Pastorale americana
- Autore: Philip Roth
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
“Pastorale americana” di Philip Roth è il romanzo per il quale l’autore ha ricevuto il premio Pulitzer nel 1998. Si tratta di un’opera che si fa complessa quando le vicende dei singoli personaggi si intrecciano con quelle di altri e con eventi che hanno fatto storia negli Stati Uniti d’America nel periodo che va dagli anni Cinquanta ai Settanta circa.
Nel libro si narra del “sogno americano” inteso come affermazione del singolo o della famiglia a livello economico e sociale, ma, soprattutto, dell’infrangersi di esso e si analizzano, pagina dopo pagina, eventi e personaggi che hanno portato a tutto ciò. Protagonista del romanzo, raccontato dallo stesso Roth attraverso le parole dello scrittore Nathan Zuckerman, è Seymour Levov, detto “lo svedese” che, al tempo della scuola, aveva studiato con Zuckerman stesso. Il giovane Levov è un ragazzo da definirsi “quasi perfetto”: bello, atletico, di buone maniere e con un futuro che gli si prospetta più che roseo. Di ricca famiglia, lo svedese sposa, come da copione, una donna bellissima, l’ex Miss New Jersey.
Cosa desiderare ancora? Eppure, come prende atto lo stesso Zuckerman dallo svedese contattato decine di anni dopo l’inizio della loro amicizia, il futuro è sempre un’incognita. E’ lo scrittore, quindi, a raccontare la storia di quest’uomo la cui vita finisce prematuramente poiché la sorte lo soverchia. Lo svedese è il simbolo dell’ebreo americano più che benestante che riceve dal padre, in eredità, un’industria di produzione di guanti: essa, come tutto ciò che appartiene alla famiglia Levov, risulta inimitabile. Lo dimostrano le descrizioni accurate della fabbricazione, la scelta dei pellami, le cuciture. Eppure, in questa macchina perfetta che pare la famiglia dello svedese, qualcosa s’inceppa.
I fatti tragici hanno inizio quando Merry, l’adorata figlia di Seymour, comincia a crescere. E’ una bambina deliziosa che ha preso le fattezze della mamma e del papà ma fatica ad esprimersi poiché balbetta. Il padre, per lei, sceglie i medici e i foniatri migliori ma non capisce che la vera difficoltà della figlia è quella di stare al passo con una famiglia inappuntabile. La balbuzie è il primo segno di ribellione alla perfezione. Merry, infatti, non si rivela docile e desiderosa di seguire le orme di famiglia, anzi, diventa un’adolescente pronta a discutere e a contestare. Lo svedese nutre per la figlia un amore addirittura eccessivo, al di là di quello paterno, con una sfumatura incestuosa ma forse solo frutto di quel “non risparmiarsi” anche e non solo come padre che è la caratteristica del protagonista. Quella figlia troppo adorata, si rivela, nel tempo, una spietata terrorista che distrugge, uccide. Lo fa con estranei ma anche con il padre che sarà vittima degli accadimenti. Ecco gli attentati in cui muoiono quattro persone: sono quasi un ossimoro perché fatti a scopo pacifista contro la guerra del Vietnam. Ora tutto cambia: la figlia fugge ma lo svedese non si rassegna e la cerca con ostinata disperazione.
Per ultimo ha luogo la cena a casa di Seymour: è la scena che rappresenta la società di quegli anni con l’apoteosi del perbenismo di facciata e la descrizione di una realtà ormai vuota, banale, fatta di superficialità e tradimenti. A nulla sono valsi gli sforzi di Seymour. L’immagine di una famiglia in perfetta armonia è ormai cancellata.
Rimane l’ultimo pensiero:
“Ma cos’ha la loro vita che non va? Cosa c’è di meno riprovevole della vita dei Levov?”.
Pastorale americana
Amazon.it: 8,80 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Pastorale americana
Lascia il tuo commento
Philip Roth, PASTORALE AMERICANA.
Con scrittura tagliente e occhio critico, l’autore descrive il mito americano appartenuto a intere generazioni di uomini che hanno creduto nella possibilità dall’affermazione individuale, del raggiungimento del benessere, del successo sociale e familiare attraverso il lavoro e l’impegno, nella convinzione di vivere nel Paese dell’accoglienza e delle opportunità per tutti; più nello specifico descrive la vita lunga tre generazioni di ebrei immigrati che hanno creduto in quel mito fino in fondo facendone motivo di soddisfazione e di orgoglio, felici di essere parte della grande America dei diritti, ricca e moralmente ineccepibile. Lo Svedese e la sua famiglia incarnano questo mito e conducono una vita senza scossoni, con tanto lavoro e tanta fiducia nel futuro. Lo svedese, un giovane uomo che incarna alla perfezione il mito del giovane di successo: è bello, bellissimo, di ottima famiglia, ricco, intraprendente, ammirato da tutti ( come ci aspetta da una giovane di buona famiglia ); giovanissimo si sposa con un bellissima donna( come da manuale) , rileva la ditta di famiglia e si dedica anima e corpo alla costruzione del suo futuro, prototipo della vita perfetta. Eppure qualche cosa alla fine si inceppa, il sogno si trasforma in un incubo a causa della figlia adolescente ribelle, inquieta e controcorrente, animata da spirito pacifista che si impegna contro la guerra del Vietnam e finisce in un tunnel senza uscita. Lo Svedese non si rassegna a perderla e ad assistere al fallimento del suo mito ma è costretto, attraverso una lunga e penosa indagine introspettiva, a rivedere il suo sogno e le sue certezze, a svelare un’America ricca di contraddizioni e ingiustizie: la guerra del Vietnam che divide il Paese, la contestazione giovanile, la rivolta delle comunità nera che chiede integrazione e diritti. In questo romanzo l’autore ci propone una acuta e spietata analisi sociologica dell’America evidenziandone I lati oscuri, fatti di perbenismo, ipocrisia…