La moglie
- Autore: Jhumpa Lahiri
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2013
Ho incontrato Jhumpa Lahiri a “Libri come”, la festa dei libri appena conclusasi all’Auditorium Parco della Musica, in dialogo con la scrittrice italiana Melania Mazzucco: due donne notevoli, due scrittrici che si sono definite “parallele”, anche se la loro scrittura è diversa e ambientata in luoghi geograficamente distanti, ma si sono riconosciute figlie della stessa patria: la letteratura.
Jhumpa per amore della lingua italiana, il cui suono l’ha catturata, è venuta a vivere dieci anni fa a Roma e quindi è ormai padrona della nostra lingua, al punto da mettere come epigrafe del suo ultimo romanzo, La moglie, una citazione di Giorgio Bassani:
“Lascia ch’io torni al mio paese sepolto nell’erba come in un mare caldo e pesante”.
Il paese da cui parte Jhumpa Lahiri è l’India, la città di Calcutta più precisamente, il quartiere di Tollygunge. Siamo alla fine degli anni Sessanta e incontriamo i due fratelli protagonisti della storia, Subhash e Udayan, adolescenti poveri ma dignitosi, fuori del prestigioso campo da golf che si estende presso il loro quartiere, nel tentativo di introdursi di nascosto nel green per provare qualche tiro. Vengono scacciati rudemente da un poliziotto, indegni come sono di avvicinarsi ai ricchi e privilegiati soci del Tolly Club, e questo episodio ne segnerà il futuro percorso di vita. Udayan diventerà un terrorista affiliato ad un movimento violento e sposato con una giovane studentessa di filosofia, Gauri, verrà scoperto ed ucciso dalla polizia davanti agli occhi inorriditi dei genitori e della stessa Gauri, ignara di essere incinta. Il fratello maggiore, Subhash, nel frattempo aveva lasciato Calcutta con una borsa di studio per specializzarsi in oceanografia in un campus del Rhode Island, sulla East Coast degli Stati Uniti. Il rapporto fra i due fratelli si era interrotto fino alla notizia della tragedia. Subhash, tornato a casa, trova la giovane Gauri segregata in casa dai suoceri, data la tradizione che questo prevedeva per le vedove. Decide, quindi, per sottrarsi ad uno stile di vita legato a modalità antiche che non si sente più di condividere, di sposarla e portarla con sé in America, suscitando scandalo e malessere nella famiglia che non può approvare una scelta così insolita. La coppia nel piccolo alloggio universitario americano vive con la piccola Bela un rapporto difficile: Gauri si iscrive alla facoltà di filosofia e trascura la figlia, che cresce amando teneramente il padre, ignorando di non essere la vera figlia dell’uomo che la sta crescendo con amore. La carriera sempre più promettente di Gauri la spinge ad abbandonare marito e figlia, approfittando di un soggiorno in India che i due hanno trascorso con i nonni. Non si rivedranno per lunghissimo tempo e Bela nutrirà nei confronti di sua madre un odio che ne condizionerà la vita sentimentale una volta divenuta adulta.
C’è ancora molto altro da raccontare di questo intenso e profondissimo romanzo, nel quale la sapienza psicologica, la capacità di esaminare fino in fondo, con durezza, la psicologia di uomini e donne del nostro tempo, caratterizza molte pagine del libro. L’India e le sue tradizioni, i suoi abiti e i suoi colori, i pregiudizi e la spiritualità, la violenza e la sopraffazione, l’ingiustizia e la mancanza di diritti, la rassegnazione e l’insana potenza rivoluzionaria si contrappongono all’apparente quiete dei quartieri universitari della costa del New England, con le celebri spiagge affacciate sull’Atlantico, le silenziose biblioteche, i vialetti erbosi e ordinati dove si fermano le automobili degli abitanti, studenti e insegnanti con le loro famiglie, in una società cosmopolita dove regna il valore della ricerca, la cultura, lo studio e dove sia Gauri che Subhash hanno trovato, separatamente, la loro affermazione professionale ma anche la consapevolezza che la loro unione era un fallimento.
I rapporti di coppia, i rimpianti per ciò che non è stato, la genitorialità che non è un istinto ma una conquista lenta e faticosa, la sessualità che non si insegna, la memoria di un’infanzia che sembrava felice, la ricerca di una patria che non si sa trovare davvero: tutto questo e tanto di più si trova in questo romanzo pieno di spunti letterari, di sfumature psicologiche, di riflessioni sulla lingua madre e su quella adottata, sul tentativo di una seconda vita dopo il primo errore, su un difficile passato che non torna e un futuro che non si riesce ad immaginare. Una scoperta affascinante Jhumpa Lahiri, per come è lei e per come scrive i suoi libri. Pubblicato da Guanda a fine 2013, La moglie è stato definito “un romanzo bellissimo” dal grande Khaled Hosseini e non si può che concordare.
La moglie
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