

Così eravamo
- Autore: Francesco Guccini
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2024
Fatte salve sporadiche parentesi avvelenate, larga parte dello specifico gucciniano afferisce alla memoria attraverso memorabilia di ricordi - luoghi, fatti, oggetti, persone - che rintracciano in Radici (1972) l’espressione monografica più compiuta, e in diverse variazioni musical-letterarie la tematica ricorrente. È lo stesso cantautore Francesco Guccini a spiegare l’accezione di Tempo da cui discende il suo sguardo espressivo, segnatamente retroverso. Una parafrasi un filino agostiniana:
Il futuro non sappiamo mai cosa sarà. Viviamo nel presente, con un occhio rivolto al passato, perché il presente è un momento che si aggiorna continuamente e quindi ci voltiamo sempre indietro. Mi volto indietro per vedere che cos’ero e cosa sono stato. Il futuro è ignoto. Il futuro è nel grembo di Giove come dicevano gli antichi.
Osservato come l’elucubrare di Guccini sia indicativo - come dire - della tempra narrativa di cui si fa portavoce, arrivo alle note su Così eravamo. Giornalisti, orchestrali, ragazze allegre e altri persi per la strada (Giunti editore, 2024) che ne conferma la vocazione rimembrante, incistato com’è fra i tessuti annosi della memoria. Una sintetica autobiografia generazionale (so)spesa tra l’Appennino e la Modena anni Sessanta; digradata in cinque racconti di formazione, commisurati a sguardi ancora incorrotti, chissà se per l’epoca felice, per l’età, o per entrambe.
Il tragitto quotidiano casa-scuola di un bambino delle medie, adombrato dalla notizia della morte di un compagno (vago ricordo in giacca senape, e sorriso) funge da prologo alle epifanie del mondo nuovo che non vedrà (Colombini). La città che si trasforma. La televisione che entra (ancora discreta) nelle case. La nuova musica. I nuovi locali da ballo (Balere). Le acerbe peripezie e la fame boia di un imberbe montanaro col sogno di diventare giornalista (Il giornalista). Le gite domenicali di un giovane sottotenente ai tempi della Naja (Un portacenere rosso). Il peregrinare notturno in zona stazione, di un giornalista e un pittore in cerca di una prostituta da eleggere ad arbitro di una gara di resistenza che si rivela scherzo cattivo (La gara).
Come dire pagine allegoriche di una commedia umana – minima ed epica a suo modo e al tempo stesso -, assediata da anni e storia, incombenti entrambi sul divenire della bella età. Francesco Guccini scrive come un tempo scriveva canzoni: medesima statura affabulatoria, ironia e malinconia come tenori portanti dell’incedere prosastico. Stanze di vita quotidiana, che si rivelano essere fondamentali proprio in quanto relative: storie, volti, climi, cose (come il portacenere rosso del racconto omonimo, gadget di una nota bevanda di allora) traslati di volta in volta, di racconto in racconto, in emozioni sottili, rêverie, madeleines, pertugi spazio-temporali per il mondo che allora era giovane e che oggi non è più. Istantanee e anni virati seppia ma senza intenti lacrimevoli, nella consapevolezza anzi di averli vissuti appieno: fosse anche tra luci e ombre, partecipati intensamente.
Così eravamo non è uno dei gialli che Guccini firma di solito con Loriano Macchiavelli, rivelarne il finale nulla sottrae dunque alla curiosità del lettore. Al contrario rende l’idea di taglio e passo gucciniani adoprati per questo libro, della capacità di farsi poeta e cantore, Guccini (una tautologia), della fuggevolezza della vita e di tutto ciò che ci sta in mezzo.
Mi era rimasto quel portacene rosso di plastica. L’ho usato per parecchi anni, poi dove sia finito non so. Era una presenza continua nella mia stanza, lo usavo vicino ai libri mentre fumavo studiando, lo usavo con gli amici che mi venivano a trovare (allora fumavamo tutti). Poi non so dove sia finito e perché. Uno di quegli oggetti come un accendino, una penna stilografica, un portachiavi con un mazzo di chiavi che aprivano chissà quali porte, cose che hanno accompagnato, per lunghi tratti, la nostra vita e poi, un bel giorno, ci hanno abbandonato, se ne sono andati, chissà dove e per quale motivo. Oggetti inanimati che dureranno più di noi, che rimarranno, nascosti da qualche parte nel tempo, in fondo a un cassetto, addormentati in un angolo di un vecchio armadio, nelle tasche di una giacca un tempo amata ma che da anni, per ragioni di misure, ormai tragicamente troppo diverse, non indossiamo più.

Così eravamo. Giornalisti, orchestrali, ragazze allegre e altri persi per strada
Amazon.it: 17,10 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Così eravamo
Lascia il tuo commento