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Invito a una decapitazione di Vladimir Nabokov

Cincinnatus C. è condannato a morte. Sarà decapitato. Quando? L’esecuzione è imminente, ma qualcuno se ne fa beffe e la rimanda a una data indefinita.
Il capo di imputazione è insolito, ma per gli abitanti trasparenti di una realtà vacua si tratta di un crimine sordido e meschino, inconcepibile: la turpitudine gnostica.

Martina Vecchi
Martina Vecchi Pubblicato il 07-06-2011

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Invito a una decapitazione

Invito a una decapitazione

  • Autore: Vladimir Nabokov
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Adelphi
  • Anno di pubblicazione: 2004

«Che cosa c’è che non va, Cincinnatus?»

Qualcosa c’è ed è normalità o perversione, dipende dalla realtà di riferimento.
Cincinnatus C. è condannato a morte. Sarà decapitato. Quando? L’esecuzione è imminente, ma qualcuno se ne fa beffe e la rimanda a una data indefinita.
Il capo di imputazione è insolito, ma per gli abitanti trasparenti di una realtà vacua si tratta di un crimine sordido e meschino, inconcepibile: la turpitudine gnostica.
La colpa di Cincinnatus C. è di essere opaco, di avere uno spessore. È un individuo problematico, come possiamo esserlo tutti, o almeno tutti noi che viviamo in una realtà umana, praticabile.

Immaginiamo una società distopica, una realtà post-umana in cui l’indagine psicoanalitica abbia avuto il sopravvento arrivando a scandagliare ogni più recondita fibra dell’animo umano per portare in superficie tutto.
Immaginiamo una massa di individui trasparenti, svuotati, spersonalizzati, snaturati; un appiattimento e un livellamento generali.
Una società in cui gli uomini siano intercambiabili, i nomi una pura convenzione, ci si chiami Roman, Rodrig o Rodion. Un mondo in cui si possano scambiare identità, barba, capelli.
Un’umanità seriale.
Che vita avrebbe qui l’ultimo essere umano? Non sarebbe un criminale, un eresiarca?

Cincinnatus è un individuo chiaroscurale, presenta zone d’ombra che nemmeno lui stesso riesce a definire, eppure sa perfettamente che esiste un mondo adatto a lui, una realtà altra rispetto alla società di spettri in cui si ritrova catapultato e da cui deve assolutamente scappare. Ma come fare? La querula petulanza dei manichini lo indebolisce. Sarà l’aiuto di Emmie a salvarlo? L’intrigante eppure ingenua bambina- ginnasta dalla grazia animalesca, quasi una Lolita nella sua ambiguità? E cosa dire di monsieur Pierre, tanto simile all’Omino di Burro di pinocchiesca memoria, della sua calcolata dolcezza? Non è forse il boia, il falso confidente, l’infido esecutore? L’intermittenza tra l’uomo e la sua ombra, il cordone ombelicale di pensieri che conduce al mondo vero, Cincinnatus deve ritrovare la strada.
Lo scenario di quel mondo fittizio crollerà, la messa in scena si rivelerà per quello che è. O forse no. Forse Cincinnatus sarà libero di andare. Verso una realtà colorata, multiforme, fatta di immagini vivide e calde, di forme rotonde.

Un romanzo onirico, firmato dalla maestria di chi può permettersi di prendere ispirazione solo da se stesso.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Invito a una decapitazione

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