A margine dei meridiani
- Autore: Georges Simenon
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2021
Adelphi pubblica il terzo volume dei reportage del grande autore belga Georges Simenon (Liegi 1903-Losanna 1989), A margine dei meridiani (2021, traduzione di Giuseppe Girimonti Greco e Francesca Scala con una nota di Matteo Codignola), che raccoglie articoli scritti fra il 1933 e il 1939: Il paese del freddo (1933), Il misterioso dramma delle Galápagos (1935), Tahiti o I gangster nell’arcipelago degli amori (1935), A margine dei meridiani (1935), Panama, ultimo crocevia del mondo (1939).
Cinquanta fotografie in bianco e nero per documentare i viaggi dell’autore dall’altra parte del mondo, a margine dei meridiani, nei mari del Sud.
Scrittore a caccia di ambienti, personaggi e storie, a Simenon non interessano le vicende storiche e politiche, ma le singole persone: ragazze perdute, truffatori d’alto bordo. È Tahiti il posto che più lo suggestiona, l’isola più bella del mondo che gli americani considerano il Paradiso terrestre, dove si muore d’amore. Tahiti con i suoi abitanti. La Tahiti di Cook, di Bougainville, delle chitarre e dei fiori tra i capelli, del pareo e delle danze al chiaro di luna.
“La Tahiti, infine, verso cui si dirigono, allettati, tutti i miliardari blasé, non appena si sono fatti costruire uno yacht…”
Viaggiare per conoscere, per osservare, per spiare volti, situazioni, persone e poi creare personaggi indimenticabili e leggendari. Una necessità, più che un’ossessione per Simenon, per dare vita a persone e immagini reali. Ancora una volta l’autore non giudica, ma mostra e racconta al lettore, spinto da quella che per lui è una vera e propria missione: andare all’essenza dell’uomo. Ciò avviene nei Mari del Sud e nel Paese del freddo, la Lapponia, dove si reca nel 1935, un vero pioniere. Tanto è vero che quando disse che era sua intenzione fare un giro nel Mar Glaciale Artico e in Lapponia, tutti lo guardarono preoccupati, come se fosse impazzito. Invece questo viaggio si sarebbe rivelato il più bello del mondo, anche e soprattutto in inverno.
È dopo il Circolo Polare Artico che si sente davvero l’impatto del Nord. Ma non è tanto il freddo che sorprende, scrive, ma è il buio, considerato che qui c’è solo qualche ora di luce al giorno. C’è anche tanta neve che arriva alla finestra delle case, che sono di legno, calde e accoglienti, mentre i bambini girano sui pattini e gli adulti sugli sci o in slitta. La proverbiale tristezza nordica non esiste, in quei sono tutti allegri, e sorprende il fatto che la mattina, nonostante l’oscurità, gli uffici aprono come in ogni altro posto del mondo, con l’unica differenza, che si lavora con la luce elettrica.
“No, il Nord non è triste. È fiabesco. È tutto bianco. È tutto illuminato. È soprattutto, quando ci si volta verso il mare, si sente, infinita, l’immensa notte del Nord”.
Straordinario Georges Simenon, che a quasi cent’anni dalla stesura di questo “gelido” reportage invoglia ancora il lettore a visitare quei luoghi ghiacciati, semmai per Capodanno.
A margine dei meridiani
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