La rabbia e l’orgoglio di Oriana Fallaci

“Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo”

“La rabbia e l’orgoglio”, una vibrante arringa con cui Oriana Fallaci ha rotto il suo lungo auto-esilio. "Nemo propheta in patria" e mai verità fu più grande per questo libriccino.

Sono le 9 del mattino in una New York soleggiata di metà Settembre. Quindici anni fa, l’Undici Settembre 2011, una data destinata a cambiare per sempre il modo di percepire il Mondo per noi occidentali.

"Erano le 9 e zero minuti, tre ora. E non chiedermi cosa ho provato in quel momento. Non lo so, non lo ricordo, Ero un pezzo di ghiaccio".

Così Oriana Fallaci descrive quel momento destinato a cambiare per sempre le nostre Vite.
Un evento analizzato con grande lucidità da una giornalista che sa guardare oltre, che descrive con la sapienza del grande politologo, gli scenari di là da venire e, piaccia o no, gli eventi degli ultimi mesi, ci inducono ad ammetterlo: aveva ragione. Era sotto gli occhi di tutti, eppure una "certa Sinistra", quella contro la quale si leva l’indignazione di Oriana Fallaci che, pure non rinnega il suo passato da partigiana, è stata per anni incline a una spicciola politica del pietismo e dell’accoglienza, quel principio che oggi viene messo - finalmente? - in discussione:

"Si annidano nei gangli della nostra cultura e della nostra esistenza quotidiana. Vivono nel cuore di una società che li protegge con la sua apertura mentale. Una società che li protegge con la sua apertura mentale, il suo permissivismo, i suoi principi liberali, le sue leggi civili".

Ne emerge una donna che si dimostra grata all’America per averla accolta, una professionista che mostra la sua sincera ammirazione verso un’America in ginocchio e che, pure, ha saputo immediatamente reagire, risorgere dalle macerie dell’11 Settembre, senza rinnegare la propria Patria, la sua amata Italia, la sua adorata Firenze, ma non quella di oggi, bensì quella per cui ha combattuto all’età di 14 anni, facendo da staffetta per i partigiani e che l’ha congedata dall’esercito con il grado di soldato semplice, carica di cui lei è sempre stata fiera.

A concludere una riflessione sull’Europa, una riflessione quanto mai attuale circa le basi sulle quali essa si fonda: non gli Stati Uniti d’Europa, ma un luogo per realizzare politiche sinergiche e per evitare che i popoli di

"uno stesso continente si facciano guerra l’un con l’altro".

Un libro da leggere per ricordarsi di come tutto l’orrore dei nostri tempi fosse, già allora, sotto gli occhi di chi avrebbe potuto fare, ma non ha fatto; di chi avrebbe potuto agire, ma ha scelto la strada del perbenismo.