La corsara
- Autore: Sandra Petrignani
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2018
“Ritratto di Natalia Ginzburg” è il sottotitolo del libro “La corsara” (Neri Pozza, 2018) di Sandra Petrignani, prima biografia della scrittrice Natalia Ginzburg nata Levi (Palermo, 14 luglio 1916 – Roma, 7 ottobre 1991), figura di primo piano della letteratura italiana del Novecento.
“Da dove comincia una vita? Dalla data di nascita, da quella dei genitori? O ancora prima?”.
L’autrice di “Lessico famigliare”, un libro-mito, nasce il 14 luglio del 1916 a Palermo, in via Libertà 101, alle sei del mattino, ultima dopo tre fratelli e una sorella. La neonata viene chiamata Natalia in onore della protagonista di “Guerra e Pace” di Tolstoj. La madre di Natalia è la milanese Lidia Tanzi di religione cattolica, il padre, Giuseppe Levi, è un illustre scienziato triestino di origine ebraica. Di natura sensibile e malinconica, da piccola Natalia a casa viene chiamata “Maria Temporala”, perché mette il broncio portando nuvole scorbutiche intorno a sé. La permanenza a Palermo dura solo tre anni. Giuseppe Ginzburg al ritorno dalla Grande Guerra decide di trasferirsi al Nord. Il trasferimento è un grande dolore per la moglie Lidia, innamorata del sole palermitano. Natalia sente su di sé la nostalgia materna e una volta a Torino scrive la sua prima poesiola
“Palermino Palermino /sei più bello di Torino”.
L’estrema sensibilità di Natalia a 11 anni, le fa intuire che gli adulti mentono, dicono menzogne, negano l’evidenza e impongono le loro doppie verità. No,
“lei non vuole diventare un adulto che mente. Lei farà della verità il suo stile di vita e di letteratura. Resterà per sempre dalla parte dei bambini, dalla parte degli innocenti e dei giusti”.
Attraverso i ricordi di chi conobbe e frequentò l’autrice, mediante lettere, documenti e foto Petrignani compone con appassionata partecipazione il ritratto di una “Corsara” al pari di Pasolini, di una scrittrice innovativa che non ebbe mai paura di esprimere la propria opinione. Sandra Petrignani conobbe personalmente Natalia Ginzburg e nelle prime pagine del testo rievoca il primo incontro avvenuto intorno alla metà degli anni Ottanta a Roma nel secentesco Palazzo Naro in piazza Campo Marzio numero 3, a due passi dal Pantheon. In una sorta di pellegrinaggio ideale tra le varie abitazioni di Natalia Ginzburg, (a Palermo in via Libertà, nello storico appartamento torinese di via Pallamaglio 15, quello descritto in “Lessico famigliare”, l’appartamento del confino a Pizzoli in Abruzzo), Petrignani, come avvenuto nel libro “La scrittrice abita qui”, tesse il filo della memoria di una scrittrice indimenticabile, dalla sobrietà calvinista e insofferente nei confronti del superfluo. Scorrono allora i tanti momenti salienti dell’esistenza di Natalia.
Ecco la Torino antifascista dei primi anni Trenta del XX Secolo, che vide la nascita della casa editrice Einaudi, un faro di civiltà, in un mondo di barbarie, che avrebbe formato più di una generazione. Il matrimonio nel 1938 con Leone Ginzburg, “padre della patria”, letterato e antifascista, uno dei principali animatori della cultura italiana negli anni Trenta, che aveva contribuito con Giulio Einaudi alla fondazione della casa editrice. È del 1942 la pubblicazione del primo romanzo della Ginzburg, “La strada che va in città” con lo pseudonimo di Alessandra Tornimparte, ristampato nel 1945 con il nome dell’autrice. La morte di Leone torturato e ucciso nel febbraio del 1944 nel carcere romano di Regina Coeli. L’arrivo di Natalia a Roma, da poco liberata, dove l’autrice s’impiega presso la sede capitolina della casa editrice Einaudi. È doveroso rilevare che Natalia Ginzburg, unica donna, qui raggiunse una posizione assolutamente centrale. Citiamo anche il secondo matrimonio con l’anglista Gabriele Baldini scomparso nel 1969, docente di letteratura inglese e direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Londra.
Nello scatto che precede la narrazione, Natalia Ginzburg seduta su un divano con una sigaretta nella mano sinistra e un libro di Einaudi appoggiato sulle ginocchia, osserva il mondo con i suoi
“occhi neri e pungenti, femminili”
come li ha definiti Cesare Garboli, il grande amico della sua vita adulta. Una donna austera e triste, che raramente sorrideva e, infatti, neanche in questa fotografia Natalia Ginzburg sorride.
“Si vestiva in stile monacale, di scuro, scarpe basse maschili. Portava i capelli corti, senza messa in piega, quasi se li tagliasse da sé fregandosene del risultato. Non un filo di trucco, niente rimmel, cipria, rossetto, nulla. Una suora laica”.
Eppure, a quasi 102 anni dalla sua nascita la fascinazione di Natalia Ginzburg appare ancora oggi inattaccabile, come moderni e anticipatori appaiono i suoi scritti.
“Era stata amica di Pavese, di Vittorini, era molto ascoltata da Giulio Einaudi, ma non l’ho mai sentita nominarli. Erano gli altri che le chiedevano. Lei rispondeva con calma e gentilezza, senza mai una parola sgarbata. Non so se questo fosse parte di una sua pratica alla cortesia tutta piemontese o se dipendesse dalla sua natura, ma sono propensa a credere che non fosse solo una formalità” (Dacia Maraini).
La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg
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Splendida biografia che mette in luce l’autrice.