La famiglia
- Autore: Cesare Pavese
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Questo scritto di Cesare Pavese ipnotizza per quanto è centrato, mai una parola di più né di meno. Nessun indugio verso un sentimentalismo di maniera. Sembra una deposizione fatta in questura, dove prevalgono i fatti e le verità non dette si possono desumere, non sempre purtroppo.
Il titolo è La famiglia (Divergenze edizioni, 2024, curatela di Marta Mariani). Ha ragione la Mariani quando dice che il protagonista, Corradino, è un uomo solitario e cerebrale, di cui sappiamo poco. Anche se il romanzo è stato scritto nel 1941, nessun riferimento alla guerra. L’incipit, così come tutto lo scritto, è il frutto di correzioni, di note, di varianti. Ma l’inizio è una perla che dovrebbe essere memorizzata a vita dai futuri scrittori:
Una volta, quando veniva l’estate, andavamo in barca. La si prendeva al ponte, ci si metteva in mutandine, e si arrivava fino ai boschi. Ci stavamo tutto il pomeriggio.
Parole semplici riscritte mille volte, senza nominare il nome del luogo o altri particolari geografici. Perché non era questo che interessava al grande Pavese, ma continuando a scrivere si capisce che vengono a "trovarli" altre compagnie, un paio di ragazze, ed essendo un ricord, il Corradino attuale, di trenta anni, giornalista, non sposato, libero, si vergogna di quello che accadeva in quelle gite sull’acqua. Ora quelle gite le faceva da solo, anche se lui aveva orrore della solitudine. Sembra un passaggio "kafkiano" ma chi cura il libro non si attarda a scrivere di Kafka. E resta solo un’impressione. In queste estati da trentenne era preso dalla smania, chissà chi telefona, ma se nessuno si fa sentire come faccio?
Allora cercava Ernesta al telefono, una ragazza che sembrava sempre disponibile a qualsiasi ora, che lo avrebbe sposato, il Corradino, ma andava bene anche così. Il giovane la spronava a divertirsi e anche andando in piscina da sola, un ragazzo lo avrebbe trovato. Ernesta dice con coraggiosa semplicità: "Non sono più giovane", ma Corradino non voleva sapere perché si sentiva attempata, prendeva il tram e le diceva ciao. E tornava nella sua camera ammobiliata dove le donne non potevano entrare, ma la padrona chiudeva un occhio.
Chi scrive il romanzo? Il Narratore è l’amico di barca, mai Pavese avrebbe scritto io, perché non era lui questo Corradino che si lamentava di non trovare compagni per uscire. Anche la moglie dell’amico lo spronava, ma lui replicava in modo stravagante, ovvero si sarebbe sposato solo che se era ben abbronzato al sole. Quindi un Corradino che non esisteva, che rispondeva all’amico il cui matrimonio avrebbe cambiato in qualche abitudine, mentre queste dovevano restare per sempre. Si accontentò dell’amico Giusti, uomo caustico, e in due rimasero in una Torino deserta, con Corradino che dà l’impressione di essere sempre nella sua camera ammobiliata, anche se usciva.
E anche il Giusti lo molla, sfinito da un amico che non vuole crescere professionalmente, quindi il suo tavolo al giornale resta tale e quale e anche il discorso ragazze non va da nessuna parte. Corradino resta solo in una Torino svuotata e afosa. Incontra per caso Cate, dopo anni, ma non dimentica la vergogna di averla "usata" per tre incontri e poi mollata senza un vero motivo.
La seconda parte ve la lascio gustare senza il ricatto di dire tutto, come a tutti capita. Amo troppo Pavese per la mia smania di scrivere tutto e poi questo è uno straordinario romanzo, una perla rara.
La famiglia
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