Per cercare Aurade e altri futuri
- Autore: Gianluigi Zuddas
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
Dieci racconti, tante donne protagoniste, amazzoni del passato e del futuro, eroine anche bambine: dipendesse da Gianluigi Zuddas, la parità di genere sarebbe una conquista già dagli anni Ottanta, non solo nella narrativa heroic fantasy, di cui lo scrittore livornese con natali emiliani è padre naturale da oltre quarantanni. Peccato che non scriva più, da quando si è dato alle traduzioni, commenta Gianfranco De Turris nel presentare l’antologia Per cercare Aurade e altri futuri (312 pagine,). È apparsa nel 2021, nella collana Minas Tirith, in cui Tabula Fati sta riproponendo altre opere dell’autore italiano di fantascienza e fantasy all’altezza della letteratura anglosassone di genere.
Da una decina d’anni, il gruppo editoriale di Chieti (che comprende il marchio Solfanelli) ha deciso di riproporre la produzione di Zuddas, avviata nel 1978 con Amazon, quando la fantascienza letteraria era territorio esclusivo degli scrittori inglesi e americani, a parte qualche eccezione come il polacco Stanislaw Lem. E il fantasy aveva appena mosso i primi passi, con la saga di Shannara di Terry Brooks, mentre il ciclo degli anelli di Tolkien era stato accolto senza particolare entusiasmo in Italia, vent’anni prima.
Renato Fanucci, altro capostipite della fantascienza italiana, aveva scartato il manoscritto Ascolta amazzone: suonano i gong, ricevuto in lettura da Zuddas. L’editore romano era frenato dal pregiudizio che gli autori italiani di FS non vendessero. Ma il curatore delle sue collane specializzate, De Turris, aveva invece apprezzato una scrittura “originale, divertente, affascinante, scorrevole, con una inusitata ottica ’al femminile’, ma non femminista”. Il suggerimento a Zuddas di girare la bozza ad altri editori nazionali fu indubbiamente efficace, dal momento che il romanzo andò in stampa in quello stesso 1978 per La Tribuna, nella collana Galassia, col titolo semplificato in Amazon. Tabula Fati lo ha riproposto nel 2011 ed è il primo della quadrilogia, seguito da Le amazzoni del Sud nel 2012, Stella di Gondwana nel 2016, Il volo dell’Angelo nel 2019.
Il volume, riedito nel 2021, riunisce dieci racconti lunghi, scritti tra il 1980 e il 1987, a eccezione dell’ultimo, L’inviato del dio, che le edizioni chietine hanno pubblicato singolarmente nel 2006, un libricino di 48 pagine. Apre la decina di short stories Per cercare Aurade, che ha dato il titolo all’intera antologia e meritò nel 1980 la prima edizione del Premio Tolkien. Le altre nove sono in parte ampliamenti di capitoli dei suoi romanzi. Ben tre fanno riferimento a Balthis l’avventuriera, apparso nel 1983: bambina, poi ragazza, poi donna, in una realtà immaginaria postapocalittica.
Grazie alla scelta di Marco Solfanelli, i lettori potranno incontrare Zuddas e soprattutto le sue protagoniste — non solo amazzoni — che fa vivere in un mondo di diecimila anni fa e lo hanno reso un autore unico e originale rispetto non solo ai pochi concorrenti italiani al suo livello, anche alla grande platea di scrittori in lingua inglese.
Le eroine al femminile sono uno dei tre temi cari allo scrittore carpigiano-livornese, insieme all’ambientazione science-fantasy e al mondo unitario modellato sul nostro. A mettere in risalto nell’introduzione i tre capisaldi del Zuddas-pensiero provvede Alessandro Bottero, giornalista, traduttore e autore, appassionato di fantastico e horror.
Donne nella FS? Fino agli anni Ottanta, la narrativa fantascientifica ha bandito la sensualità femminile. Il sesso non trovava il minimo spazio. “La rivoluzione sessuale non era ancora arrivata nel fantasy italiano”, osserva Bottero. È Zuddas a rompere gli schemi, con le sue amazzoni vestite succintamente e pronte a ogni iniziativa eroica (quelle erotiche si possono intuire, ma non vengono descritte). Se non l’hardcore, assente nelle sue pagine, introduce quanto meno un ammiccamento ai temi di una sessualità non esplicita, diciamo in potenza. Un esempio arriva dal finale dell’ultimo racconto, il già citato L’inviato del dio, quando la florida amazzone Ilsabet non sposta il braccio con cui il cosmo-crono-nauta Honreg le ha cinto la vita, ma sorridendo informa il giovane intraprendente che nel regno dei Mitanni i sacerdoti hanno l’obbligo di osservare la più rigorosa castità. Infatti, l’astronauta, costretto dal crack spaziale a restare nelle terre dei Sumer, ha deciso di assumere l’identità di un principe sacerdote di Lagash.
Tuttavia, nel racconto L’Orchidea erotica, un accenno di... beh, con quel titolo.
Quanto alla science-fantasy di Zuddas, racconta di mondi fantastici che hanno alle spalle ere di un passato tecnologico, con resti che riaffiorano nel corso della narrazione in Mitis degli Alicorni (la plastica). E anche qui ricorre un’apocalisse che ha preceduto i tempi correnti, nei quali alla scienza è subentrata la magia, se non altro capacità particolari, “che danno una parvenza di magico al mondo”.
Visto il carattere tanto personale e originale, è davvero fantasy la narrativa di Zuddas, si domanda Bottero? E si risponde: è un “fantasy picaresco”, per la commistione di registri, "alto” nelle sezioni epiche o drammatiche e "basso" (da picari) nei momenti grotteschi. Insomma, epos e commedia, Gianluigi ha saputo adattare la lezione di Jonathan Swift al fantastico italiano.
Per cercare Aurade e altri futuri
Amazon.it: 15,20 €
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