Cortile nostalgia
- Autore: Giuseppina Torregrossa
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2017
“Cortile nostalgia” (Rizzoli, 2017) è il nuovo romanzo della scrittrice palermitana, che vive tra la Sicilia e Roma, Giuseppina Torregrossa, già autrice de “L’assaggiatrice” (2007) “Il conto delle minne” (2009), “Manna e miele, ferro e fuoco” (2011), “Panza e prisenza” (2013) e “La miscela segreta di casa Olivares” (2014).
Mario Mancuso era nato a piazzetta delle Sette Fate in una casa a due piani con un piccolo giardino, opposta alla chiesa di Santa Chiara e sita nel cuore del quartiere palermitano dell’Albergheria, un quartiere “vuciazzaro”. Il piccolo, rimasto orfano all’età di tre anni, non aveva alcun ricordo dei genitori, di lui si occupava zia Ninetta l’unica della famiglia sopravvissuta al bombardamento del ’43, sorvegliata dallo sguardo vigile di padre Gaetano. Il parroco dell’Albergheria non si fidava di questa “fimmina” appassionata e lunatica che era solita atteggiarsi a diva del cinematografo e che ancheggiava provocante sui tacchi lanciando sguardi penetranti come fossero coltelli. Infatti, quando Mario, fisico delicato, magro e incarnato pallido compì tredici anni, Ninetta sparì all’improvviso senza una parola di spiegazione. Mario rimasto solo “in quella casa più vuota delle sue tasche”, aveva abbandonato subito la scuola per girare senza meta per tutto il giorno. Inoltre il ragazzo aveva iniziato a frequentare due bulletti Aranciu Pilusu e Taccitedda, insieme con i quali si divertiva a vagabondare tra case abbandonate e luoghi sconosciuti. Considerato che all’Albergheria l’infanzia durava poco, già a quindici anni si era uomini fatti e finiti. Mario e i suoi amici si trovarono presto di fronte a un bivio: sbirro o mafioso. Aranciu Pilusu e Taccitedda si misero al servizio del potente Don Ciccio Rizzo e cominciarono a smerciare sigarette di contrabbando. Mario, invece, scelse di fare il carabiniere giacché
“un’altra vita è possibile”.
Per raggiungere il suo obiettivo, il ragazzo doveva ottenere il diploma di terza media, per questo si accordò con Pietro Scuderi, detto ’u Prufissure, dalla cui finestra dello studio si potevano imparare i cosiddetti “fatti della vita”. Nello stesso momento a piazzetta Meschita, nel cuore della Giudecca, Melina Scimeca, una ragazza bella e infelice, sognava di rendersi economicamente indipendente dal padre, uomo meschino e avaro. Ma terminata la scuola dell’obbligo, Melina era rimasta a fare la “fimmina” di casa senza alcuna prospettiva se non il matrimonio. Il destino le era venuto incontro una mattina di marzo quando la madre l’aveva mandata a fare la spesa al mercato di Ballarò. Qui la giovane era stata notata da Mario, il quale, già al secondo incontro, aveva chiesto a Melina di diventare sua moglie. Forse un
“amore nato al primo sguardo era una follia”, ma “chi ha sete si tuffa nella prima fontana che trova”.
La cerimonia nuziale si era svolta poche ore prima della partenza di Mario per il Continente, a Roma, dove era stato assegnato come carabiniere semplice. Una tenera nostalgia legava i giovani sposi, la cui lontananza era in parte colmata dal desiderio reciproco ancora da soddisfare.
“Matrimonio celebrato e non consumato”.
In questo romanzo corale Giuseppina Torregrossa si conferma abile tessitrice di storie coinvolgenti popolate di personaggi appassionanti, come Mamma Africa. In quegli anni, nel mandamento dell’Albergheria, cominciarono ad arrivare alla spicciolata stranieri dall’Africa e dal Bangladesh.
“Melina non s’impensierì per quei musi neri, che si aggiravano disorientati nel quartiere. La tolleranza era una virtù cardine insieme alla solidarietà e alla riservatezza”.
La Palermo colorata e vivida che descrive Torregrossa assomiglia ai dipinti di Guttuso, così reale e carnale, dove i mercati, la Vucciria, il Capo o quello di Ballarò, rappresentano un pezzo dell’anima di questa straordinaria città, ricca di più culture.
“La sera avanzava a grandi passi, l’aria si riempiva del fumo dei comignoli, di aromi, speranze, rimpianti, ricordi”.
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