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Recensioni di libri

Numero Zero di Umberto Eco

Bompiani, 2015 - Eco ci riconsegna una storia d’Italia apparentemente inedita, ma piena delle convinzioni dell’uomo qualunque e delle banalità a cui la stampa ha abituato anche tutti i più avvertiti lettori.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 20-01-2015

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Numero Zero

Numero Zero

  • Autore: Umberto Eco
  • Genere: Gialli, Noir, Thriller
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Bompiani
  • Anno di pubblicazione: 2015

Umberto Eco non ha bisogno di preamboli o presentazioni. Ad ogni nuova uscita dei suoi libri c’è curiosità e, nel mio caso, consapevolezza che il suo meglio, come narratore, lo abbia già dato.
Eppure, ad ogni pagina del suo nuovo romanzo, direi quasi ad ogni riga, si viene catturati dalla sua diabolica capacità di citare, rimandare, inventare, riprendere, ironizzare, come se volesse sorprendere il lettore che sa smaliziato e non troppo disposto ad essere irretito; e allora gli propina una serie infinita di luoghi comuni, di frasi fatte, di citazioni banali, di rimandi già abusati, con la leggerezza e l’ironia di una cultura inarrivabile, prendendo in giro e prendendosi allegramente in giro a sua volta.

Appena 218 pagine, a partire da una precisa data, sabato 6 giugno 1992, e andando a ritroso, la storia si dipana nei mesi di aprile e maggio di quello stesso anno.
Il protagonista, un giornalista sfigato di nome Colonna, viene chiamato da uno strano personaggio, Simei, che gli propone di fare il ghost writer per un libro che racconti la storia di un ipotetico quotidiano. Di “Domani”, che in realtà non uscirà mai, devono essere preparati dodici numeri, uno al mese, che mostrino un punto di vista nuovo/diverso sull’attualità, senza disturbare i progetti di un potente imprenditore che vorrebbe entrare nei salotti buoni dell’editoria nazionale, il Commendatore, finanziatore dell’impresa che deve restare tuttavia in incognito…
Si tratta di un esperimento, per il quale viene riunita una redazione di pochi giornalisti di terz’ordine, sei, tutti uomini, tranne Maia Fresia, una laureata trentenne costretta a scoprire o costruire storie amorose fra vip del mondo del calcio o della tv, che saranno lette dal parrucchiere o nella sala d’aspetto del dentista.
Il generoso compenso economico spinge i giornalisti precari ad accettare l’incarico, anche se subito si capisce che paletti e vincoli rendono gli articoli che verranno inconsistenti se non inutili.

Tra Colonna e la bella Maia si costruisce un’insolita storia d’amore che fa da sottofondo alle inquietanti ricerche o scoperte sul periodo di storia italiana che va dall’immediato dopoguerra al 1992 che sono raccontate da Braggadocio, uno dei giornalisti reclutati, che per le vie di una insolita Milano periferica mette insieme una ricostruzione dei fatti inquietanti e senza una vera risposta che hanno funestato e angosciato tutti noi. Il tipo non si contenta di raccontare le stragi, a partire da quella di Piazza Fontana, con tutto il seguito di misteri mai veramente svelati, ma infila una serie di congetture che partono dalla fine di Mussolini: il fucilato insieme a Claretta dal colonnello Valerio sarebbe stato un sosia del dittatore, forse nascosto in Vaticano o protetto in Argentina, in attesa di essere ritirato fuori, come il coniglio dal cilindro, in occasione del fallito colpo di stato dovuto a Junio Valerio Borghese, alla CIA e ai nostalgici militari ex fascisti.

Eco si diverte e ci diverte con le sue fantasiose ricostruzioni che sono in realtà il pensiero di tanti che, senza vere prove, immaginano la morte del papa Luciani per mano di qualche cardinale per proteggere le malefatte di Marcinkus, Calvi, Sindona...

Nella storia compaiono tutti, proprio tutti, i personaggi che hanno tramato, occultato, investigato, perso la vita per quasi un cinquantennio di storia italiana di stragi e misteri, di inquietanti interrogativi ai quali non abbiamo saputo dare una risposta davvero convincente. Non a caso la vicenda corre nelle giornate in cui il giudice Falcone perse la vita nell’attentato mafioso, evento quasi simbolico della fine dell’illusione di poter sconfiggere i poteri occulti che continuano a segnare la vita politica del nostro paese.

Eco è straordinario soprattutto per l’uso del linguaggio, per l’analisi puntuale del modo in cui i giornali manipolano le informazioni, per l’ironia su oroscopi e necrologi che sostengono economicamente i quotidiani, per l’eccesso di iperboli abusate dalla frequenza del loro impiego nei testi. Le redazioni dei giornali divengono l’oggetto del sarcasmo bonario di Umberto Eco, che fa dire al caporedattore Colonna:

“… Il lettore capisce quello che sta succedendo solo se si dice siamo a un muro contro muro, il governo annuncia lagrime e sangue, la strada è tutta in salita, il Quirinale è pronto alla guerra, Craxi spara alzo zero, il tempo stringe, non va demonizzato, non c’è spazio per i mal di pancia, siamo con l’acqua alla gola, ovvero siamo nell’occhio del ciclone. E il politico non dice o afferma con energia, ma tuona. E le forze dell’ordine hanno agito con professionalità”

Come al solito, tra un libro meno noto citato, un’espressione in lingua originale, una divagazione sulle case chiuse di Milano in puro stile Liberty, una punta di spy-story, una storia d’amore che comincia, l’allusione ironica a personaggi notissimi (Berlusconi), la citazione sistematica di altri che ormai non ci sono più (Andreotti, Moro, Craxi, Wojtyla), Eco ci riconsegna una storia d’Italia apparentemente inedita, ma piena delle convinzioni dell’uomo qualunque (chi si ricorda di Guglielmo Giannini?) e delle banalità a cui la stampa ha abituato anche tutti i più avvertiti lettori.

Intellettuali, giornalisti, redattori, lettori, critici, nessuno si salva nel gioco finissimo che in questo Numero Zero sono oggetto dell’analisi di Eco: candidato presidente della Repubblica? Forse nel prossimo romanzo.

Numero zero

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Numero Zero

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Commenti: 3

  • Vincenzo Mazzaccaro
    21 gennaio 2015, 11:18

    Avendo letto questo libro anche io, posso dire tranquillamente che Elisabetta non ha scritto una recensione, ma un piccolo saggio letterario. Complimenti. Saluti. Vincenzo

  • elisabetta
    21 gennaio 2015, 15:06

    Grazie del complimento che accetto grata. Ma le recensioni devono essere tali da invogliare alla lettura, rispettando il lavoro faticoso dell’autore, credo. Grazie di nuovo dell’attenzione

  • Vincenzo Mazzaccaro
    29 gennaio 2015, 18:39

    Nel tuo caso, il tuo scrivere, salva anche la generale "debolezza" di questo libro di Eco.

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