

Nato a San Mauro di Romagna nel 1855 e morto a Bologna nel 1912, Giovanni Pascoli è uno dei più famosi poeti italiani. Le poesie di Pascoli sono studiate e conosciute in tutte le scuole, egli è emblema - pur non avendo mai dichiarato apertamente l’adesione ad alcuna corrente poetica - del periodo del Decadentismo italiano insieme a Gabriele D’Annunzio. Le più belle poesie del Pascoli vengono ancora imparate a memoria da tanti studenti che sono sempre attratti dalla sua poetica del fanciullino.
Le sue opere, scritte quasi tutte verso la fine dell’800 sono note soprattutto per quanto riguarda alcune poesie e per il saggio Il Fanciullino.
Quest’opera, divisa in venti capitoli, è emblema della sua poetica e del suo lavoro: Pascoli ha una concezione interiore e intima della poesia, che mira a valorizzare i particolari del quotidiano e l’infanzia in una dimensione quasi primitiva. Proprio da questo deriva la convinzione del poeta che ci sia un “fanciullino” che alberga in ognuno di noi, idea che gli permette di rivendicare per sé stesso il ruolo di “poeta vate” e di accentuare il valore consolatorio e civile della poesia.
Vediamo insieme una raccolta delle più belle poesie di Giovanni Pascoli.
Giovanni Pascoli: lista delle sue più belle poesie
Spiegato per sommi capi chi era Giovanni Pascoli e quali erano i temi a lui più cari, vediamo insieme una lista di poesie rappresentative di questo autore:
- “Novembre”, 1891: in origine il titolo di questa poesia era San Martino, un palese riferimento all’omonima poesia di Carducci dalla quale prende spunto. Nella poesia viene descritta l’estate di San Martino, quei giorni di novembre in cui si torna a un relativo tepore, quasi come a illudere che il gelo invernale non sia alle porte.
- “X agosto”, 1896: questa poesia fu scritta da Pascoli in onore del padre, morto assassinato il 10 agosto del 1867. Inserita prima ne Il Marzocco e poi nella sezione Elegie delle Myricae, questa poesia esprime appieno il concetto di nido nella mente dell’autore. Si tratta di un rifugio dai dolori della vita, sì, ma anche la ragione per cui l’autore non comunica con gli altri.
- “Il passero solitario”, 1986: anch’essa inserita nell’edizione di Myricae del 1897, questa poesia è sicuramente una delle più famose in assoluto dell’autore. Il testo narra di un passero solitario paragonato a una suora di clausura prigioniera in un convento.
- “Il gelsomino notturno”, 1903: questa poesia è stata scritta in occasione delle nozze di un caro amico del poeta. Ci sono immagini allusive al sesso e alla sessualità, vissuta da Pascoli in maniera ambivalente poiché egli si sentiva drammaticamente escluso da questo ambito della vita.
- “L’assiuolo”: sempre contenuta nella raccolta del 1897 Myricae, il titolo è ispirato a una specifica specie di uccello, l’assiolo. In questo componimento Giovanni Pascoli parla della notte, liberamente vista e raccontata come un intricato mondo ricco di misteriosi eventi sensoriali.
- Patria: anche questa poesia è presente nella raccolta Myricae. Non ci si deve lasciar trarre in inganno dal momento che questa non è una poesia patriottica, ma un componimento dedicato ai propri ricordi più intimi. In questa poesia Pascoli ricorda infatti la sua fanciullezza, la sua vita spensierata di ragazzo e i luoghi di quel periodo felice della sua esistenza.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le poesie più belle di Pascoli
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