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“Aprile”: la poesia di Anna Frank dedicata alla speranza

Inauguriamo l'inizio di aprile con una poesia di Anna Frank dedicata proprio a questo mese. Parole limpide e vivaci che sono un inno alla speranza. Scopriamo testo, analisi e commento della poesia.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 01-04-2023
“Aprile”: la poesia di Anna Frank dedicata alla speranza

Anna Frank, autrice del celebre Diario, scrisse la poesia Aprile nel 1943, un anno buio in cui la Seconda guerra mondiale imperversava implacabile, nei campi di sterminio venivano compiute le peggiori atrocità della storia umana e la parola “speranza” appariva vacua e inconsistente, destinata a scolorire come un acquerello.

Eppure la piccola Annelies Marie Frank, che all’epoca aveva quattordici anni, dalla claustrofobica soffitta in cui era rinchiusa scrisse pochi semplici versi pieni di vivacità che ancora oggi ci consegnano un messaggio di speranza, come l’unico tesoro rimasto sepolto sul fondo del vaso di Pandora.
Tutti i mali del mondo erano liberati, si era innescata un’escalation di violenza che pareva destinata a non avere mai fine: il rombo della guerra era vicino, ogni giorno si faceva più intenso e temibile, ma nonostante tutto la speranza c’era.
Anna Frank associa questo sentimento di attesa fiduciosa a uno spiraglio di cielo azzurro e ce ne fa dono, proprio lei che aveva perduto tutto, ci insegna a credere nel futuro, ad apprezzare la gioia dell’istante presente e a guardare al domani con rinnovato ottimismo.

Scopriamo testo e analisi di Aprile, la poesia che Anna Frank scrisse nel 1943.

Aprile di Anna Frank: testo poesia

Prova anche tu,
una volta che ti senti solo
o infelice o triste,
a guardare fuori dalla soffitta
quando il tempo è così bello.

Non le case o i tetti, ma il cielo.

Finché potrai guardare
il cielo senza timori,
sarai sicuro
di essere puro dentro
e tornerai
ad essere felice.

Aprile di Anna Frank: analisi

Uno spiraglio di cielo azzurro era tutto quanto Anna Frank potesse vedere del mondo esterno dalla soffitta nella quale era rinchiusa, il famoso “nascondiglio segreto” situato al numero 263 della via Prinsengracht di Amsterdam. Anna scrisse questi versi nel 1943, quando ormai viveva in clandestinità assieme alla sua famiglia da oltre un anno. Una reclusione forzata che nel nostro immaginario recente possiamo associare solo ai lunghi mesi di lockdown provocati dalla pandemia di Coronavirus.

Da oltre un anno quindi Anna viveva rinchiusa in una stanza di appena 50 metri quadri senza alcun contatto con il mondo tranne lo spiraglio di cielo offertogli da quella finestra. E proprio a quello scorcio d’azzurro la piccola aspirante scrittrice dedica la sua poesia, associando per analogia il cielo alla speranza nell’avvenire.
Il cielo di cui parla Anna Frank non ha, in apparenza, alcun legame con il divino eppure è consolatorio, sembra offrire una spalla di appoggio alle sofferenze umane. Anna guarda fuori dalla sua finestra e si accorge, all’improvviso, che l’inverno è finito: la primavera è tornata a illuminare le strade di Amsterdam. Che gioia, che sollievo, pure per lei che non poteva correre nei prati e coglierne i fiori né andare in bicicletta sentendo il piacere della nuova brezza tiepida sulle spalle.

Aprile con il suo azzurro tiepido e carico di promesse porta una speranza rinnovata nella vita di Anna Frank, nel suo cuore giovane che si rianimava con il ritorno della primavera. La piccola Anna non nomina mai il mese di aprile, se non nel titolo, eppure il sentore dell’inizio di aprile sembra pervadere l’intero componimento come un’atmosfera impalpabile. La primavera è tornata ed è bella, luminosa e frizzante. Di quella primavera del 1943 nei suoi versi Anna Frank esprime il principio palpitante, ricordando ai lettori che le stagioni si susseguono e il sole continua a splendere persino sulle rovine umane.
L’intero componimento è un messaggio di speranza: lei, che viveva in quello sciagurato periodo storico, la speranza l’aveva e la teneva stretta come un amuleto, mentre noi talvolta sembriamo averla perduta.

Aprile di Anna Frank: commento

Le parole di Anna Frank riverberano un impalpabile senso di fiducia. In quel cielo azzurro di fine aprile la ragazza vedeva la consolazione alla propria infelicità. Non si può essere tristi di fronte a un cielo azzurro, sembra dire Anna, basta guardare quella vastità infinita, limpida come il mare al mattino, per sentir svanire ogni angoscia o timore.

I versi di Anna esprimono un tenace attaccamento alla vita e anche un vorace desiderio di futuro.
Quando afferma che guardando il cielo “tornerai a essere puro dentro” sembra fare riferimento a un mondo che finalmente si ripulisce dalla proprie colpe, si smacchia dal sangue provocato dalla violenza e dall’orrore. Quel cielo di aprile del 1943 sembra stendersi consolatorio e luminoso su uno dei periodi più oscuri della storia mondiale ripulendo, come un canovaccio che lustra un vetro, l’umanità dallo scempio compiuto dalla follia nazifascista.
Anna Frank aveva scoperto il segreto per la felicità e ha voluto farcene dono. Un insegnamento prezioso che siamo certi lei abbia conservato sino alla fine dei suoi giorni, persino in quel drammatico 4 agosto 1944 quando i tedeschi fecero irruzione nell’alloggio segreto spegnendo il futuro. Anna la purezza del cielo però l’aveva augurata anche a loro, ai nazisti, auspicando una possibilità di redenzione portata dal vento leggero d’aprile e da quell’azzurro così carico di promesse che sembra avvolgere ogni cosa, come una coltre di gommapiuma.

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