Amazon
- Autore: Gianluigi Zuddas
- Genere: Fantasy
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2011
Hanno definito fantasy mediterraneo il genere di Gianluigi Zuddas. Oggi dovremmo dire heroic-fantasy, dal momento che sembra calzare fin troppo stretta la classificazione generica di fantascienza nella quale venne ristretta, alla fine degli anni Settanta, la narrativa dello scrittore carpigiano andato a vivere a Livorno. Nel 1978, uscì e riscosse successo il primo dei quattro titoli del ciclo delle amazzoni, Amazon, riproposto nel 2011 (e nel 2019 ha visto la quarta edizione, 192 pagine) dalla casa editrice chietina Tabula Fati. Si presenta con la bella copertina colorata di Vincenzo Bosica in prima e quarta, nella collana Minas Tirith, aperta proprio dal caposaldo della saga delle donne guerriere, che ha reso famoso Zuddas per le sue eroine vitali e combattive, che vivono, competono, lottano come i maschi, né più né meno, ma conservano le la morbidezza delle curve e l’attrattiva sessuale femminile, sia pure riservate a relazioni sentimentali per lo più saffiche.
Minas Tirith, la collana dell’attivo Gruppo editoriale abruzzese (al quale appartiene il marchio Solfanelli), richiama la narrativa tolkeniana, ma un distinguo va fatto — se non altro per introdurre il ciclo delle amazzoni — tra il mondo evocato nelle pagine dell’autore britannico e quello di Zuddas, che ha smesso di scrivere da tempo e si dedica esclusivamente alla traduzione di opere di fantascienza e fantasy.
Le complesse ambientazioni nordiche del romanziere nato a Bloemfontein in Sudafrica, privilegiano stregoni, orchi, nani, elfi e altre creature delle saghe del Nord Europa che popolavano la sua fantasia. Molto diversamente, nel genere delle avventure di Zuddas sword and sorciers (in effetti più spade che maghi, se vogliamo) l’habitat, il contesto geografico, i costumi e le armi conducono nel meridione del continente europeo, nelle terre nordafricane, nel Medio Oriente, nelle isole greche e alla mitologia mediterranea, un tempo prima della Storia.
Sono terre bagnate dal Mare Nostrum, dov’è nata la civiltà occidentale: l’antica Grecia e prima ancora Creta, l’Egeo, luoghi non imbiancati dal gelo, ma illuminati dal sole e con più maghi che stregoni, con sacerdoti e non druidi, centauri e non alberi viventi. In più, specie nelle storie di Zuddas, vediamo in azione donne giovani e bellicose, le amazzoni, note al tempo di Omero e che fonti ellenistiche collocavano in Nord Africa, molto ma molto più capaci degli uomini e dotate di valori (virili). La bilancia pesa sempre dalla parte femminile, anche perché i maschi danno pessima prova di sé nelle pagine della saga italiana. Non si può dire che abbiano nemmeno un mero compito riproduttivo, perché restano sempre poca cosa rispetto alle ragazze in armi. Dei fanfaroni buoni a nulla.
Secondo la heroic-fantasy ginocentrica di Zuddas, sulle isole e sulle coste del mare interno (il Mediterraneo travisato, che altro?), diecimila anni fa, quando e dove tutto è cominciato per l’Europa, scorrazzavano alte e affascinanti guerriere, in costumi succinti, gonnella e poco più. Sono quelle che si incontrano nel romanzo, oltre a gong magici che trasferiscono da una parte all’altra (come il teletrasporto della flotta stellare Enterprise), a uomini cavallo, a preti del gelo e compagnia immaginaria varia.
Sebbene l’amazzone rappresenti l’archetipo della dominatrice nei sogni erotici dei maschi, le eroine di Gianluigi non vanno scambiate per le protagoniste di film porno, nonostante l’abbigliamento decisamente fetish. Shalla la Tigre e le giovanissime Ombra di Lancia e Goccia di Fiamma, compagne d’armi e amiche (anche del cuore, sono una coppia), vestono corti abiti in pelle, borchiati di cuoio e metalli. Il capo à coperto da elmi di cuoio, irrobustiti da strisce di metallo. Imbracciano scudi rotondi e impugnano spade pesanti. Fanno pensare a Xena, ma quella è venuta dopo, alla fine degli anni Novanta e sul piccolo schermo. Il brevetto dell’amazzone del passato-fantasy resta saldamente nei cassetti di Gianluigi Zuddas, nessuno può negargli la paternità.
È il caso di insistere che l’aspetto di dominatrici sadomaso non deve ingannare: sono semmai protagoniste di comics, vivono avventure all’insegna dell’ironia e della leggerezza, della pura e semplice azione e reazione, senza necessariamente una trama. Combattono, ma non si insiste sulla violenza e il sangue sembra trasparente, non fa impressione.
La bruna Ombra e la rossa Goccia hanno vent’anni e un carattere che rispecchia il nome: una è calma e riflessiva, l’altra schietta e irrefrenabile.
Femminili? Certamente. Femministe? Non è quello che conta, perché nella loro società la donna è realizzata e rispettata, la parità non viene messa in discussione. Qui sarebbero i maschi a doversi riscattare, colmando i ritardi caratteriali, emotivi, temperamentali che li rendono delle nullità.
Zuddas ha sempre riconosciuto d’essere cresciuto nel rispetto dei diritti delle minoranze e dei più deboli. Gli anni Settanta erano attraversati dai movimenti per l’uguaglianza, di colore e di genere. Nel 1968, Gianluigi era un venticinquenne incuriosito dal nuovo, con una biblioteca di testi di sociologia, femminismo compreso, accanto ai romanzi di fantascienza e d’avventura.
Ma torniamo alle esploratrici della cavalleria della Dea, che agiscono in questo episodio iniziale e continueranno a farlo in tutta la saga. La trama non è essenziale e lo scrittore non s’impegna nemmeno tanto. Prevale l’ironia e momenti di vero umorismo, con cui le nostre affrontano eventi e incidenti di percorso. A mano armata, ma con la battuta sempre pronta.
Se proprio si vuole dare una traccia: c’è questa faccenda dei gong magici da mettere a fuoco. Il resto è romanzo.
Amazon
Amazon.it: 13,29 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Amazon
Lascia il tuo commento