Georges Simenon affronta così le vacanze: alla vigilia di ogni viaggio, va da un amico caporedattore e gli offre un reportage. A scatola chiusa, ovviamente. Il prescelto si sente chiedere:
La settimana prossima parto. Le interessano dodici articoli?
Pretende assoluta fiducia e la ottiene. È il suo modo per mantenere il legame con la scrittura, anche in viaggio, e per finanziare le vacanze. Paga così anche la crociera sul Mediterraneo che lo porta da Porquerolles alla Tunisia, passando per l’isola d’Elba cui regala pagine intense e affascinanti che raccontano la sua isola.
Il Mediterraneo in barca: il racconto di viaggio di Simenon
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A siglare il patto questa volta è il settimanale Marianne che pubblica 12 articoli tra giugno e settembre del 1934. Li ha riproposti Adelphi con il titolo Il Mediterraneo in barca (nel 2019 con traduzione di Giuseppe Girimonti Greco e Maria Laura Vanorio). Dal flusso ininterrotto di pagine e fotografie che raggiunge la redazione dai vari luoghi visitati, emerge una smania di raccontare che non conosce pausa e che sembra esprimersi al meglio proprio all’Elba.
Simenon mette lo spirito di osservazione e le capacità analitiche del commissario Maigret al servizio dell’isola: racconta emozioni, paesaggi, persone e scatta immagini.
Simenon all’isola d’Elba
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I reportage hanno ispirato all’elbana Maria Gisella Catuogno il libro Georges e Tigy Simenon. La seduzione dell’acqua (Edizioni Il Frangente, 2022), diario di bordo della difficile navigazione affrontata da una coppia non comune spesso in acque agitate. In quell’estate di 89 anni fa l’Elba, e il borgo di Cavo in particolare, è una tappa obbligata. Allora come adesso si tratta dell’approdo più vicino alla terraferma. Simenon vi sosta con la moglie per 10 giorni. L’equipaggio dell’Araldo, la goletta che li ospita, è quasi interamente composto da elbani. Così le operazioni di rifornimento per proseguire il viaggio diventano occasione per rivedere le famiglie.
La mia goletta è arrivata ieri dall’isola d’Elba. E’ un solido veliero italiano che finora ha trasportato soltanto marmo di Carrara. Il mio capitano è biondo e non ha neanche trent’anni. I quattro marinai dell’equipaggio hanno ridipinto la barca dalla punta dell’albero maestro fino alla chiglia per presentarla al “Signore”.
A bordo ci sono solo casse, cordami e niente spazio sottocoperta. Tanto che sono costretti ad appendere amache.
Il capitano e i marinai non parlano il francese. Simenon capisce poco l’italiano. Si intendono a gesti.
La mia barca è ormeggiata in un porticciolo dell’isola d’Elba, dove c’è posto, oltre che per lei, solo per due piccoli pescherecci. Nel villaggio ci saranno sì e no duecento anime.
Il fascino che i luoghi esercitano sullo scrittore è indiscutibile:
L’aria ha la dolcezza dei fichi maturi che chiunque può cogliere a suo piacimento a margine dei sentieri.
La visita alle cave
Durante la permanenza Simenon scrive in una casa in costruzione affacciata sul mare e su una proprietà dai lussureggianti giardini. E si informa, interroga i residenti, visita i dintorni anche quelli meno turistici. È incuriosito dalle attività estrattive, oggi meta di visite e tour guidati all’interno del Parco minerario, allora fonte di occupazione per gli isolani:
A cinquecento metri dal porticciolo dove sono ormeggiato. Nient’altro che un cunicolo scavato nella collina, una specie di piccola cava. Pochi vagoncini che vanno e vengono. Di tanto in tanto si sente scoppiare nell’aria tranquilla un candelotto di dinamite. C’è una gettata di pilastri in cemento, e un rimorchiatore che viene a prendere le chiatte cariche di minerali e le traghetta sul continente.
Simenon e la visita mancata alla casa di Napoleone
All’Elba incontra il poeta Filippo Tommaso Marinetti, in vacanza con la famiglia. Manca invece l’appuntamento con la storia e con un altro dei grandi ospiti dell’isola.
Ieri ero a Portoferraio, sull’isola d’Elba, a mezzo chilometro dalla casa di Napoleone. Ogni cinque minuti un calessino tirato da un mulo si fermava a pochi metri dalla mia barca.
“Casa di Napoleone?” mi gridava il vetturino in tono invitante. Non ci sono andato.
Non è quello che gli interessa. Al passato Simenon preferisce il presente, le atmosfere e lo spirito dei luoghi che attraversa.
E poi la gente, da sempre principale fonte di interesse per lo scrittore che più di altri ha descritto l’uomo com’è davvero. Gli isolani organizzano per lui una festa.
Una sera ho visto avanzare verso di noi, proveniente dal mare aperto, una barchetta che diffondeva effluvi musicali. Quando si è avvicinata, ho visto cinque, sei, otto uomini armati di mandolini e chitarre che si erano lasciati sospingere dalla brezza. … E un attimo dopo erano già tutti a bordo, allineati in un’unica fila, e attaccavano una canzone napoletana le cui strofe erano cantate a squarciagola da un tenore in costume da bagno rosso.
Cantano fino a tarda ora per poi allontanarsi, verso un’altra festa alla luce della luna. Rifiutano il denaro che Simenon offre loro. Non sono lì per soldi. Sono i disoccupati di Rio Marina, villaggio dall’altra parte dell’isola, marinai e qualche meccanico. Chiedono da mangiare e da bere, nient’altro.
Il reportage inviato in Francia immortala l’aristocratica eleganza di uomini e donne che accolgono e accompagnano il visitatore in una terra in crisi economica, ma capace di grande bellezza. E di una solidarietà che lo meraviglia. E consola.
Hanno le scarpe bucate, ma pantaloni bianchi pulitissimi e berretti da ammiraglio.
L’ospitalità elbana e il Mediterraneo così attuale
L’ammirazione di Simenon è palpabile. Durante l’intera permanenza sull’isola la barca subisce una pacifica invasione di lavoratori. Verniciano, riordinano, si occupano delle pulizie e della cucina, fanno manutenzione. Dicono di essere cugini dei membri dell’equipaggio. Vivono di scambi di favori.
E devo aggiungere, a mio disdoro, che non mi hanno mai chiesto niente, che si sono divisi la loro gavetta, e non la mia. … Ora come ora sono dieci o quindici a lavorare per me, e sono solo sei quelli che pago.
Rileggere il diario di bordo di Simenon oggi significa riscoprire il Mediterraneo. Il mare di inizio secolo non è poi così diverso dal nostro: assomiglia alla strada principale di una città di provincia popolata di yacht e personaggi famosi, studenti di ritorno a casa, marinai, pescatori di frodo, golette commerciali, mercanti, turisti, borghesi. E, allora come ora, emigranti in cerca di una vita migliore.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Vacanze estive all’isola d’Elba per Georges e Tigy Simenon, tra pescatori e serenate al chiaro di luna
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