Il figlio maschio
- Autore: Giuseppina Torregrossa
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2015
Il figlio maschio (Rizzoli, 2015) è il nuovo romanzo della scrittrice siciliana Giuseppina Torregrossa, già autrice del celebre Il conto delle minne (2009), nata a Palermo, vive tra la Sicilia e Roma, dove ha lavorato per più di vent’anni come ginecologa presso la clinica ostetrica dell’Università di Roma – Policlinico Umberto I.
La trama - Sommatino, agosto 1924.
“Concetta spazzolò energicamente i suoi capelli fitti, li tirò con forza come se volesse strapparli, constatò che tra le dita non le era rimasto neanche un pelo e sorrise compiaciuta”.
Con il passare degli anni, la chioma di Concetta Ciuni non si era diradata né imbiancata, quindi a quarant’anni la donna poteva considerarsi soddisfatta, oltre ai capelli possedeva un corpo piccolo sodo e compatto, braccia tornite e gambe muscolose. Se non fosse stato per i due solchi profondi ai lati della bocca e per i capezzoli scuriti e allungati dai numerosi allattamenti, si sarebbe potuto dire che Concetta era la stessa di sempre. Suo marito Don Turiddu Ciuni, Turi, la amava ancora con “l’ardore della giovinezza”, del resto Concetta aveva sempre assolto con entusiasmo ai suoi doveri coniugali e dalla passione che aveva reso schiavi l’uno dell’altra i coniugi erano nati ben dodici figli. Tutti figli bravi ora diventati grandi: Teresa, la primogenita si era sposata con “un semplice putiaro”, due figlie femmine avevano deciso di prendere il velo e di rinchiudersi in convento, le altre erano andate spose con risultati più o meno positivi. I maschi, invece, tutto il contrario: Salvatore, “mischino”, era morto in tenera età mentre il suo omonimo, nato dopo, aveva fatto carriera come professore a Napoli; Vincenzo e Nicola, “indomiti guerrieri”, avevano cercato fortuna in America e ogni mese spedivano alla madre un po’ di quattrini per aiutarla. A casa erano rimasti Concettina, dal carattere spigoloso e dalle forme abbondanti, completamente succube dei fratelli; Angelino, malaticcio quasi infermo che se ne stava sempre a letto anche quando doveva mangiare; Filippo, cuore di mamma, il cui avvenire dava qualche preoccupazione a Concetta. Turi era deciso a condurre il figlio, così bello e intelligente, in campagna a lavorare la terra. Come immaginare le mani bianche e delicate di Filippo reggere la zappa? Quelle erano mani fatte per tenere una penna in mano, di questo era convinta Concetta. Padre e figlio erano completamente diversi l’uno dall’altro: Turiddu, “morbido e suadente nell’intimo”, era spigoloso nei rapporti con il mondo e diffidente verso tutte le novità. Socialista da generazioni, Turi aveva cominciato a lavorare fin da piccolo, perché la sua famiglia era troppo povera per farlo studiare, e forse per questo Ciuni odiava chi aveva frequentato la scuola. Filippo, al contrario, era un vero intellettuale, amava la poesia e la letteratura, e si divertiva a mettere in difficoltà il padre citando a memoria versi di qualunque tipo. Luogo di scontro era soprattutto il momento del pranzo.
“Abbandonare la terra e far morire le piante: roba da pazzi! No, non gliel’avrebbe permesso di andarsene”.
Eppure quel figlio maschio così diverso dagli altri, “uomo ambizioso”, partito dalla provincia di Caltanissetta avrebbe aperto nel 1924 a Palermo dapprima una piccola libreria a Piazza Bologni e nel 1927 la Libreria Ciuni di fronte al Teatro Massimo. Libreria che sarebbe diventata in breve tempo, grazie all’apporto di eccezionali collaboratori, tra i quali la sorella di Filippo, Concettina, il cugino Salvatore Sciascia e Giovan Battista Palumbo, punto di riferimento dell’intellighènzia e della borghesia palermitana. “Eccola lì la libreria!”.
Nel romanzo dedicato “A Fabio e Marcello, che esistono, che resistono”, l’autrice delinea con stile innato una grande saga familiare che comprende un intero secolo e che ha la terra di Sicilia quale splendida cornice di un quadro perfetto. Quanto mai significativo l’esergo di un romanzo nel cui palcoscenico si muovono personaggi autentici eredi della migliore tradizione letteraria siciliana.
“Noi siamo quel che facciamo. Le intenzioni, specialmente se buone, e i rimorsi, specialmente se giusti, ognuno, dentro di sé, può giocarseli come vuole, fino alla disgregazione, alla follia. Ma un fatto è un fatto, non ha contraddizioni, non ha ambiguità, non contiene il diverso e il contrario”. Candido ovvero Un sogno fatto in Sicilia (1990), Leonardo Sciascia.
Il figlio maschio
Amazon.it: 7,99 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il figlio maschio
Lascia il tuo commento