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Recensioni di libri

Il padre infedele di Antonio Scurati

Bompiani, 2013 - La storia che emerge attraverso questo romanzo è la storia della modernità figlia del nostro tempo, degli uomini che accompagnano le mogli ai corsi pre-parto, che sopravvivono con loro alle notti insonni e ai pianti ingiustificati dei loro neonati, ma soprattutto è la storia di Antonio Scurati...

Antonietta Mirra
Antonietta Mirra Pubblicato il 05-12-2013

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Il padre infedele

Il padre infedele

  • Autore: Antonio Scurati
  • Casa editrice: Bompiani
  • Anno di pubblicazione: 2013

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Il padre infedele (Bompiani, 2013) scritto da Antonio Scurati, l’indimenticabile autore de Il bambino che sognava la fine del mondo e Il sopravvissuto, è un romanzo che raccoglie in sé talmente tanti elementi da renderlo non solo un testo letterario ma anche una vera e propria esperienza di vita del nostro tempo.

Lo stile narrativo usato dall’autore lo rende anche un diario, una sorta di confessione da parte del protagonista, Glauco Ravelli, nei confronti della più improbabile delle destinatarie: la figlia Anita che ha poco più di qualche anno di vita. Il titolo suggerisce qualcosa che ha a che fare con l’amore e con il sesso ma in realtà non è proprio così. Il padre infedele è lui, Glauco, laureato in filosofia ma chef di successo che cucinando nella trattoria rimastagli dal padre cerca in tutti i modi di modernizzare la sua arte culinaria per ottenere la tanto bramata stella Michelin. Ma fate attenzione, non è un marito infedele bensì un padre infedele, perché nella mente e nel cuore dell’uomo che si racconta in modo terribilmente onesto e sincero, non c’è il tradimento nei confronti della sua compagna ma bensì quello verso la figlia.

Glauco descrive i momenti più importanti della propria esistenza di quarantenne e soprattutto quando incontra Giulia, s’innamora e decide di sposarla. In quel momento crea con lei una nuova famiglia, una famiglia che diventa ancora di più tale quando nasce Anita ma a quel punto qualcosa cambia in modo distorto e doloroso. Giulia gli confessa che a causa della depressione post parto e dell’infinita quantità di ore perse di sonno, non si sente più attratta da lui e probabilmente da nessun uomo. Per Glauco è la fine del rapporto con la moglie e l’inizio di tutta una serie di esperienze immaginarie o vissute che lo portano durante le sue serate a vagare per i bar, pensando a come fare sesso con qualsiasi donna gli capiti davanti. Che cosa succede esattamente nella sua mente e nel suo corpo? Egli vuole trovare una via d’uscita a quella sorta di gabbia in cui la moglie lo ha rinchiuso, negandosi a lui. Cerca di ritrovare in sé l’istinto del maschio primordiale, quello che lo smuoveva da giovane e che lo spingeva a cercare quel sesso tanto aggressivo quanto carnale che lo faceva sentire ancora vivo. L’immagine di Glauco è quella di un uomo alle prese con qualcosa che non dipende esclusivamente da lui, con la fine del suo rapporto fisico con Giulia, la cui presenza-assenza è segnata emblematicamente da questa frase, simbolo della loro irrisolvibile distanza: “la nuca di mia moglie”. Chi è marito e padre forse conosce molto bene questa sensazione, la consapevolezza che con la nascita di un figlio il rapporto di coppia molto spesso finisce e l’uomo comincia a sentirsi esclusivamente un padre ed è proprio sulla figlia Anita che il protagonista, alter ego dell’autore, riversa tutti i suoi pensieri, la sua affettività e i suoi dubbi.

“Il punto cruciale è un altro: perché ogni volta che ho desiderato un’altra donna o un’altra vita ho sentito di tradire non mia moglie ma mia figlia? Perché ogni congettura d’infedeltà ha investito sempre il padre e mai il marito?”

Ecco che l’uomo di Scurati si chiede per quale assurdo motivo l’infedeltà sia un’infedeltà paterna, per quale inspiegabile ragione egli senta di dover qualcosa alla figlia e non alla sua compagna.

