Roger Fry
- Autore: Virginia Woolf
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2013
Roger Fry. Una biografia
Il volto espressivo di Roger Fry ci osserva nel suo autoritratto che appare nella copertina di questa bella e intensa biografia redatta dalla grande scrittrice, saggista e attivista britannica Virginia Woolf e curata da Nadia Fusini.
“A forza di leggere Roger sono posseduta da lui! Che strana amicizia postuma!”.
Così l’autrice nella pagina del suo diario del 30 dicembre 1937 commentava il suo lavoro di biografa nel tentativo (riuscito) di ricreare l’esistenza del suo amico scomparso il 9 settembre del 1934. Alla fine di marzo del ’38 mentre i venti di guerra della “tigre Hitler” cominciavano a incombere sull’isola britannica, Virginia iniziava a delineare un profilo, “un possibile schema” per la storia della vita di Roger commissionata alla Woolf dalla sorella di Fry, Margery e dalla sua compagna Helen Anrep e pubblicato nel 1940.
“Io penso sempre ai miei libri come se fossero musica, prima di scriverli. Soprattutto con la vita di Roger, la massa di dettagli era tale che il solo modo di tenerli tutti era di scomporre il materiale in temi”.
Ma chi è Roger Fry e per quale motivo l’artista e critico ricoprì un ruolo fondamentale nella cultura inglese del Novecento? Fry fu uno studioso, insegnò storia dell’arte alla Slade School of Fine Arts londinese e fu curatore dei dipinti del Metropolitan Museum di New York. Lo storico dell’arte Kenneth Clark lo definì
“la più grande influenza sul gusto dai tempi di Ruskin. Nella misura in cui il gusto può essere cambiato da un uomo, è stato cambiato da Fry”.
Il pittore non solo fu lo scopritore di Cézanne, ma fu colui che nel 1910 organizzò la prima mostra di pittura Post – Impressionista (sua fu la definizione) alla Grafton Galleries di Londra: “Una mostra che fu uno shock culturale” come la descrive Nadia Fusini nella sua Introduzione. Virginia Woolf (1882 – 1941) aveva visitato questa esposizione di dipinti di Manet, Gauguin, Cézanne, Van Gogh, Picasso, Derain, Rouet e altri e mentre la folla era rimasta negativamente colpita da “quadri troppo inquietanti” visti dal pubblico come “oltraggiosi, anarchici e infantili”, la mente profetica e acuta di Virginia aveva capito la rivoluzione copernicana in atto nel mondo della pittura.
Davanti al “miracolo creativo delle mele di Cézanne” Virginia aveva commentato: “cosa non possono fare sei mele!”. Quindi grazie a Fry, la Woolf dopo aver visto Cézanne e i suoi sodali, “arrivò alla sua scrittura”, a quel suo stile inconfondibile e inimitabile capace di affascinare milioni di lettori che si sarebbe rivelato nei racconti e nelle sue opere successive. Virginia “dunque artista della parola”, che amava frequentare gli artisti e lasciarsi volentieri contaminare da loro, perché la scrittrice aveva compreso quanto poteva essere profondo il contatto tra le arti e i sensi.
Roger indicò a Virginia la grande bellezza del mondo moderno, lui che dopo la mostra sui Post – Impressionisti era divenuto la figura centrale intorno alla quale si erano raggruppati i giovani pittori inglesi più all’avanguardia. Del resto anche Fry faceva parte del Bloomsbury Set, quel gruppo di artisti sviluppatosi in Inghilterra nel quartiere londinese di Bloomsbury dal 1905 alla II Guerra Mondiale, le cui opere dei suoi componenti influenzarono la letteratura, l’estetica, la critica, l’economia, il femminismo, il pacifismo e la sessualità umana. Per “quelli di Bloomsbury” vivere significava creare: forme, rapporti, amicizie. Virginia Woolf, la sorella Vanessa Bell (che ebbe per un lungo periodo una relazione con Fry), Clive Bell, Lytton Strachey, Dunchan Grant, Roger Fry, non si conformavano, dissentivano, e s’inventarono forme di vita e di pensiero, perché questi giovani volevano il bene e il bello cercandolo nell’esperienza concreta della loro esistenza. Volevano amarsi unendo il cuore e i sensi e
“vogliono scrivere romanzi non più a trama, ma a ritmo, e per pubblicarli creano la loro casa editrice, la Hogarth Press”.
Nel 1913 nacque perciò al numero 33 di Fitzroy Square a Londra l’Omega Workshop per merito di Fry, una bottega/laboratorio di design “dove l’arte della pittura e della scultura e del design approfondiscono i loro rapporti senza distinzioni gerarchiche e verticali”. Lasciando spesso parlare lo stesso Fry (personalità dalle molte vite: attiva, contemplativa, pubblica e privata) attraverso le sue lettere e i suoi scritti, l’autrice delinea l’uomo e l’intellettuale nato a Londra il 14 dicembre 1866 in una ricca famiglia di quaccheri, (il padre di Roger, Sir Edward, era un giudice).
“I primi sei anni della mia vita li ho vissuti in una casetta settecentesca al n. 6 di The Grove, Highgate”.
Il giardino della casa in stile Regina Anna posto in un quartiere che “era un paesetto” dove il brusio di Londra saliva su in collina, rappresentò per tutta la vita di Fry “lo sfondo immaginario di tutti, o quasi, i giardini che incontro nei libri”. Dopo anni di scuola monotoni e sprecati dove aveva scoperto di amare la scienza, Roger a Cambridge era diventato consapevole delle possibilità infinite che la vita conteneva. Il futuro critico (ostinato quanto un mulo) era determinato a diventare un artista, nonostante i suoi genitori ancora speravano che sarebbe tornato alla scienza. Il viaggio in Italia nel 1891 aprì al giovane nuovi orizzonti “Finalmente a Roma”.
In Francia, a Parigi (“quel che mi incanta di questa città è quel modo speciale in cui il sentimento nazionale è espresso nei magnifici pubblici...”) Fry fu colpito dalla frase di Ingres che si trovava sopra la porta dello Studio Julian “Le dessin est la probité de l’art” (Il disegno è la sincerità dell’arte). Per tutta la vita il protagonista di questa biografia, che dipingeva alla maniera degli acquarellisti inglesi, che scriveva articoli sull’arte contemporanea, ebbe una grande capacità di esporsi con fiducia, con ottimismo, senza riserve, “a nuove idee, a nuove persone, a nuove esperienze”.
Per l’artista (consumato, consunto, ascetico ma forte, “ora somigliante a Erasmo, ora a un frate digiunatore”) fare il critico voleva dire vedere quadri e questo significava viaggiare all’estero, perché era la base del suo lavoro. Basta specificare che Fry non scrisse mai un libro né tenne nessuna conferenza senza aver visto le pitture originali. Non si può non appassionarsi a questa straordinaria figura di intellettuale che morì improvvisamente un giorno di settembre del 1934 e che la sua amica Virginia Woolf attraverso queste pagine ispirate ha reso immortale.
“Un uomo libero pensa alla morte meno che a ogni altra cosa, tutto il suo sapere è volto alla meditazione non della morte, ma della vita” (Baruch Spinoza).
Roger Fry
Amazon.it: 11,00 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Roger Fry
Lascia il tuo commento