Felicità
- Autore: Gianni Contarino
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Felicità, il secondo romanzo di Gianni Contarino pubblicato nel 2023 da Scatole Parlanti, affronta un tema quanto mai attuale, quello del patriarcato e dell’oppressione femminile, attraverso la storia di una famiglia siciliana. Benché l’argomento sia delicato, lo scrittore riesce a trattarlo con un tono leggero e quasi spensierato: se da un lato ci porta a riflettere e a empatizzare con i personaggi, dall’altro riesce allo stesso tempo a strapparci un sorriso, senza scadere nel dramma.
Siamo a Catania, marzo 2012. Pippo Filicudi riceve uno strano messaggio dalla sorella Nunzia, con cui non ha contatti da anni. Pippo non può ignorarlo e, nonostante la riluttanza, si precipita a Riposto, la cittadina siciliana che ha lasciato molti anni prima e dove non ha più messo piede, forse anche per evitare di affrontare i fantasmi del passato. Mosso dall’urgenza e dalla curiosità, l’uomo corre verso la vecchia casa di famiglia guidando come un forsennato, in un turbinio di pensieri e ricordi. Una volta giunto a destinazione, però, non trova alcuna traccia di Nunzia. La casa è deserta, silenziosa, come se il tempo si fosse fermato. L’unico indizio che sua sorella ha lasciato è un misterioso nastro di carta su cui sono scritte delle lettere apparentemente messe a caso, accompagnato da un criptico biglietto che dice "usa la scopa".
Nunzia è sempre stata una donna stravagante e difficile da comprendere, ma questo comportamento sembra andare oltre la sua solita eccentricità. Pippo si trova così catapultato in un enigma che lo costringe a ripensare alla sorella e al loro passato in una famiglia segnata dall’oppressione di Gino, padre autoritario e violento che ha plasmato la vita di Nunzia fin dalla nascita.
Un inizio avvincente e pieno di suspense che pone le basi per un romanzo che esplora il tema del patriarcato e della violenza familiare con una profondità che non lascia indifferenti. L’enigma del nastro di carta e il mistero della scomparsa di Nunzia trascinano il lettore in una storia dove ogni dettaglio conta, e dove i segreti del passato risuonano nel presente, richiamando Pippo a un confronto inevitabile con le sue radici e con la figura enigmatica di sua sorella.
Il romanzo alterna la narrazione tra il presente del 2012 e il passato, dagli anni ’50 in poi, offrendo al lettore uno sguardo profondo sulla vita di Nunzia a partire dalla sua nascita, il 4 marzo 1952, proprio mentre Nilla Pizzi celebra la sua vittoria al Festival di Sanremo. Da bambina a donna, Nunzia cresce sotto il giogo di un padre brutale, che più che un genitore è una figura oppressiva, un vero e proprio ostacolo alla sua felicità e alla sua libertà. Gino Filicudi non ha nulla a che fare con il concetto di “civiltà” e impone alla figlia una vita di isolamento e privazioni. Nunzia, incapace di realizzare anche i suoi più piccoli desideri, si trova costretta a piegarsi alla crudeltà che la circonda, fino al punto di trasformarsi, a sua volta, in carnefice.
Pippo e Nunzia crescono in una famiglia dominata da questa figura maschile prepotente e ancorata a una visione del mondo in cui l’uomo è il padrone indiscusso. Fin dalle prime pagine, ci troviamo immersi in questa atmosfera densa, tipicamente meridionale, in cui il padre incarna la figura del patriarca autoritario. Tuttavia Contarino riesce a rendere questo ritratto con una levità sorprendente, intrecciando situazioni comiche e ironiche che alleggeriscono la tensione senza mai banalizzarla.
Una delle scene più significative vede Gino intento a “festeggiare” la nascita di un figlio maschio sparando in aria, mentre la nascita della femmina era stata accolta con sdegno e rassegnazione: "Buttana la miseria. Ma l’hai taliata bene?". Una battuta che racchiude in sé l’essenza del patriarcato che domina la vita della famiglia Filicudi, dove la nascita di una figlia femmina è considerata una sorta di disgrazia mentre il maschio viene accolto come salvatore. Lo scrittore mostra come queste dinamiche affondino le loro radici in una cultura che relega le donne a un ruolo di secondo piano, pur trattando il tema con una leggerezza che lo rende accessibile senza appesantire la lettura.
