i personaggi sono delle bocche che trasmettono idee e descrizioni, e l’approfondimento psicologico, ai fini dell’autore, è secondario. Eppure questo libro va letto, magari solo per renderci conto che il Mondo Nuovo non è poi così lontano.

"Vi rendete conto della pazzia che rappresenta il permettere alla gente di fare dei giochi complicati che non aiutano in alcun modo il consumo? E’ una pazzia. Al giorno d’oggi invece, i Controllori non concedono la loro approvazione a nessun gioco nuovo se non si riesce a dimostrare che esso esige una quantità di accessori almeno uguale a quella del più complicato dei giochi esistenti".

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il mondo nuovo

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Commenti: 1

  • Francesca Barile
    7 settembre 2012, 11:02

    Scritto nel 1932 da Aldous Huxley, questo romanzo è uno dei capolavori della letteratura "distopica" basata cioè su una visione pessimistica del futuro.

    "Il mondo nuovo" deve il suo titolo originale ("Brave new world") a una frase pronunciata da Miranda, protagonista dell’ultima commedia di Shakespeare, La Tempesta.

    Ambientato in un futuro non precisato, il romanzo è un’agghiacciante descrizione di un mondo dove trionfano la spersonalizzazione, l’eugenetica e il controllo delle menti allo scopo di ottenere uan società basata principalmente sulla supremazia di chi è destinato sin dalla nascita ad essere un Alfa, cioè un dominante, laddove a chi nasce Delta è riservato un destino nelle retrovie, angosciante versione moderna della divisione in caste della religione induista.
    Il condizionamento pavloviano è alla base dell’educazione: emblematica la scena che descrive come si impedisce ai bambini di amare i fiori e la natura tramite uso di scosse elettriche. Tutti indossano delle divise che indicano l’appartenenza alla loro casta (fantasia e creatività sono troncate sul nascere) e una droga istituzionale, il "soma", è distribuita alla popolazione per dare l’illusione di vivere in un mondo dove apparentemente regna benessere e felicità ma che in realtà domina sin dal concepimento ( che avviene peraltro in modo artificiale) le più elementari libertà e bisogni dell’individuo.

    La scrittura di Huxley scorrevole e apparentemente distaccata è permeata da una sottile ironia che è più profonda quando lo scrittore ammiccando spiega che la felicità di questa nuova società si ottiene rinunciando alle strutture da sempre a cardine della vita umana quali l’amore, la famiglia, le relazioni sociali, l’interesse per la bellezza e la cultura riducendo gli esseri umani a consumatori sfrenati ,individualisti e senza altri interessi al di fuori del lavoro, il culto per il proprio corpo e lo sfrenato divertimento che è commisurato con le capacità economiche di ognuno. Alla descrizione di questo perfetto mondo nuovo si contrappone una civiltà non modernizzata, mantenuta in una riserva dove ancora è lecito accoppiarsi e generare ma che è descritta in maniera assolutamente e ironicamente negativa dal narratore.

    Profetico ritratto della disumanizzazione progressiva dovuta al processo di industrializzazione e globalizzazione, il romanzo deve molto alla lezione di Swift e del suo Viaggi di Gulliver. Pur criticato da Orwell si accosta comunque per stiel e struttura al romanzo che lo scrittore britannico andrà a pubblicare oltre dieci anni dopo e cioè 1984.

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