Il 6 aprile 1912, il giorno della vigilia di Pasqua, si spegneva nella sua casa di Bologna, in via dell’Osservanza 2, il poeta Giovanni Pascoli.
La morte di Giovanni Pascoli
La causa ufficiale della morte, come riportato dal certificato, afferma che il decesso di Pascoli fu provocato da un tumore allo stomaco. Tuttavia è probabile che la certificazione sia stata falsata dalla sorella Maria, sua erede testamentaria e colei che accudì il poeta negli ultimi giorni di vita, con l’intento di eliminare qualsiasi particolare sconveniente e inopportuno dall’immagine dell’amato fratello.
La vera causa del decesso di Pascoli fu la cirrosi epatica, negli ultimi anni della sua vita il poeta infatti combatté contro la depressione e l’abuso di alcol che portò a un rapido deterioramento delle sue condizioni di salute.
Giovanni Pascoli, una delle voci poetiche più significative del Novecento italiano, si spense dunque nell’ombra e nel silenzio, divorato dai suoi stessi demoni. Non aveva ancora compiuto cinquantasette anni.
Da tempo i suoi pensieri, così come la sua produzione poetica, si erano incupiti e l’idea della morte vi compariva come un ritornello ossessivo.
Per l’occasione ricordiamo uno dei componimenti più esemplari della sua produzione poetica: Temporale.
Temporale di Giovanni Pascoli è una poesia contenuta nella terza edizione della raccolta Myricae (1894), nella sezione In campagna.
L’autore la scrisse nel 1892 e in essa ritornano molti temi chiave della sua poetica, come l’analisi dei fenomeni naturali, l’osservazione piena di stupore e di meraviglia del “fanciullino” e la centralità della percezione sensoriale.
Scopriamo testo, analisi e commento della poesia.
Temporale di Giovanni Pascoli: testo
Un bubbolìo lontano…
Rosseggia l’orizzonte,
come affocato, a mare:
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un’ala di gabbiano.
Temporale di Giovanni Pascoli: analisi
Il componimento si apre con un evocativo suono onomatopeico: il “bubbolìo”, un perfetto neologismo creato da Pascoli stesso per indicare l’eco lontano del tuono. L’allitterazione della consonante “b” sembra evocare nelle orecchie del lettore un suono che rimbomba e infine il poeta lascia un’atmosfera sospesa rimarcata dai tre puntini di sospensione.
Nella poesia di Pascoli tutto, dal sapiente uso delle parole alla punteggiatura, contribuisce nella riuscita dell’opera che si presenta al lettore come un concerto di suoni/immagini/sensazioni orchestrato dal perfetto uso di ogni strumento a disposizione.
Pascoli inaugura la sua ouverture colpendo l’orecchio del lettore con il “bubbolìo”, poi procede creando una suggestione visiva unica: “rosseggia l’orizzonte” dice, gettando una pennellata di rosso sulla sua tavolozza cui si aggiunge, un verso dopo, il “nero di pece” e, ancora, si mescolano le “nubi chiare”.
La poesia Il temporale diventa così una rappresentazione sinestetica: il cui l’autore punta a coinvolgere tutti i sensi del lettore spettatore in una manciata di appena sette versi. Si apre con il tuono, un rombo sordo, un rullo di tamburi che risuona nel vuoto come l’inizio di un concerto, cui seguono le pennellate di un pittore che sembra dipingere una tela romantica. È un pittore forsennato, però, che sembra obbedire alle forze occulte della natura: la rappresentazione del temporale segue quindi il suo rapido evolversi in una serie di sfumature cromatiche che richiamano un quadro impressionista.
Infine appare l’unico elemento umano che contraddistingue il paesaggio: un “casolare” che richiama l’idea del nido caro a Pascoli, cui si associa l’immagine del rifugio e della protezione.
L’immagine del casolare bianco viene paragonata per analogia all’ala di un gabbiano. Il finale della poesia suggerisce quindi un’idea di liberazione, uno spiraglio di luce. Sembra quasi di vedere il sereno al di là delle nubi, poiché l’ala del gabbiano è in grado di librarsi al di là della tempesta.
Il gabbiano, evocato dal simbolismo insito nella poesia, pare evocare un movimento d’aria che dissipa l’addensarsi delle nuvole che creano tempesta.
Temporale di Giovanni Pascoli: commento
Nel componimento possiamo cogliere la cifra stilistica del Pascoli poeta che collega le figure retoriche non tramite l’uso della similitudine “come”, ma per analogia. Nel finale, che appare rivelatore e inaspettato, l’autore collega due immagini che sono accomunate solo da una sfumatura cromatica: il bianco del casolare e il bianco dell’ala del gabbiano.
In soli due versi Pascoli è in grado di contrapporre all’oscurità e alle forze malvagie evocate nella prima parte del componimento - il rosso e il nero delle nubi che richiamano l’angoscia esistenziale - il bianco quasi accecante, candido e paradisiaco del casolare che offre rifugio e riparo e dell’ala del gabbiano, simbolo universale di libertà.
Giovanni Pascoli costruisce il suo Temporale su una rete di simboli e corrispondenze uniche proprie della poesia decadente. Il poeta interpreta il linguaggio nascosto nella natura: analizza la grammatica dei fenomeni naturali facendone interpretazione della vita.
Nel finale l’ala del gabbiano, evocata quasi a tradimento come una colomba che si libra dal cappello di un prestigiatore, richiama l’atto del volo come liberazione dalle sofferenze della vita.
Il temporale che dovrebbe essere una delle poesie più cupe della produzione pascoliana, è in realtà la più luminosa e liberatoria. Nella conclusione il poeta sembra suggerirci una liberazione, una via di fuga: il componimento si apre con un tuono che tutto scompiglia, che fa tremare i polsi, ma si conclude con la prospettiva di un volo liberatorio e un bagliore bianco che sovrasta l’oscurità.
Potremmo leggere Temporale come una poesia-presagio: la tempesta improvvisa evocata da Pascoli sottintende una condizione esistenziale, diventa metafora della vita stessa. Tramite le immagini che si rincorrono come diapositive in rapida successione Pascoli sembra evocare lo scompiglio, l’azione e l’angoscia che caratterizzano l’esistenza nel rapido rincorrersi dei giorni, ma nel finale viene suggerita anche un’immagine rasserenante di conforto e di quiete data dal “nido”.
Il casolare e il gabbiano si possono associare direttamente alla condizione umana che possiede gli strumenti per rifugiarsi dalla tempesta della vita e la speranza necessaria per librarsi al di sopra di ogni rovina e miseria causata dal Male.
Temporale di Giovanni Pascoli: figure retoriche
- Onomatopea e allitterazione: Il bubbolare genericamente inteso come brontolare è associato dal poeta al borbottio del temporale lontano con un neologismo “bubbolìo” rafforzato dalla ripetizione della vocale “o” e della consonante “b”.
- Anastrofe: “Rosseggia l’orizzonte”, il poeta inverte l’ordine naturale della frase.
- Metafore: “Stracci di nubi chiare”; “nero di pece”; le nuvole sfilacciate sono stracci, mentre la pece viene utilizzata per evocare una sfumatura ancora più oscura.
- Similitudine: “Rosseggia l’orizzonte/ come affocato”, l’orizzonte viene associato dal poeta a un fuoco, si accende e si sviluppa come un incendio.
- Analogia: “Un casolare/un’ala di gabbiano”, il poeta associa due immagini tra loro distanti per accostamento diretto. L’analogia ha una forte valenza simbolica come abbiamo visto nell’analisi del componimento.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Temporale” di Giovanni Pascoli: analisi di una poesia-presagio
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