Il porto delle nebbie
- Autore: Georges Simenon
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
“Questa sarebbe stata appassionante, banale, ignobile o tragica?” (Pag. 12)
Georges Simenon ambienta Il porto delle nebbie (Adelphi) a Ouistreham nella bassa Normandia.
Maigret ci arriva perché sta accompagnando una persona, originaria di Ouistreham, trovata a Parigi colpita da amnesia.
La cittadina ha un’economia legata essenzialmente all’attività del porto e all’interno nasconde – dietro una vita lenta e trascurabile - una fragilità umana e dei segreti imperscrutabili:
“Il tic tac dell’orologio sembrava più lento che in qualsiasi altro posto.” (Pag. 98)
Ouistreham è sepolta nella nebbia fitta. Lo scrittore si sente a suo agio in queste descrizioni carnali delle condizioni meteorologiche. Nel racconto la nebbia è fisica, materiale, opprimente, unisce tutta l’inchiesta; è un appannamento dell’esistenza, nella cui oscurità accadono i fatti delittuosi:
“Una pace così profonda da sembrare minacciosa! Una pace calda e pesante.” (Pag. 99)
Lo spavento e la tensione del mondo fosco di Simenon regge e supera il confronto con i moderni esperti del terrore, quali Spielberg o King. La nebbia di Maigret è umana, terrificante e minaccia la vita di un’intera comunità.
L’indagine avviene nel buio, perciò Maigret si rifugia nei bar, nei quali con luce fioca incontra un mondo non diverso da quello di Parigi. Infatti, ritornano le differenze sociali, forti, lancinanti, anche se nascoste nelle tenebre.
I caratteri umani sono forti come le oltraggiose condizioni meteorologiche, addirittura in questa pochezza umana appaiono perfino alcune lacrime del commissario, esposte da un Simenon in una brillante trasposizione delle condizioni meteorologiche sul viso del poliziotto:
“Tra le gocce che imperlavano il volto del commissario ce ne doveva essere una più salata delle altre.” (Pag. 138)
Per rimanere nell’ambito delle doti letterarie dello scrittore francese, ecco come rappresenta l’allontanamento di una nave nel porto:
“Una massa scura nell’oscurità. Un puntino luminoso sul ponte. Un altro, quello in cima all’albero, che pareva già una stella smarrita in un cielo da fortunale.” (Pag. 138)
Collega lo scuro, l’oscurità della nave (e della vita) con un puntino luminoso, una luce fioca somigliante a una stella.
Non è solo una nave a partire, è pure una piccola speranza di luce in un mondo buio.
Il racconto è pieno di retro pensieri, sia del commissario, sia dei vari personaggi.
Lo scrittore si avventura in un’esposizione di un concetto sensoriale e poi lo conferma in un discorso diretto. Questo gli consente di esprimere un’opinione per poi nascondersi dietro un’affermazione:
“… guarda Maigret con un’espressione che sta a significare …” (Pag. 14)
“E guardò il caffè, poi Maigret, poi di nuovo il caffè, con l’aria di dire …” (Pag. 38)
La conclusione è morale. È la legge di Maigret a essere applicata. Una motivazione personale esprime il concetto di giustizia, perché la legge potrebbe non essere giustizia, perciò la correzione nella equanime direzione è degli uomini e… del Commissario.
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