L’innocente
- Autore: Gabriele D’Annunzio
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
È di fresca ristampa il romanzo L’innocente di Gabriele d’Annunzio (Liberamente editore, pp. 276, 2024), così attuale nello sviscerare i risvolti più segreti e conturbanti del rapporto uomo donna.
Era piaciuto a Marcel Proust oltre due secoli fa, uscito nel 1892 (gli artisti sono antesignani del futuro), per la gran parte del testo dedicata alla "reverie". Né va scordato il bellissimo film di Visconti ispirato dal romanzo (1976), con Laura Antonelli protagonista.
Le tematiche dannunziane del piacere come permissività e antidoto alla morte (molto freudiano), il sentimento della morte, l’estetismo e la bellezza fortemente vitale e rigenerante ci sono tutte, portate alla loro perfezione, con una prosa cesellata e raffinata capace di conquistare e persuadere, coinvolgere, far meditare. In più, l’elemento della colpa, nata dalla gelosia, quello dell’autoanalisi, precedente a Freud, del ravvedimento e dell’espiazione di un delitto perché il destino non sorvola, costituiscono il tema forte della trama. L’elemento morale collettivo, nonostante il superomismo invidualista del Nostro, predomina su ogni altro aspetto contenutistico.
Ne fa fede l’incipit che d’Annunzio pone, il quale non lascia dubbi data la sua chiarezza:
"Andare davanti al giudice, dirgli: “Ho commesso un delitto. Quella povera creatura non sarebbe morta se io non l’avessi uccisa. Io Tullio Hermil, io stesso l’ho uccisa. Ho premeditato l’assassinio, nella mia casa. L’ho compiuto con una perfetta lucidità di conscienza, esattamente, nella massima sicurezza. Poi ho seguitato a vivere col mio segreto nella mia casa, un anno intero, fino ad oggi. Oggi è l’anniversario. Eccomi nelle vostremani. Ascoltatemi. Giudicatemi”. Posso andare davanti al giudice, posso parlargli così?
Non posso né voglio. La giustizia degli uomini non mi tocca. Nessun tribunale della terra saprebbe giudicarmi.
Eppure bisogna che io mi accusi, che io mi confessi. Bisogna che io riveli il mio segreto a qualcuno.
A CHI?”
Siamo di fronte a un assassino. Occorrono sincerità e coraggio per confessarsi tale. La vittima è un bambino, lasciato morire da Tullio Hermil per vendicare il tradimento della moglie Giuliana, splendida icona di femminilità dolce e sofferente.
Anche Giuliana acconsente alla turpitudine, pur di recuperare l’amore in pericolo del marito.
Non femminicidio dunque, secondo la tragica prassi attuale, ma ricerca di un capro espiatorio su cui caricare la frustrazione, l’umiliazione maritale con crudeltà e cinismo, secondo la doppia morale del "macho": al maschio è concesso tradire, alla donna no.
Hermil è uno sciupafemmine seriale, ma gli diventa insopportabile essere stato surclassato da un rivale, anche se momentaneamente.
L’evolversi della vicenda pone interrogativi decisivi: possiamo essere assolti dopo aver commesso un delitto orrendo, proprio perché commesso su un innocente incolpevole? Assolti senza passare attraverso le forche caudine della Legge? Se sì, discende che l’inferno eterno non esiste; se no, esiste. D’Annunzio fornisce magistralmente la sua versione, con ampie citazioni da Tolstoj, in armonia con la rinascita primaverile della natura, i profumi intensissimi di lillà, rose, giaggioli, il lirismo estetico perfetto, di cui si gode anche in frammenti.
Il romanzo trasuda vitalismo e gioia di vivere, nonostante il male insito e radicato ovunque. Il male cede il passo alla bellezza, specchio della verità.
Verità occultata ma diventa pregiudiziale per la ricostruzione del rapporto matrimoniale. Che cosa non può celarsi come lordura, nascosta sotto il tappeto del perbenismo borghese...
Lo scrittore inventa un male incurabile mortale da caricare sul rivale. Anche qui si nota una sottile vendetta, nemesi compiuta dal destino, a cui d’Annunzio soggiace.
L'innocente: (Edizione integrale)
Amazon.it: 6,80 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’innocente
Lascia il tuo commento