Panza e prisenza
- Autore: Giuseppina Torregrossa
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2012
“Panza e prisenza”, il nuovo romanzo della scrittrice siciliana Giuseppina Torregrossa, è un giallo ambientato a Palermo durante un’estate rovente con il sole che picchia implacabile per tutto il giorno e “al tramonto l’umidità del mare cala sulla città come rugiada”.
Il principe del foro Ruggero Maddaloni (“uomo di gusti semplici”) viene ucciso davanti al Palazzo di Giustizia dopo aver terminato la sua ultima arringa che “aveva consumato tutte le sue energie”. Un altro omicidio eccellente “O tempora! O mores!” la cui notizia appena “il sangue cominciò a lambire le macchine posteggiate lungo la carreggiata”, attraversa la città di bocca in bocca grazie agli informatori. “Palermo è una fitta rete di suoni”. La moglie di Maddaloni apprende della morte del marito poco dopo mentre “la minestra aveva cominciato già a scuocersi nella zuppiera, regalo di nozze della zia Santina”. Il vicequestore aggiunto Maria Teresa Pajno detta Marò del Commissariato dell’“elegante quartiere Politeama” viene incaricata di far luce sull’“efferato omicidio”. Il questore di Palermo Lobianco e il sostituto commissario Rosario Sasà D’Alessandro dal “carattere spigoloso e fumantino” aiutano la collega alla sua prima indagine importante.
“C’era stato un morto ammazzato, spettava a lei assicurare l’assassino alla giustizia”.
I tre poliziotti sono legati da una profonda amicizia nata durante i primi anni di servizio in Aspromonte. Lobianco e Sasà, affetto da “rinocongiuntivite vasomotoria” si commuove quando “prova uno stimolo sensoriale particolarmente forte”, sono attratti da Marò “a entrambi piaceva lo stesso tipo di femmina tutta minne e culo”. Anche la formosa e mediterranea commissaria prova attrazione per i due uomini ma per non ferirli non si concede a nessuno dei due.
Il triangolo amoroso aggiunge un pizzico di erotismo a una storia ben caratterizzata, come scenario Palermo che odora di fragranze orientali provenienti dal mercato di Ballarò. Marò “dalle grandi minne e dai fianchi sinuosi” è un’ottima cuoca, la sua bulimia gastronomica le fa cucinare delizie tutte da gustare descritte in sette ricette presenti nel libro.
“Ti saluto Sasà ma questa sera ti aspetto per cena... ”.
“E che ti porto, Marò?”.
"Niente Sasà, panza e prisenza”
per dire porta te stesso e il tuo appetito. Gli inviti a pranzo proseguono e nello stesso tempo avanzano le indagini della commissaria, ostacolate dal ventre molle del potere cieco e misogino palermitano.
Giuseppina Torregrossa, che ha lavorato vent’anni come ginecologa, non ama definirsi scrittrice (“io racconto storie, quello sì mi piace”) forse ripensando ai cunti siciliani, tradizione orale del racconto intorno al focolare. Dopo il caso letterario de Il conto delle minne con protagonista la fiera e ironica Agatina e dopo Manna e miele, terra e fuoco che descrive il percorso di autocoscienza di Romilda bella figlia del mannaluoro di Gangi, “Panza e prisenza” conferma il suo talento innato e la sua sensibilità.
La Sicilia raccontata da Giuseppina Torregrossa è ricca di contraddizioni, multietnica, arricchita dalle tante dominazioni che nel corso dei secoli hanno fatto di questa terra un mosaico originale e unico al mondo.
“Ogni delitto è per la società una ferita, perché cicatrizzi c’è bisogno di catturare il colpevole”
riflette Marò. Ma in terra di Trinacria dove i grandi letterati siciliani ci hanno insegnato che nulla è come sembra, il più delle volte non si può fare giustizia, “al massimo un po’ d’ordine”.
Panza e prisenza
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