Stivali di velluto. Un cold case per Giulia Vella
- Autore: Giuseppina Torregrossa
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2024
Stivali di velluto. Un “cold case” per Giulia Vella (Rizzoli 2024, Collana “Novelle Nere”, pp. 160) è il nuovo romanzo della scrittrice siciliana Giuseppina Torregrossa, che è nata a Palermo ma vive tra la Sicilia e Roma, dove ha lavorato più di vent’anni come ginecologa.
È stata già autrice di Cortile nostalgia, Il figlio maschio, La Santuzza è una rosa e di Panza e prisenza, Al contrario, Il basilico di Palazzo Galletti, Il sanguinaccio dell’Immacolata dedicati alla figura del commissario Maria Teresa Pajno, detta “Marò”, del Commissariato del quartiere Politeama di Palermo.
I cosiddetti “cold case” sono quei delitti irrisolti, il cui assassino viene assicurato alla giustizia solo molti anni dopo che è stato commesso grazie alla sagacia e all’intuito di un poliziotto. Ed è proprio un delitto irrisolto al centro del nuovo romanzo di Giuseppina Torregrossa, ambientato nella sua splendida Palermo, sempre meravigliosamente e vividamente descritta.
La scrittrice siciliana presenta ai suoi affezionati lettori una nuova figura femminile, l’ispettrice di polizia Giulia Vella, profiler, specializzata nella ricerca di serial killer.
“Tu, guarda chi c’è, la Milanesa”.
Da qualche mese Giulia prestava servizio presso la Squadra Mobile di Palermo, nella sezione Delitti irrisolti (UDI). L’aveva chiesta lei, quella sede, il miglior trampolino di lancio per una poliziotta ambiziosa.
Anche se dopo pochi giorni si era resa conto di essere finita in una specie di cimitero per elefanti, ad archiviare documenti. La rabbia che l’affliggeva fin da ragazzina e che Giulia era riuscita a tenere sotto controllo con lo sport, era di nuovo affiorata, trasformandola nella persona più antipatica della Polizia di Stato. Alla Squadra Mobile di Palermo Giulia si era fatta la fama di raccomandata, (veniva soprannominata “la Milanesa”) perché aveva chiesto al padre di essere trasferita dal Nord, da Milano, al Sud, a Palermo.
Tutto questo perché per Giulia si era rivelato essere un vero trauma aver scoperto casualmente di essere stata adottata. Per metterla alla prova, il Vicequestore Improta aveva affidato all’ispettrice un vecchio delitto rimasto senza colpevole risalente al maggio del 1977. Il direttore di una sede periferica delle Poste, Ermanno Mazza, era stato trovato morto, in una pozza di sangue, nel suo ufficio. Dell’arma del delitto non c’era traccia, ma dalla cassaforte mancavano dieci milioni di lire.
Il consueto delitto di mafia?
A quasi cinquant’anni di distanza, la profiler Giulia Vella con ostinazione e tenacia, avrebbe risolto un caso solo apparentemente insoluto, imparando a conoscere Palermo e i suoi abitanti, innamorandosi di una città fascinosa e ammaliante, grazie anche all’incontro fatale con un bellissimo agente.
“Il mercato era un concentrato di colori. Il rosso delle fragole e dei pomodori, il verde delle fave, dei piselli, della lattuga; l’arancio per la papaya, il viola per le melanzane”.
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