Ricorre oggi l’anniversario di morte del poeta e accademico Giovanni Pascoli, che in questo giorno di 106 anni fa moriva nella sua casa di Bologna. Giovanni Pascoli è uno dei più noti poeti italiani e le sue opere, prodotte per lo più verso la fine dell’Ottocento, sono di grande rilevanza tutt’oggi. Insieme a Gabriele D’Annunzio, Pascoli è il maggior poeta decadente del panorama italiano.
La grande proletaria s’è mossa, Minerva oscura e La mirabile visione sono soltanto alcune delle opere in prosa più note di Giovanni Pascoli, che viene però maggiormente ricordato per aver scritto il saggio Il fanciullino e per la sua produzione poetica.
Il Fanciullino è un’opera di Giovanni Pascoli divisa in 20 capitoli, pubblicata per la prima volta nel 1897 sulla rivista fiorentina Marzocco. La sua versione più nota è quella contenuta nella raccolta Pensieri e discorsi.
Giovanni Pascoli: opere e produzione poetica
La produzione poetica di Giovanni Pascoli è molto vasta: tra le sue raccolte poetiche ricordiamo la prima, Myricae, del 1891, i Poemetti del 1897 e i Canti di Castelvecchio del 1903. Queste opere sono caratterizzate da paesaggi campestri, memorie personali e suggestive visioni.
Ma Pascoli fu un autore in cui convivevano una forte tensione alla vecchia tradizione classicista e al contempo una grande spinta verso le nuove tematiche decadenti. I Poemi Conviviali del 1904 e i Carmina in latino prodotti dal 1891 al 1912 ne sono una testimonianza. Tra le ultime raccolte ricordiamo Odi e Inni del 1906, i Poemi Italici del 1911, e i Poemi del Risorgimento pubblicati postumi nel 1913.
Giovanni Pascoli e la poetica del Fanciullino
La poetica di Giovanni Pascoli è apparentemente semplice, ma l’autore di serve di complesse figure retoriche; la metrica, così come la sintattica, risulta innovativa.
Nel suo saggio intitolato Il fanciullino Giovanni Pascoli esprime approfonditamente il suo pensiero sulla poesia. In un’introspezione lirica dell’io creativo più profondo, Pascoli esplora e analizza il cuore stesso dell’animo umano.
Nel poeta vive un fanciullino, una creatura ancora pura, sensibile, vitale, non incatenata dai meccanismi della razionalità. Per questa sua naturalezza nell’essere, il fanciullino entra in contatto col mondo attraverso l’immaginazione, l’intuizione, e può dunque conoscere il mondo che lo circonda in modo autentico, genuino.
È dai sogni, dalle esperienze e dalla voce del fanciullino che è dentro il poeta che nasce la poesia, la quale si esprime con un linguaggio tutto suo, che trasmette emozioni universali, simboli e immagini potenti.
Lo scopo della poesia non è quello educativo o divulgativo; la poesia mette in comunione, in comunicazione, gli esseri umani, che si parlano e si riconoscono tramite la voce interiore del fanciullino.
Ecco che il poeta, tramite la poesia, risveglia il fanciullino negli uomini.
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