Fuoco pallido
- Autore: Vladimir Nabokov
- Categoria: Narrativa Straniera
Vladimir Nabokov può scrivere qualsiasi cosa e in qualsiasi modo, è una macchina di scrittura originale e in Fuoco Pallido (Edizione Adelphi, 2002, traduzione Franca Pece e Anna Raffetto) lo dimostra per l’ennesima volta. Forse è il suo libro più strano e innovativo. Pensate, è un poema! No, sbaglio, è un commento al poema! Oppure sarà la storia dell’autore del commento/curatore del poema? Abbiamo anche l’ipotesi della storia dell’autore del poema stesso… difficile districarsi. Cerchiamo di fare un po’ di ordine…
Vladimir Nabokov, prima di essere un grande scrittore, è stato anche un grande lettore e critico letterario, nonché docente di letteratura. Quindi scrittore e critico letterario. In Fuoco pallido lo scrittore dà voce a questo suo duplice alter ego, scindendolo in due personaggi: John Shade, autore del poema Fuoco pallido e Charles Kinbote, il curatore. Però non è facile avere due re alla guida di un regno, infatti la situazione che inizialmente sembra chiara, precipita ben presto e ciascuno dei due cerca di “rubare la scena” all’altro, soprattutto Charles Kinbote, dato che è lui che scrive il commento al poema e quindi John Shade ha una partecipazione marginale (da notare che il cognome “Shade” in inglese significa “ombra”, i nomi hanno una grande importanza in questo libro e tendono a essere caratterizzanti).
Il risultato? Un poema autobiografico di John Shade che viene commentato in modo completamente distorto dal critico Charles Kinbote che ne interpreta la propria di storia, convinto di essere lui la fonte di ispirazione del poema. Ovviamente questi continui malintesi determinano una situazione ilare che strapperà non poche risate al lettore e gli regalerà ben due storie, perché Nabokov riesce a tenere con fermezza le redini di entrambi i racconti in maniera superba riuscendo addirittura a fonderle man mano attraverso un personaggio chiave che, guarda caso, si chiama Gradus e che darà un’impronta gialla al libro lasciando il lettore confuso: da che parte sta la ragione? Kinbote è un pazzo furioso con mania di protagonismo o racconta il vero? E Shade?
Fuoco pallido è libro geniale, con una prosa di alta qualità seppur scorrevole, con diversi riferimenti letterari, soprattutto proustiani, ma che richiede un po’ di attenzione da parte del lettore. Un’opera che da tantissimo ma che ha bisogno di una lettura attenta e non distratta o da intrattenimento. Diventa sì lettura di intrattenimento ma se presa con un minimo di serietà e impegno e non con leggerezza.
Mi sia consentito dichiarare che senza queste note il testo di Shade semplicemente non possiede alcuna umana realtà, perché la realtà umana di un poema siffatto (troppo ombroso e reticente per essere un’opera autobiografica), con l’omissione di molti versi vigorosi che egli ha avventatamente scartato, deve basarsi per intero sulla realtà del suo autore, del suo ambiente, dei suoi affetti e così via, realtà che soltanto le mie note possono fornire. È probabile che il mio caro poeta non avrebbe condiviso quest’ultima affermazione, ma, nel bene come nel male, è il commentatore ad avere l’ultima parola.
In ultima istanza è anche una parodia a tanti commenti critici che per un eccesso di narcisismo si discostano dall’opera che intendono analizzare dandone dubbie interpretazioni.
Fuoco pallido
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