Masen’ka
- Autore: Vladimir Nabokov
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2022
Vladimir Nabokov non si capacita, in questa introduzione del suo primo romanzo Masen’ka (Adelphi, 2022, trad. Franca Pece), di quanto sia bello quello che è scritto, rispetto alla vita vissuta che è la sua.
Si badi bene “Quello che è scritto”, non quello che ha scritto. Nabokov ha capito che la “Letteratura è finzione”: le stesse parole per raccontare oggettivamente una passeggiata rendono meglio nel romanzo che nel reale. La passeggiata descritta è più bella, sarà che la vita scritta è enormemente più fluida e cangiante e magica di quella realmente vissuta. Non ci vuole molto per lo scrittore per farsi un’idea del perché in fondo tutti vorrebbero scrivere, anche senza immaginazione e senza aver letto tanto nella vita. Su carta è tutto un susseguirsi di lucciole in un prato. Dovremmo ringraziare Dio, se la popolazione attiva non è tutta davanti al calamaio o a scrivere seduta davanti al proprio personal computer.
Forse semplicemente perché, per scrivere, ci vuole talento, pazienza, un’ottima conoscenza della lingua scritta con la sua grammatica o perché alcuni si annoiano di scrivere quello che già successo nella vita o nella mente. “Meno male” possiamo dire, anche se di scrittori e scrittrici ce ne sono forse fin troppi. Ma Nabokov è rapito da quelle sue memorie, anche se qualsiasi criticonzolo (non sapevo si potesse dire, ma la traduzione di Franca Pece è splendida), potrebbe subito intuire le ingenuità lessicali, la grammatica incerta, l’assenza di stile.
Le persone che alloggiano nella pensione di Frau Dorn, a Berlino, sono emigrés dalla Russia, di cui conservano un ricordo che non corrisponde più alla Russia attuale.
La prima stesura del libro era in lingua russa, scritto sotto falso nome da un certo V.Sirin, pubblicato nel 1926, poi riscritto in inglese da Nabokov stesso, pubblicato nel 1970 col titolo di Mary).
In questa pensione berlinese, Ganin risiede da quasi un anno, cambiando molti lavori, ma sempre pensando all’amore che provava per Maria, che lui chiama Masen’ka.
Ganin è un ragazzo bello e corteggiato che non vede l’ora di partire e andarsene da Berlino; è stato con molte donne, ma per indolenza non ne ha amata nessuna. In un’altra camera vivono invece due ballerini, che Nabokov descrive come molto effeminati. Poi c’è Alferov, che è sposato con Maria. In una foto che il signor Alferov mostra a Ganin, quest’ultimo capisce che è proprio la sua Masen’ka, la ragazza che da adolescente amava con ardore.
Nella pensione c’è anche il signor Podtjagin, che chiede a Ganin di accompagnarlo per rifare il passaporto per andare a Parigi. Infine c’è Klara, che ha ventisei anni, ma ne dimostra molti di più, dal momento che il suo amore sterminato per Ganin non avrà mai una conclusione felice.
Tutti questi personaggi sono in partenza o sul punto di andarsene dalla città, tranne Maria. Nelle parole e nelle azioni, sembra di essere nel dramma di Cechov Il giardino dei ciliegi, qui però non ci sono aristocratici, ma c’è l’anima russa prima del regime sovietico. I due ballerini organizzano una festa prima della partenza di Ganin, che non vuole ritrovarsi nella stessa pensione con la moglie di Alferov in occasione del compleanno di Klara.
Chi scrive ha avuto l’impressione di leggere non solo Cechov, ma i grandi scrittori dei romanzi russi. C’è la stessa impotenza unita all’impossibilità di cambiare il corso della vita, mentre, se c’è stato un paese che è cambiato totalmente dopo la Grande Guerra, quello è proprio la Russia, che più avanti nel tempo diventerà l’Unione sovietica. Curiosamente Nabokov, nel 1970, riscrive questo suo libro di esordio in inglese, proprio quando il regime sovietico ha sedato tutte le rivoluzioni e in più ha costruito un muro a Berlino.
La festa organizzata per Ganin si rivela un mezzo fallimento: Podtjagin ha perso il passaporto, Klara è infelicissima, Ganin sta facendo bere Alferov più del dovuto. Ma un momento di bellezza c’è quando i due ballerini mettono su una coreografia e sono deliziosi.
Ganin infine decide che andrà via dalla pensione ma, prima di partire, risiederà una notte in un albergo. Forse ha voglia di vedere com’è cambiata Masen’ka?
Un libro prezioso quello di Nabokov, che nel suo esordio saluta i grandi scrittori dei romanzi russi dell’Ottocento e Cechov, prima di scoprire altre nazioni, altre città, altre lingue.
Vladimir Nabokov curiosamente decide di tradurre in inglese il suo primo testo, del 1925, quando ormai la sua esistenza è totalmente cambiata: sia perché è già un romanzo di grande caratura, sia perché la nostalgia è un sentimento che ti porti dietro per tutta la vita.
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