Il 2 ottobre si celebra la Festa dei nonni, momento di riconoscimento per le figure bonarie che accompagnano la vita di ciascuno, impreziosendola di saggezza e compagnia. In questa occasione ricordiamo la canzone di Guccini intitolata Il vecchio e il bambino, una riflessione importante sulle generazioni che si susseguono, la vecchiaia e il rapporto dell’uomo con la natura. Il brano fa parte di Radici, l’album che Guccini compose nel 1972.
Nella canzone di Guccini, i due personaggi passeggiano e nel loro viaggio incontrano paesaggi industrializzati. Alla prospettiva del bambino, abituato a visioni di quel tipo, si aggiunge quella del vecchio che ricorda, con mestizia, i tempi andati in cui era possibile scorgere paesaggi naturali proprio in quel luogo, al posto delle torri fumanti e della polvere rossa. Il nonno si impegna a dipingere con le parole un’immagine idilliaca di quei luoghi, attingendo ai propri ricordi, così da permettere al bambino, almeno nella sua fantasia, di poter vivere quei colori, quell’aria, quella natura che il vecchio stesso aveva vissuto alla sua età.
Attraverso questa canzone dal taglio malinconico, Guccini riesce a trasmettere chiaramente i messaggi ecologici e morali che tutti dovrebbero condividere. L’idea che un bambino possa crescere senza conoscere le meraviglie della natura è impressionante, tanto da poter spingere anche i più scettici a una maggiore consapevolezza sui temi trattati.
La scelta poi di utilizzare la figura del vecchio, del nonno, per condividere le idee trattate, è efficace per la considerazione generale che abbiamo della sua figura.
Il nonno è colui che, attraverso la saggezza maturata con l’esperienza, ci accompagna nella vita senza le pressioni e le preoccupazioni più tipicamente genitoriali, ma con affetto incondizionato.
Rileggiamo ora il testo della canzone Il vecchio e il bambino di Guccini, analizzando più a fondo le parole dell’autore e cercando di coglierne tutte le sfumature.
“Il vecchio e il bambino” di Guccini: testo
Un vecchio e un bambino si preser per mano
E andarono insieme incontro alla sera
La polvere rossa si alzava lontano
E il sole brillava di luce non veraL’immensa pianura sembrava arrivare
Fin dove l’occhio di un uomo poteva guardare
E tutto d’intorno non c’era nessuno
Solo il tetro contorno di torri di fumoI due camminavano, il giorno cadeva
Il vecchio parlava e piano piangeva
Con l’anima assente, con gli occhi bagnati
Seguiva il ricordo di miti passatiI vecchi subiscon le ingiurie degli anni
Non sanno distinguere il vero dai sogni
I vecchi non sanno, nel loro pensiero
Distinguer nei sogni il falso dal veroE il vecchio diceva, guardando lontano
Immagina questo coperto di grano
Immagina i frutti e immagina i fiori
E pensa alle voci e pensa ai coloriE in questa pianura, fin dove si perde
Crescevano gli alberi e tutto era verde
Cadeva la pioggia, segnavano i soli
Il ritmo dell’uomo e delle stagioniIl bimbo ristette, lo sguardo era triste
E gli occhi guardavano cose mai viste
E poi disse al vecchio con voce sognante
Mi piaccion le fiabe, raccontane altre
“Il vecchio e il bambino” di Guccini: canzone
“Il vecchio e il bambino” di Guccini: analisi e significato
La canzone di Guccini si compone di una struttura abbastanza classica, partendo dalle rime, alternate solo nella prima strofe e poi baciate, quasi alla perfezione, fino alla fine. Il linguaggio è diretto, con poche metafore e posizionate accuratamente, non per rendere più enigmatica la narrazione ma per pesare le espressioni e alzare il coefficiente poetico, come nella forma:
Il giorno cadeva
È chiara la volontà dell’autore di spogliare il testo di tutte le decorazioni superflue, per valorizzarne il messaggio sociale.
La prima strofa comunica da subito il tono disilluso, descrivendoci la scena dei due personaggi mano per mano in uno scenario inquieto, caratterizzato dalle polveri rosse causate dall’uomo e dalla luce “non vera”, quasi apocalittica, che illumina l’ambiente.
Nella seconda strofa si allarga il campo e vengono descritti i dintorni, pianure spoglie a perdita d’occhio, deserte, senza nessuno intorno, riuscendo a comunicare perfettamente un senso di angoscia, in uno scenario saturato che ricorda un quadro di De Chirico.
In questo triste paesaggio si stagliano le “torri di fumo”, segnale ormai esplicito che rende impossibile evitare l’interpretazione ecologica che il brano ci vuole consegnare. Le torri di fumo possono riferirsi a generici fuochi inquinanti appiccati dall’uomo o più nello specifico agli inceneritori, simboli per eccellenza di un’industrializzazione indifferente e dannosa all’ambiente. In questo contesto a dir poco demoralizzante, prende spazio il vecchio che, anche se abbattuto dalla grigia trasformazione della natura circostante, cerca di condividere al bambino quanto più possibile dei suoi ricordi, per far vivere anche a lui, in uno sforzo immaginifico, le bellezze di un tempo.
“Il vecchio e il bambino”: spiegazione del finale
Il brano si chiude con la risposta del bambino che, immobile e assorto, incantato dalle parole del vecchio, gli chiede di continuare a raccontare le sue fiabe.
Mi piaccion le fiabe, raccontane altre
Con questa richiesta innocente, la figura del bambino si mostra nella sua curiosità per un mondo lontano che per lui appartiene a una fiaba, non avendo mai potuto apprezzare dal vivo le immagini descritte dal vecchio, ormai distanti dalla realtà deprimente che vive. La risposta del bambino compie un ribaltamento di prospettiva decisivo, costringendoci a rileggere il testo da un altro punto di vista.
Questa conclusione emozionante lascia pietrificati perché cala chi legge e ascolta in una dimensione in cui le bellezze della natura, spesso date per scontate, possano essere interpretate da un bambino come fantastici paesaggi frutto dell’immaginazione del nonno. L’idea che tutto ciò che ha appassionato le persone, che ha ispirato generazioni di artisti per le proprie opere e l’essenza stessa della vita sulla Terra possa essere considerata solo un vecchio ricordo, un mito da tramandare con la parola, dovrebbe spingerci a trovare, con tutti i mezzi possibili, una soluzione per contrastare l’inquinamento globale e l’avanzamento del cambiamento climatico.
Il messaggio di Guccini arriva chiaro a chi ascolta e a chi legge. È un monito, una richiesta a mobilitarsi per cambiare l’atteggiamento utilitarista che sfrutta la natura che ci circonda senza attenzioni e rispetto di essa. È una spinta, vecchia ormai più di cinquant’anni, a prendere consapevolezza degli effetti delle nostre azioni, che porteranno, e già da anni portano, i vecchi e i nonni a tramandare a parole le immagini che loro hanno vissuto e che non possono più far vivere ai propri nipoti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Festa dei nonni: “Il vecchio e il bambino”, la canzone di Guccini dedicata alla vecchiaia
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