I superstiti del Télémaque
- Autore: Georges Simenon
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2020
I superstiti del Télémaque (Adelphi 2020, titolo originale Les rescapés du Télémaque, traduzione di Simona Mambrini) di Georges Simenon (Liegi 1903-Losanna 1989) fu pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1938 da Gallimard. Nel 1948 Mondadori ha pubblicato il testo in Italia, tradotto da Alessandro Chiavolini con il titolo I superstiti del Telemaco.
“A cause uguali corrispondono uguali effetti e l’arrivo di una nave in un porto è sempre preceduto da un viavai metodico e immutabile, anche quando, come nel nostro caso, la nave era solo un peschereccio di Fécamp armato per la pesca alle aringhe”.
È il celebre porto della Normandia che odora di salmastro il teatro di questa tragedia greca nata dalla mente fertile del grande autore belga, che mette in scena due fratelli profondamente e irrimediabilmente segnati dalla morte del padre e dalla conseguente follia della madre. Pierre e Charles Canut erano gemelli, simili d’aspetto, ma come tutte le coppie di gemelli dalla diversa indole e personalità. Pierre era irruento, forte, bello, sicuro di se stesso, ispirava una fiducia immediata e un’immediata simpatia. Charles che era il cervello di famiglia, era stato lui ad aiutare Pierre a diventare un ufficiale di marina, preferiva vivere all’ombra del fratello. Avevano cominciato entrambi ad andare per mare, ma poi Charles, che era debole di petto, era stato costretto a ripiegare su di un mestiere meno faticoso. La gente del luogo preferiva Pierre per il suo carattere aperto, mentre Charles osservava in silenzio, senza esprimere nessun giudizio.
Tutto era cambiato il giorno nel quale Pierre era stato arrestato con l’accusa di aver assassinato l’ultimo dei superstiti del naufragio del “Télémaque”, avvenuto al largo della costa di Rio de Janeiro, in cui loro padre trent’anni prima, nel 1906, aveva perso la vita in circostanze mai chiarite (si sospettava un atroce caso di antropofagia). Era giunto il momento per Charles di scoprire chi davvero avesse ucciso Emile Février, l’ultimo ancora in vita dei sopravvissuti del “Télémaque”.
Questo romanzo vibrante e potente è stato ideato e scritto in Tirolo, perché il cervello fino di Simenon, mentre ammirava le montagne, per geniale contrasto scriveva della gente di mare, dell’odore delle aringhe, degli equipaggi di marinai normanni e di quella città, Fécamp, placida o animata a seconda delle maree, costantemente annerita dalla pioggia. E il lettore, sedotto ancora una volta dalla prosa lineare dell’autore, assiste al cambio di giacca di Charles Canut, da uomo triste e dimesso a uomo determinato con una missione da raggiungere.
“Pierre Canut era in testa, scortato dal commissario e dagli ispettori, ma senza manette ai polsi. L’armatore e i funzionari, risaliti in macchina, continuavano a discutere”.
I superstiti del Télémaque
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