Anne Frank. La sua storia
- Autore: Gianluca Barbera
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rusconi Libri
- Anno di pubblicazione: 2019
La capacità autoriale dello scrittore Gianluca Barbera è prendere un personaggio famoso per qualsivoglia motivo scrivendo fatti reali, ma al contempo romanzati, perché i dialoghi da lui creati sono frutto d’invenzione. Spesso capiamo meglio Georges Simenon da pezzi costruiti ad hoc, che da fatti reali e biografici dell’immenso scrittore belga. Stiamo parlando del libro Se il diavolo (Alessandro Polidoro editore, 2023) di Barbera, che sfida la biografia che Simenon si scrisse da solo col testo Pedigree (Adelphi, 1997).
Ma poi ti imbatti in una ragazzina che è stata chiusa nella mansarda di una soffitta, con la sua famiglia e altre persone unite dalla condizione comune di essere ebree. Anne Frank e il suo straordinario diario che si ferma sui suoi quindici anni. È tale il dolore che prende il sopravvento anche sull’autore che stavolta non se la sente di inventare più di tanto e il titolo del suo libro è Anne Frank. La sua storia (Rusconi Libri, 2019).
Certo ci saranno dei pezzi romanzati di raccordo che lo scrittore mette in atto per garantire la fluidità della storia, ma si attiene scrupolosamente al diario scritto da Frank. Anzi nella prefazione accade che Barbera scriva di un suo fatto privato che è:
Dopo aver letto le bozze di questo libro mia figlia di dodici anni mi ha chiesto se era tutto vero, "Come è potuto accadere, papà?". Già come è potuto accadere che centinaia di migliaia di ragazzine come Anne e Margot Frank, e milioni di adulti, ebrei e non, abbiano potuto andare incontro a un destino così atroce e insensato?
In realtà questo libro è solo un omaggio all’umanità di due ragazze e dei loro genitori. Nelle pagine a volte Barbera divaga e perde il filo, dal momento che nella Danimarca occupata dai nazisti non erano nascosti solo i Frank, ma altre venticinque mila persone, aiutate dalla popolazione danese.
Ma c’era sempre una portinaia, un uomo che portava la posta, famiglie cattoliche che denunciavano altre famiglie cattoliche accusandole di tenere nascosti degli ebrei, coloro che non riconoscono che Gesù è figlio di Dio, non un profeta qualsiasi.
O semplicemente dei giovani e degli adulti che avevano sposato il progetto folle e omicida dei nazisti, il cui capo supremo era Adolf Hitler, e essendo d’accordo con lui, era chiaro che la popolazione ebraica andasse soppressa (chi scrive ha letto parecchio come tutti voi dei reali motivi dell’odio di Hitler verso tutti gli ebrei. Lasciatemi dire che non ho capito niente, erano deliri di un uomo malato su un ipotetico Sovrastato in cui gli ebrei passavano il tempo a contare soldi, mentre gli ariani, la razza eletta, biondi, belli e con gli occhi azzurri, i meno fedeli ai colori grigi e "malefici" del Fuhrer, vivevano con le tessere annonarie, erano poveri e affamati, senza lavoro, soggiogati da questi “nemici” del popolo, gli ebrei).
Barbera, pur di tener fede al Diario di Anne Frank, racconta del prima e del dopo.
Nel prima c’era una famiglia come altre: un buon padre che andava al lavoro, sposato con Edith e con due figlie, Margot la maggiore e Anne la minore.
Anne era la chiacchierona della casa, quella che combinava guai, che aveva un estro artistico tutto suo, che andava pazza per gli attori hollywoodiani e i loro film, convinta che un giorno li avrebbe conosciuti a Los Angeles, a Hollywood, appunto.
La ragazzina smaniava dalla voglia di vivere, come se sapesse che c’era poco tempo per lei su questa terra, un’intuizione maligna, che diventò realtà. Margot, di cui si scrive pochissimo, era invece una ragazza posata e malinconica, che spesso urlava ad Anne di essere troppo disordinata, ma in realtà le voleva un gran bene, capiva che la sorella aveva un immenso talento nel creare storie.
Gli ebrei danesi avevano mese dopo mese sempre meno libertà, non potevano più fare alcuni lavori, non potevano più passare a una certa ora per andare a casa. Spesso, per futili motivi, venivano presi a calci e pugni dai tedeschi che occupavano il paese. Fino alla stella di David, che andava cucita sui vestiti e messa in bella vista. Coloro che avevano già capito che si stava preparando l’inferno in terra, partirono per gli Stati Uniti e altrove, mentre altri ancora credevano che le cose sarebbero tornate come prima. Ma la stessa famiglia Frank, che aveva deciso di nascondersi, lo fece due settimane prima della data pattuita. Questo significava che nessun ebreo in Danimarca si sentiva più al sicuro.
Tutto quello che successe nel rifugio segreto ce lo descrive la stessa Anne nel suo diario, ma Barbera cerca di puntualizzare alcune dinamiche all’interno di esso.
Come il primo bacio tra Anne e Peter, che piacque a tutti e due e proprio per questo si allontanarono, perché non c’era posto nella loro vita per l’amore e lo sapevano. Barbera ci dice pure cosa successe a Margot e ad Anne quando vennero scoperte nell’alloggio segreto. Sono pagine strazianti, addirittura anche per lo stesso Barbera che non ha paura delle cose che scrive, qui sembra forzarsi perché la figlia dodicenne sappia che cosa è stato il Secondo conflitto bellico mondiale, voluto da Hitler, sostanzialmente.
In esergo l’autore di questa straordinaria prefazione e postfazione al diario di Anne, cita le parole più famose della ragazza e che dicono:
È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze benché esse sembrino assurde e inattuabili.
Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo.
È impossibile continuare a scrivere dopo queste parole. Impossibile.
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