Montedidio
- Autore: Erri De Luca
- Categoria: Narrativa Italiana
Il libro è breve, più o meno 140 pagine. E’ scritto con una punteggiatura molto forte, diviso in capitoli molto brevi. Il ritmo è veloce. Si legge che è un piacere. Le parole ti invadono come un leggero venticiello. Ed è un venticello di infinita tenerezza. Sono comunque parole che restano. Non quelle scritte tanto per scrivere. Sono piccoli sassi, hanno peso, tepore.
La storia è quella di un ragazzino che vive a Montedidio, un quartiere napoletano, sono anni particolari, duri. Lui sta imparando l’italiano, è il primo della sua famiglia a parlare l’italiano, ma per bisogno lavora presso una bottega di un falegname. E qui conosce un vecchio calzolaio ebreo, con il quale nascerà un rapporto d’affetto e di stima, un rapporto magico che con i racconti lo porterà lontano. In questo suo piccolo grande mondo, scopre l’amore con Maria che di dolore ne ha già conosciuto parecchio, e conosce anche il sogno. Lui sogna di far volare Bumeràn (detto alla napoletana), un pezzo di legno che porta sempre sotto la giacca. Si allena tutte le sere. Ha bisogno che i muscoli si rafforzino per farlo volare lontano. Sogna di farlo volare sopra Montedidio. E ci riuscirà.
La storia è semplice e pulita, raccontata in prima persona dalla voce del ragazzino, quindi molto innocente, diretta, attenta, perspicace , dolce e intelligente. Il libro è anche pieno di un intercalare napoletano, spesso antico ma che risulta di facile lettura. Quando poi, meno te l’aspetti arriva la poesia in una pagina. Il bambino, ad esempio, ricorda con il padre la nevicata del ’56.
Il porto è tutto pulito, la città è in silenzio e anche il tram si dimentica che è fatto di ferro e passa zitto come un filobus. Tutto è bianco e silente. E alla fine della pagina leggi “...e i lecci della villa comunale stanno sotto una papalina bianca e io penso: come fanno i ciechi senza il bianco?”
Un pensiero puro e innocente nella testa di un ragazzino. Questi pensieri del piccolo protagonista li ho denominati “ graffi d’amore “. Perché mi hanno spiazzato un po’ e mi sono rimasti dentro.
Montedidio
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Si, è vero, è proprio vero, sono graffi d’amore certe parole di questo libro.Mai recensione mi trovò più d’accordo...!
Infiniti auguri e complimenti all’autore.
Un breve affresco, pittoresco, preciso, della Napoli che fu....quella della vita di strada - animata e resa suggestiva da svariati personaggi -, quella della fame, della povertà, del riscatto e della liberazione.