La storia che emerge attraverso questo romanzo è la storia della modernità figlia del nostro tempo, degli uomini che accompagnano le mogli ai corsi pre-parto, che sopravvivono con loro alle notti insonni e ai pianti ingiustificati dei loro neonati, ma soprattutto è la storia di Antonio Scurati, quando in una recente intervista ha ammesso che nella figura di Glauco c’è molto di se stesso e della sua esperienza di marito e di padre. In molti sono stati a sottolineare la validità di questo testo e soprattutto il grande ostacolo che l’autore è riuscito ad evitare ossia renderlo un trattato sociologico. Il tema ci stava tutto e l’analisi avrebbe certamente portato verso quella direzione se Scurati non avesse scelto di raccontare invece di spiegare, di far sentire attraverso le parole e le immagini invece di giudicare.
Le pagine sono piene di domande che non troveranno alcuna risposta, ma sono le domande dell’uomo di oggi che vive nella famiglia contemporanea e soprattutto nella società figlia del consumismo e della massificazione. Non a caso Glauco è un filosofo che però fa lo chef di professione. Questo cosa vuol dire? Che ancora una volta, nella nostra dimensione sociale c’è poco spazio per la filosofia, per la letteratura e sembra quasi che la gastronomia, la cucina come tanti altri aspetti molto più pragmatici e tangibili abbiano preso il sopravvento. Glauco ama visceralmente sua figlia, ricorda con tenerezza ogni istante passato con lei, sente che l’unico suo scopo è prendersi cura di lei, farla crescere e renderla forte per il mondo. Pieni di significato sono i momenti in cui cerca di ricordare gli eventi della propria vita prima che la figlia nascesse. E’ difficile adesso per lui che è un uomo e soprattutto un padre, perché non riesce più a percepire un ricordo senza che ci sia la figlia, senza rendersi conto che molto spesso Anita ancora doveva nascere. Questo dimostra la sua incapacità di distaccarsi da quella nascita, evidenziando ancora una volta che nella sua memoria non c’è alcuna traccia della sua assenza, come se Anita fosse stata sempre presente da quando avesse conosciuto Giulia. Il rapporto matrimoniale si annulla passo dopo passo e la figura della moglie diventa solo un fantasma di cui Glauco desidera la presenza e ancor di più la carne. Eppure ciò che continua a dargli forza è la figlia, così bisognosa di lui e delle sue cure.

Il padre infedele è una visione di un’intera generazione di uomini ed è un pretesto per l’autore per raccontare a modo suo un mondo che tutti noi conosciamo molto bene. Non mancano gli spunti filosofici resi estremamente intensi da un linguaggio semplice, diretto, molto spesso crudo e reale tanto quanto i pensieri del protagonista che ci aiutano a capire i suoi dolori interiori. Spontaneo, umano, spesso anche ironico, un romanzo pregnante e coinvolgente, che fa riflettere e che si fa riconoscere e che soprattutto mette in mostra ancora una volta la bravura dell’autore nell’affrontare una storia così delicata e profonda, rendendola una meravigliosa storia che poi alla fine ha poco dell’infedeltà ma tanto dell’amore.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il padre infedele

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Commenti: 1

  • Stefano Pietri
    5 febbraio 2021, 12:51

    Scurati ha un livello intellettuale e di scrittura non comune nel panorama della narrativa italiana. Questo credo però che lo porti volte a voler “strafare”. In questo caso specifico ci sono intuizioni e definizioni notevoli che però poi a mio avviso non vengono sviluppate adeguatamente. Inoltre le descrizioni “gastronomiche” spesso sono eccessive o comunque prendono spazio al cuore della storia. L’inizio è fulminante, perché non approfondire? La definizione dell’infedeltà è bellissima, il tormento è descritto in maniera sontuosa, però alcuni personaggi (penso al padre del protagonista) entrano in gioco per un tempo un pò breve. La descrizione perfetta dell’attuale società s’interseca con le ansie, i sensi di colpa, le descrizioni di rapporti sessuali consumati troppo spesso in modo “doloroso” e psicologicamente inutile se non dannoso. Però Scurati ha una capacità narrativa e descrittiva di rappresentare le difficoltà dei primi tempi di una coppia che ha un figlio veramente impressionanti. Talento puro, romanzo che secondo me avrebbe potuto essere fenomenale, ma purtroppo non lo è.

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