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Recensioni di libri

Estensione del dominio della lotta di Michel Houellebecq

Il primo libro del più irriverente, sarcastico, cinico e bravo scrittore di Francia, Michel Houellebecq, alle prese con un trentenne senza certezze.

Vincenzo Mazzaccaro
Vincenzo Mazzaccaro Pubblicato il 09-05-2013

4

Estensione del dominio della lotta

Estensione del dominio della lotta

  • Autore: Michel Houellebecq
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Bompiani

Il primo libro del più irriverente, sarcastico, cinico e bravo scrittore di Francia, Michel Houellebecq, alle prese con un trentenne senza certezze.

Un bel ragazzo, trenta anni, che fa un lavoro importante in una società informatica. Potrebbe bastargli, ma gli fa schifo tutto, le feste in cui va, le ragazze che gli presentano. Sul lavoro non parla con nessuno, preso da un autismo egocentrico, ma un giorno l’ufficio lo incarica di un progetto importante da seguire e viene a contatto con uomini mostri, come Tisserand, un sessuomane.

Il nostro trentenne ci entra nel sangue con il suo pessimismo: le sue ansie sessuali sono le nostre, i suoi motti diventano i nostri motti. Non perché sia simpatico, ma perché Michel Houellebecq è un genio della scrittura. Tutto quello che scrive è preciso, cristallino e senza speranza. Non sembra neanche datato, qui niente computer che ti presentano la moglie virtuali, né smartphone con cui i ragazzi di oggi fanno l’amore. Qui c’è una cosa tutta francese, Il Minitel, che è una sorta di chat telefonica. Lo scrittore non trova pace e quindi, amandolo come pochi altri, chi scrive vi dà un assaggio della sua scrittura:

"Venerdì sera sono andato a una festicciola a casa di una collega di lavoro. Eravamo una trentina e passa, tutti quadri di medio livello, tra i venticinque e i quarant’anni. A un certo punto una scema ha cominciato a spogliarsi. Si è sfilata la maglietta, poi il reggiseno, poi la gonna - il tutto facendo delle smorfie incredibili. E’ rimasta così qualche secondo, ad ancheggiare in mutandine; poi, non sapendo più che fare, si è rivestita. Peraltro è una che non la dà a nessuno; il che sottolinea l’assurdità del suo contegno".

Un mago, la scrittura nobilita il disamore, la mancanza d’amore, l’immensa solitudine di questo trentenne che:

"Mi viene riservata una bella accoglienza; a quanto pare sono riuscito a ristabilire la mia posizione in azienda.
Il mio capufficio mi prende da parte, mi rivela l’importanza di questo contratto. Sa che sono un ragazzo di carattere. Dedica qualche parola di amaro realismo al furto della mia automobile. E’ una specie di conversazione maschia, accanto al distributore automatico di bevande calde. Vedo in lui un grande professionista delle risorse umane, dentro di me tubo. Lo vedo più bello che mai."

Libro bellissimo, da comprare immediatamente, capirete cosa è il Minitel e i colleghi di lavoro:

"La sera mi piaceva guardarlo comporre il menù sul Minitel posato sull’angolo sinistro della scrivania. Lo stuzzicavo sulle messaggerie rosa; ma in realtà sono convinto che fosse vergine. In un certo senso era felice. Si sentiva, a buon titolo, attore della rivoluzione telematica. Davvero percepiva ogni crescita di forza del potere informatico, ogni passo avanti verso la globalizzazione della rete, come una vittoria personale. Votava socialista. E, stranamente, adorava Gauguin"

Io amo Michel Houellebecq.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Estensione del dominio della lotta

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Commenti: 1

  • Simone Casavecchia
    27 gennaio 2016, 10:14

    Sferzante romanzo d’esordio di Michel Houllebecq, Estensione del dominio della lotta è il ritratto impietoso di una tra le più diffuse maschere del nostro tempo: quella che lo stesso autore ha definito come l’uomo-rete. Il protagonista del romanzo, talmente indifferente alla vita da non avere neanche un nome proprio, a trentadue anni è perfettamente inserito nel tessuto sociale grazie al suo lavoro di informatico. Uomo tecnico, con qualche vistosa incrinatura però: nonostante il lavoro, il bancomat, la spesa e qualche svago estemporaneo, il protagonista è perfettamente consapevole che il dominio della norma, lo spazio delle convenzioni sociali, non è l’unico in cui ci muoviamo.

    C’è un dominio più turbolento e faticoso, un mare tempestoso dove gli esseri umani sono costretti a continuare a nuotare, consapevoli che la riva, il porto sicuro, la pace, è irrimediabilmente lontana. Si tratta del dominio della lotta che altro non è se non la differenziazione e la gerarchizzazione sociale, la cui estensione incontrollata è frutto del liberalismo, economico e sessuale.
    Alcuni riescono ad accumulare immense ricchezze, altri muiono in miseria senza che la società muova un dito, alcuni mietono continue conquiste sessuali, altri sono condannati a un’involontaria castità, come Raphael Tisserand, il collega del protagonista che decide di togliersi la vita, quando i rifiuti dell’altro sesso si fanno insostenibili.
    In un universo algido e razionale, dove l’unica ancora di salvezza sembra essere l’amore, irrimediabilmente confinato in un’adolescenza talmente lontana da apparire mitica e talmente invidiabile da desiderarne la morte, quando sfila davanti agli occhi del protagonista, gli esseri umani continuano insensatamente a lottare dimenandosi in un’agone che gli toglie lentamente il respiro.

    Il protagonista, pur immerso nell’indifferenza generalizzata, in istanti di pericolosissima consapevolezza vede l’amarezza irrimediabile del nostro tempo in tutta la sua fiaccante pervasità: è l’inizio di una spirale depressiva che lo getta nell’apatia e lo abbandona, in un finale enigmatico ed aperto, a una contemplazione estatica il cui confine più prossimo è il nulla.

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