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Recensioni di libri

Lessico famigliare di Natalia Ginzburg

Vincitore del premio Strega nel 1963, il romanzo racchiude la storia e le vicende della famiglia Levi dagli anni trenta fino ai prima anni cinquanta. Libro intenso e asciutto.

Vincenzo Mazzaccaro
Vincenzo Mazzaccaro Pubblicato il 27-04-2013

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Lessico famigliare

Lessico famigliare

  • Autore: Natalia Ginzburg

Il padre Levi all’inizio del libro di Natalia Ginzburg hai dei suoi modi di dire che coinvolgono la famiglia intera.

"Se inzuppavamo il pane nella salsa, gridava: – Non leccate i piatti! Non fate sbrodeghezzi! non fate potacci! Sbrodeghezzi e potacci erano, per mio padre, anche i quadri moderni, che non poteva soffrire."

E poi:

"Uno stupido era, per lui, «un sempio». – M’è sembrato un bel sempio, – diceva, commentando qualche sua nuova conoscenza. Oltre ai «sempi» c’erano i «negri». «Un negro» era, per mio padre, chi aveva modi goffi, impacciati e timidi, chi si vestiva in modo inappropriato, chi non sapeva andare in montagna, chi non sapeva le lingue straniere".

Inizio sulfureo, bellissimo di un uomo che aveva mille idiosincrasie, come quello di andare in montagna, senza portare troppe cose e poi l’amore per il primo figlio Gino che all’Università prende solo trenta.
Una famiglia borghese che ha amici importanti e una sfilza di intellettuali che frequentano famiglia Levi. Lidia, la madre, donna calma e posata che si lamentava del marito per la sua mancanza di senso degli affari, perché:

"aveva del denaro un’idea quanto mai vaga e confusa, dominata da una sostanziale indifferenza; per cui, quando gli capitò d’aver da fare col denaro, lo perdette sempre, o almeno si condusse in modo da doverlo perdere, e se non lo perdette e gli andò liscia, fu un semplice caso".

I fratelli di Natalia, Alberto e Mario, sono già grandi e sovente si prendono a cazzotti in una sorte di violento cameratismo, mentre invece lei, la più piccola, studia a casa (perché il padre diceva che a scuola ci stavano i microbi) e veniva seguita dalla madre.
Natalia incomincia a leggere Proust (fu lei la prima a tradurre dal francese la Recherche), la sorella Paola sposa, invece, Adriano Olivetti, quello delle macchine da scrivere.
Tutti i fratelli si sistemano, mentre lei frequenta ancora il ginnasio, con risultati promettenti; poi entra in casa Levi Leone Ginzburg:

"È uno, – disse mia madre, coltissimo, intelligentissimo, che traduce dal russo e fa delle bellissime traduzioni. – Però, – disse mio padre, – è molto brutto. Si sa, gli ebrei son tutti brutti. – E tu? – disse mia madre, – tu non sei ebreo?".

Natalia sposa Leone Ginzburg, che lavorava in una redazione ed era un antifascista provetto. Le leggi razziali del 1938 sono un duro colpo, seguite dalla guerra:

"E non c’era più uno che potesse far finta di niente, chiuder gli occhi e tapparsi le orecchie e cacciare la testa sotto al guanciale, non c’era. In Italia fu così la guerra".

Leone morì in carcere, nel braccio tedesco delle carceri di Regina Coeli, a Roma, durante l’occupazione tedesca, in un gelido febbraio. Prima avevano vissuto in confino in Abruzzo, poi si trasferirono a Roma, ma Leone venne arrestato in una tipografia.
Finita la guerra, Natalia inizia a lavorare nella redazione Einaudi con Cesare Pavese, che si suicidò in una torrida notte del 1950. A Torino non c’era nessuno.
Natalia si risposa con Gabriele Baldini, critico letterario e saggista italiano.

Vincitore del premio Strega nel 1963, "Lessico famigliare" è un libro bellissimo, intenso e asciutto, che bisogna aver letto. Per forza.

Lessico famigliare

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Lessico famigliare

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Lascia il tuo commento

Commenti: 1

  • Patrizia Falsini
    27 agosto 2018, 08:42

    Natalia Ginzburg è la più grande scrittrice italiana del 900.
    Il suo libro è un capolavoro di stile e di semplicità.

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