

La casa editrice Adelphi pubblica con il titolo Portnoy il romanzo che dette fama al giovanissimo scrittore americano Philip Roth con il titolo di Portnoy’s complaint nel 1967: fama dovuta soprattutto allo scandalo letterario per il contenuto decisamente esplicito dal punto di vista sessuale che in quegli anni fu veramente una bomba.
Ora la nuova edizione, curata da Matteo Codignola, che fa seguire al romanzo un breve saggio dal titolo Hello darkness, spiega molto del libro, delle intenzioni dell’autore, della polemica letteraria che nacque intorno a Roth e al suo scandaloso romanzo.
“Portnoy”: i rapporti madre-figlio e l’ossessione per il sesso


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Riletto oggi, il libro si presenta molto meno hard di come fu letto, mentre è particolarmente piacevole la lettura della prima parte del libro, quella incentrata su rapporto con la mame ebrea, Sophie, il personaggio più riuscito del racconto: il dialogo tra madre e figlio, lo scontro feroce, l’ironia potente fanno in modo che i dialoghi che il bambino, Alexander, che cresce man mano con le ossessioni che la famiglia impone, diventino nella sua testa i nodi inestricabili che lo costringono alle sedute con lo psicoterapeuta, sedute che diventano il pretesto narrativo del romanzo.
Il rapporto ossessivo con la madre è evidentemente il grumo irrisolto che conduce Alexander all’ossessione nei confronti del sesso, della propria idea fissa che lo porta a vedere le donne come contenitori, buchi a cui rivolgere la sua inesausta fame di toccare, penetrare, palpeggiare...
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“Portnoy”: l’ebreo che non si riconosce come tale
L’ultima parte del romanzo, quella che vede il nostro protagonista raggiungere Israele, è molto interessante, soprattutto alla luce di quanto sta avvenendo oggi in quelle terre contese con il popolo palestinese. L’ebreo che non si riconosce come tale, ma viene visto come cittadino americano, è un punto di vista originale che ci fa riflettere molto attentamente sul rapporto che intercorre tra i milioni di ebrei americani e gli abitanti della terra di Israele, su cui Philip Roth aveva ragionato negli anni sessanta.
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Matteo Codignola: Roth, Allen e gli States dell’epoca
Quanto alle intuizioni di Matteo Codignola, sono interessanti le ricostruzioni della vita reale di Roth e delle implicazioni di buona parte della sua biografia all’interno nel romanzo, a partire dalle prime esperienze sessuali nel capitolo intitolato “Pippe”, esilarante e costruito con grande maestria, e pieno di implicazioni sociali, rituali, intellettuali: sentire la voce del primo Roth infatti fa sentire anche quella notissima di Woody Allen, che ci è arrivata con i suoi film famosi in anni ormai lontani.
La vita nella provincia americana, la Newark, New Jersey, degli anni quaranta, e poi la New York libera e scintillante dei Sessanta, ci disegnano un quadro interessante della vita di un grande intellettuale ebreo, sconcezze, parolacce e sessualità talvolta troppo esplicita incluse. Lo psicanalista, i genitori, le amanti occasionali, la sorella Hannah, le compagne di scuola gentili, le famiglie amiche, un coro che circonda il giovane ebreo ateo, il “Commissario alle pari opportunità” pieno di contraddizioni, di ripensamenti sulla propria identità e vocazione fanno di questo libro famoso un vero “apripista” nella letteratura americana contemporanea.

Recensione del libro
Lamento di Portnoy
di Philip Roth
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Portnoy”, il libro-scandalo di Philip Roth riedito da Adelphi
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