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Recensioni di libri

In alto a sinistra di Erri De Luca

Erri De Luca narra di sé, delle memorie della sua vita, dagli anni del liceo alla realtà del lavoro fra gli operai, fatto di lotte e fatica sino all’amore appassionato e perduto.

Teresa D'Aniello
Teresa D’Aniello Pubblicato il 04-03-2014

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In alto a sinistra

In alto a sinistra

  • Autore: Erri De Luca
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Feltrinelli

Lo scrittore Erri De Luca ha lavorato come manovale per quasi vent’anni e guardando gli altri operai imparava il mestiere. È divenuto scrittore da autodidatta, leggendo gli altri e imparando così il mestiere di scrivere. La lettura dei libri è stata la sua scuola principale. Nutro una grande ammirazione per questo scrittore i cui racconti hanno una storia che diviene per me un pretesto, quello della lettura, perché ciò che davvero mi affascina è la sua scrittura, il modo in cui racconta e la scelta delle parole che devono sapientemente raccontare.

Nei dodici brevi racconti contenuti in In alto a sinistra, Erri De Luca narra di sé, delle memorie della sua vita, dagli anni del liceo alla realtà del lavoro fra gli operai, fatto di lotte e fatica sino all’amore appassionato e perduto. Ne Il Pannello, uno dei primi racconti, narra del ricordo di una malefatta a scuola: 1966, classe seconda liceo dell’Istituto Umberto I di Napoli. Due compagni di scuola svitano un pannello della cattedra per poter ammirare le gambe della supplente. La conseguenza a quella azione sarà la minaccia di una sospensione che inizia a pesare sull’intera classe, ostinata però a non denunciare i compagni. Il professore di Greco e Latino, soprannominato Zeus e al quale tutti gli studenti sono affezionati, coglierà l’occasione per parlare dell’omertà e dello spirito di solidarietà. Una lezione che rimarrà impressa indelebilmente nella coscienza dei ragazzi.

“L’omertà nasce dal bisogno di difendersi da un regime sociale di soprusi in cui la giustizia è applicata con parzialità e favoritismi e contrappone a questo un altro regime di soprusi: la mafia. L’omertà è un comportamento radicato nella popolazione quando considera l’intero apparato statale un grande sbirro. La mafia che è nata da questa silenziosa protezione popolare, l’ha trasformata in legge di sangue. Lo spirito di solidarietà è invece un sentimento che onora l’uomo. Nel nostro caso la solidarietà può essere quella di proteggere due, ma potrebbe anche essere quella di due che si fanno avanti per proteggere gli altri."

La città non rispose narra, invece, del rientro di Erri a Napoli nell’inverno del 1981, l’anno del terremoto. Nei mesi che presta lavoro come muratore in uno dei cantieri della sua città, ha con sé il Viaggio al termine della notte di Celine. Lo ha notato e acquistato su una bancarella e tornando a casa, lo legge in piedi nella metropolitana o seduto su di una panchina durante l’attesa. Lo tiene saldamente stretto sotto il braccio, mattina e sera.

“Ci sono libri che si incontrano in tempi difficili. Si acquistano su una bancarella con il pretesto di riscattare dall’abbandono una vecchia edizione. Poi li si espone alle proprie intemperie e vengono fatti a pezzi dall’intensità con cui si leggono le righe, si sfogliano le pagine.“

La lettura di Celine lo accompagna alla scoperta di un itinerario interiore per il tempo necessario ad ultimare il lavoro nella sua Napoli. La città, nata su una graticola sismica e vulcanica, in quel momento delicato lo ha accolto come un forestiero ed Erri ne avverte il peso. È la sua città, la ama profondamente ma dovrebbe essere risanata dal sottosuolo, è il pensiero ricorrente. Inoltre, fra gli operai non è ben visto chi occupa il tempo delle pause con la lettura.

Si è stranieri sul posto, proprio dove si è nati. Solo lì è possibile sapere che non esiste terra di ritorno.

La sua esperienza si intreccia e rievoca la trama del romanzo. Il libro di Celine, ormai lacerato nelle pagine a furia di sbattere tra la gente in metropolitana, è arrivato al termine. Completato, come il lavoro in cantiere. Un destino comune sembra aver deciso delle varie sorti, l’io del romanzo torna a Parigi come il nostro Erri.

“Lontano un rimorchiatore ha fischiato, l’ultimo capoverso del libro suonava a un battello sulla Senna. Mi restò impresso nelle orecchie il suono immaginato, mentre attraversavo il piazzale. Aspettavo un fischio, una sirena, da un treno di passaggio che rispondesse in tempo a quel richiamo. Volevo allora che i libri stessero al mondo come angeli custodi degli addii. La città non rispose.“

Erri De Luca è un narratore conosciuto e amato, nei suoi romanzi ha sempre a che fare con la memoria, la nostalgia e la sofferenza. La sua scrittura così asciutta e visionaria sembra liricamente imprigionare il tempo. Di uno scrittore che ha impresso nelle rughe del viso la sua anima, inevitabilmente si riesce a coglierne la struggente essenza.

“I libri conoscevano le mie pene, i bisogni, gli scontenti ... i libri insegnano ai ricordi, li fanno camminare. Li ho letti per intero, non ne ho lasciato nessuno a mezzo, per quanto fosse deludente o presuntuoso l’ho seguito fino all’ultima linea. Perché è stato bello per me girare la pagina letta e portare lo sguardo in alto a sinistra, dove la storia continuava.“

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