L’ultimo giorno dell’anno è tempo di bilanci e preparativi, buoni propositi e rese dei conti. È un momento effervescente come una bottiglia di spumante ghiacciata pronta da stappare. A cosa brindare? Ce lo dice Erri De Luca in questa poesia dal titolo emblematico Prontuario per il brindisi di Capodanno che discorsiva e melodiosa come una canzone e, al contempo, propositiva e carezzevole come un messaggio di auguri.
C’è un verso dedicato a tutti in questa poesia, un brindisi dedicato a tutti. Ciascuno può riconoscersi in un frammento di questo componimento: voi vi ritrovate? Siete quelli che si preparano a pagare il conto del cenone, oppure non avete ricevuto inviti e trascorrerete una serata tranquilla, magari a leggere Dickens? L’ultimo giorno dell’anno è per tutti quanti uguale - nella medesima attesa della mezzanotte, nell’affannoso o fiacco conto alla rovescia del meno dieci, nove, otto, eccetera - e per tutti quanti diverso.
Erri De Luca nella poesia Prontuario per il brindisi di capodanno, tratta dalla raccolta L’ospite incallito (Einaudi, 2014), celebra proprio questa variegata diversità umana, componendo un augurio singolare che è anche un canto all’umanità e alla sua smisurata resilienza.
Se non avete ancora un motivo per cui brindare non preoccupatevi, Erri De Luca ha un calice levato per tutti e un brindisi dedicato anche “a chi non ha ancora trovato il suo”.
“Prontuario per il brindisi di Capodanno” di Erri De Luca: testo
Bevo a chi è di turno, in treno, in ospedale,
cucina, albergo, radio, fonderia,
in mare, su un aereo, in autostrada,
a chi scavalca questa notte senza un saluto,
bevo alla luna prossima, alla ragazza incinta,
a chi fa una promessa, a chi l’ha mantenuta,
a chi ha pagato il conto, a chi lo sta pagando,
a chi non è invitato in nessun posto,
allo straniero che impara l’italiano,
a chi studia la musica, a chi sa ballare il tango,
a chi si è alzato per cedere il posto,
a chi non si può alzare, a chi arrossisce,
a chi legge Dickens, a chi piange al cinema,
a chi protegge i boschi, a chi spegne un incendio,
a chi ha perduto tutto e ricomincia,
all’astemio che fa uno sforzo di condivisione,
a chi è nessuno per la persona amata,
a chi subisce scherzi e per reazione un giorno sarà eroe,
a chi scorda l’offesa, a chi sorride in fotografia,
a chi va a piedi, a chi sa andare scalzo,
a chi restituisce da quello che ha avuto,
a chi non capisce le barzellette,
all’ultimo insulto che sia l’ultimo,
ai pareggi, alle ics della schedina,
a chi fa un passo avanti e così disfa la riga,
a chi vuol farlo e poi non ce la fa,
infine bevo a chi ha diritto a un brindisi stasera
e tra questi non ha trovato il suo.
“Prontuario per il brindisi di Capodanno” di Erri De Luca: un commento
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Com’è consolatoria, rassicurante, umana, la poesia di Erri De Luca, sembra avvolgere tutti in un abbraccio e non lasciare nessuno escluso. Prontuario per un brindisi di Capodanno è una celebrazione singolare, dedicata non tanto ai traguardi, ai successi, alle conferme; ma alle mancanze, ai fallimenti, alle fragilità che ci accomunano e ci fanno sentire tutti membri dell’identico consorzio umano. Viene celebrata, verso dopo verso, la fatica, la resilienza, l’operato delle persone e anche il loro più intimo sentire. In questa strana sera che vede profilarsi all’orizzonte il contorno netto di una fine e di un nuovo inizio, ecco che l’attesa si fa palpabile come un’elettricità diffusa, una corrente che si propaga e unisce le persone più diverse in una comune scarica di vitalità, in una congiunta fame di futuro.
In questi versi Erri De Luca sembra fare i conti direttamente con l’economia spicciola della vita e si pone dalla parte di chi sta ai margini, di chi è solo o stanco, di chi è in compagnia ma si sente un poco estraneo alla gente festosa e su di giri che lo circonda. È l’ultimo giorno dell’anno anche per chi fatica, per chi lavora senza fermarsi mai per aiutare gli altri o rendere servizio alla comunità. Tutta questa vita, così immensa che si dilata palpitando nei cuori di ogni singola persona, merita un brindisi.
Un brindisi a questa vita che non sappiamo cos’è, che non sappiamo quanta ce n’è, a questa vita che ci attraversa come una corrente universale: auguri, in alto i calici, cin cin. I bicchieri tintinnano sbattendo l’uno contro l’altro con un suono onomatopeico in una sorta di rito propiziatorio: questo grande futuro non ci fa paura, questi nuovi giorni che si spalancano dinnanzi l’uno dopo l’altro e paiono inghiottirci nel vortice del tempo. Quanta vita c’è, ecco che la poesia di Erri De Luca sembra diventare una canzone popolare, di quelle che si intonano ogni anno a Sanremo e che poi rimangono in testa come un ronzio per mesi e mesi e ogni occasione è buona per cantarle a un karaoke. Prontuario per un brindisi di Capodanno, il titolo è quasi formale, altisonante, saggistico, ma il poeta Erri De Luca parla un lessico familiare e attraverso l’energia sprigionata da ogni singola parola ci invita, innanzitutto, a rendere grazie.
L’ultimo giorno dell’anno è una buona ragione per dire “grazie” al tempo trascorso, per venire a patti con il nostro presente che all’improvviso è già diventato passato, e per rivolgere uno sguardo attento - e fiducioso - al futuro che, cin cin, non fa più paura. Questo brindisi effervescente, ci ricorda Erri De Luca, ce lo siamo guadagnato vivendo.
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