Il tema della violenza, in particolare quella psicologica, è trattato con grande eleganza. Non ci sono descrizioni esplicite o eccessivamente drammatiche; piuttosto, la violenza si manifesta in piccoli gesti quotidiani, in parole sussurrate e in sguardi che trasmettono tutto il peso di un silenzio imposto. Nunzia, ad esempio, è una figura che vive nell’ombra, schiacciata dalle aspettative familiari e dal giudizio degli altri, ma il suo silenzio è anche una forma di resistenza, una sfida sottile alle convenzioni che la vogliono obbediente e remissiva.
Uno degli aspetti più interessanti di questo romanzo è l’importanza rivestita dalle canzoni: possiamo definire Felicità come un vero e proprio “romanzo musicale”. Nunzia infatti ha una passione per il canto costantemente ostacolata dal padre, e tutta la sua vita è scandita dalla musica e dalle canzoni dell’epoca che vengono utilizzate come un vero e proprio filo conduttore emotivo. Queste infatti non sono solo un accompagnamento, ma servono a dare profondità ai momenti chiave, creando una colonna sonora che sottolinea i conflitti interiori e le aspirazioni dei personaggi.
Quando Nunzia si immerge in una canzone come Volare di Domenico Modugno, la sua voce diventa uno strumento di ribellione, un modo per affermare la propria identità in una realtà che le sta stretta. E ancora, le melodie che risuonano per le vie della città sono l’espressione dei sogni e delle nostalgie dei protagonisti, prigionieri di una tradizione che non riescono a superare del tutto. Inoltre le canzoni riflettono i cambiamenti sociali e culturali che i protagonisti stanno vivendo. L’arrivo della televisione e il successo del Carosello rappresentano, per esempio, l’introduzione di nuovi modelli di consumo e di comportamento, spesso in contrasto con la tradizione. Le richieste di Nunzia, come quella di voler ricevere la crema per la messa in piega, evidenziano questo desiderio di adeguarsi a un mondo in continua trasformazione, mentre suo padre, radicato nelle sue convinzioni maschiliste, non riesce a comprendere o accettare queste nuove influenze.
«Pa’, per il compleanno vojo la crema per la messa in piega».
«Ecco. Lo vedi?» sbottò lui rivolto alla moglie. «Tua figlia se l’è messa in testa».
«E certo, pa’, quella, in testa si deve mettere».
«A posto siamo. Mangia e statti muta, ché è meglio».
«No, ho detto che la vojo».
«Sì, come no. Mangia, t’ho detto».
«No. La vojo» disse lei, fissando la madre negli occhi e scoppiò a piangere.
Felicità ci racconta una storia che sa toccare corde profonde attraverso una scrittura leggera e ironica. Gianni Contarino ci accompagna in una Sicilia intrisa di tradizioni e contraddizioni, esplorando con intelligenza e sensibilità il tema del patriarcato e delle violenze, sia fisiche che emotive, subite dalle donne. Lo fa con un tocco delicato, quasi disarmante, che riesce a rendere universali le piccole e grandi sofferenze familiari. Un romanzo doloroso quindi, ma che non perde mai di vista la ricerca della felicità, quella felicità che a Nunzia è stata tolta da suo padre ma per la quale lei continuerà a lottare fino alla fine.
Il titolo gioca sul paradosso tra ciò che i personaggi desiderano e la dura realtà che vivono. La felicità diventa una sorta di chimera, un ideale che resta nell’aria come una promessa non mantenuta lasciando i personaggi (e i lettori) a interrogarsi se la felicità sia davvero raggiungibile o solo un’illusione in un mondo segnato dalla violenza e dalle costrizioni sociali.
Pippo finì di caricare le sue cose sulla Ritmo, mentre Vera in lacrime lo guardava dal balcone. Nunzia, accanto a lei cantava Felicità di Lucio Dalla e, felice, lui sollevò lo sguardo.
«Ah, felicità, su quale treno della notte viaggerai, lo so che passerai ma come sempre in fretta non ti fermi mai» cantava lei. La cantò tutta, mentre lui ascoltava, fissava il bagagliaio pieno e sorrideva. Lo stesso fecero commosse le Colombo, affacciate alla finestra, non solo perché lo avevano visto crescere sin da bambino, ma anche perché, ora che se ne andava, non avrebbero più dovuto sentire il rumore delle sue sgasate e la puzza dello scarico ogni volta che lui usciva dal parcheggio.
«Goditela, ’sta felicità, almeno tu che puoi» gridò Nunzia e lo salutò con la mano.
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