Le signorine di Concarneau
- Autore: Georges Simenon
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2013
“Les demoiselles de Concarneau” risale al 1935 ma solo nel 2013 Adelphi propone quest’opera al pubblico italiano grazie alla traduzione di Laura Frausin Guarino. Centotrentasei pagine scritte in perfetto “stile Simenon”, tra il giallo e il romanzo noir, senza mai cadere nel banale e con un finale tutt’altro che scontato.
La trama è presto detta: Jules Guérec (o più semplicemente “Guérec”) è un celibe quarantenne che vive circondato dalle sue tre sorelle Françoise, Céline e Marthe, a Concarneau, un paesino in Bretagna nei pressi di Quimper. La famiglia Guérec gestisce da generazioni un emporio per pescatori vicino al porto e possiede due pescherecci. Più che un fratello, Jules viene trattato come il figlio mancato di Françoise e Céline, anch’esse nubili e con le quali egli vive: Jules è difatti quotidianamente accudito, sorvegliato e protetto dalle possibili insidie presenti fuori dalle ovattate mura di casa.
La caduta arriva la notte in cui Jules provoca involontariamente un tragico incidente stradale e tenta di nasconderlo alla famiglia. Quest’evento cambierà per sempre la vita agiata dei Guérec senza tuttavia pregiudicare i legami familiari tra le tre sorelle ed il fratello, che si rivelano intaccabili.
Ciò che colpisce in questo romanzo noir non è lo svolgersi dei fatti o l’intrigo dei personaggi. Ciò che rimane impresso di questo romanzo è l’abilità con cui Simenon fa coincidere il narratore in Jules Guérec: la vicenda viene raccontata attraverso i suoi occhi, così come si percepiscono i suoi pensieri e le sue emozioni più disparate (l’angoscia iniziale, il senso di colpa per l’accaduto che si trasformano poi in rinascita, innamoramento imprevisto e “joie de vivre”). Jules Guérec fa conoscere così al lettore un’esistenza (la sua!) fatta di una spiazzante ingenuità, di futili abitudini quotidiane a cui Jules non riesce e soprattutto non vuole rinunciare (come il letto rifatto ogni mattina e le pantofole calde all’ingresso di casa), e dell’incapacità di separarsi dai ben più noti paesaggi bretoni natali.
“Era il giorno del coniglio. Lo avrebbe mangiato a pranzo, e per il pomeriggio Françoise avrebbe preparato un dolce. Avvicinandosi a casa fu quasi preso dai rimorso. Non era un peccato mandare all’aria uno stato di cose tanto solido, rassicurante, confortevole?”
Lo spaccato di vita di Concarneau descritto da Simenon è assolutamente realistico e credibile e altrettanto lo è la personalità (un po’ meschina, è il caso di dirlo) di Jules Guérec. Ecco dove risiede la grandezza dello scrittore belga.
“Poi, all’improvviso, senza una ragione, Guérec guardava una delle due, di solito Céline, e trovandola pallida, con gli occhi cerchiati, gli veniva voglia di chiederle scusa. Allora rientrava alla sera con un regalo, o con dei dolci. Non sapeva come esprimere la tenerezza e l’affetto. A che pro tenersi il broncio, dato che ormai erano condannati a vivere insieme?”
Un cenno alla scrittura. Lo stile è quello asciutto e conciso dello scrittore di Liegi che perdurerà anche nei suoi romanzi più recenti come ne “La camera azzurra” (prima edizione del 1964, proposta al mercato italiano da Adelphi nel 2003), altro inimitabile romanzo noir dal tocco profondamente umano.
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