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Recensioni di libri

L’amica geniale di Elena Ferrante

E/O, 2011 - Elena e Lila, due amiche nella Napoli povera degli anni ’50...una sorpresa da una misteriosa, affascinante narratrice: Elena Ferrante. La qualità e l’intensità della scrittura non deludono.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 11-11-2011

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L'amica geniale

L’amica geniale

  • Autore: Elena Ferrante
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: E/O
  • Anno di pubblicazione: 2011

Quanti spunti, quante sollecitazioni, quante riflessioni propone questo nuovo ricco romanzo della sempre più sconosciuta e misteriosa persona che si fa chiamare Elena Ferrante ("L’amore molesto", "I giorni dell’abbandono").

Nel suo “L’amica geniale” (E/O, 2011) la scrittrice dà il proprio "falso" nome anche all’io narrante e coprotagonista della storia: Elena Greco. Si parte dal prologo, dove conosciamo le due amiche al centro della narrazione: Raffaella detta Lila e Elena. A Torino, dove abita Elena, arriva una telefonata da Napoli del figlio di Lila che chiede alla donna se sua madre sia da lei: la sessantaseienne è scomparsa da due settimane, senza lasciare alcuna traccia dietro di sé. Elena sa che Lila si è davvero volatilizzata, cancellando le orme che possano ricondurre a lei, la conosce troppo bene e da sempre, decide quindi di raccontare la loro storia, a partire dall’infanzia in un quartiere periferico napoletano, molto povero, nei primi anni cinquanta.

Per aiutare i lettori a seguire le lunghe e complicate vicende in cui la storia si srotola nel corso degli anni, fino ai sedici delle due amiche, l’autrice antepone un indice dei personaggi, come si fa nelle commedie... Sappiamo così seguire le vicende delle diverse famiglie che compongono il microcosmo in cui si ambientano e si diramano le tante storie, intrecciate da odi, rivalità, vendette, passioni, amori, rancori. Ma al centro di tutto resta il bellissimo personaggio di Lila, una bambina magra e poverissima, figlia dello scarparo Fernando e della grassa e strabica Nunzia, che in un mondo di analfabeti a tre anni sa già leggere e scrivere: per tutte le elementari sarà la più brava ma anche la più cattiva e dispettosa della classe, elogiata dalla maestra Oliverio, invidiata soprattutto dall’amica del cuore Elena, che vede nei suoi risultati una qualità irraggiungibile. Le due amiche vivranno insieme infanzia e adolescenza, momenti di vicinanza e di separazione, attimi di rivalità e di incomprensione, ma legate da un amore che può nascere solo dalla stima e dall’ammirazione che negli anni della formazione sono fondamentali per la crescita di ogni persona.

Nel lungo romanzo l’autrice approfondisce la psicologia delle due ragazze, ne indaga le pulsioni più intime, ne racconta con una grazia straordinaria la scoperta della vita fisiologica, erotica, politica, morale: seguiamo con Elena la scoperta dell’amore, dell’interesse per la storia passata, della politica, della lettura, dello studio, della scrittura che diventano per la giovane donna valori centrali di riferimento, mentre l’amica geniale abbandona gli studi e la formazione culturale per dedicarsi prima alla creazione di scarpe artigianali di gran pregio, sfidando la miseria e la diffidenza della famiglia, e poi alla scelta di un matrimonio precoce e insolito, che la metterà, ancora giovanissima, nelle mani di una famiglia di salumieri avidi e ignoranti. Troppi gli episodi e i personaggi che nella narrazione offrono il destro ad analisi sulla visione di un mondo in rapido cambiamento che la scrittrice vuole raccontarci: la Napoli miserabile del primo dopoguerra, quella delle commedie di Eduardo, diviene presto la Napoli degli ignoranti arricchiti, dei pescecani, dei piccoli e arroganti teppistelli di periferia negli anni più floridi del laurismo. Non sembra riuscire il tentativo di Elena, bravissima studentessa di un pur scalcagnato liceo classico, di uscire da quel mondo, occasione offertagli dal compagno ammirato e amato, Nino.

La fantasmatica Elena Ferrante ci promette il seguito del suo romanzo. La seconda puntata è in arrivo? Così promettono gli editori, come nella tradizione del feuilleton ottocentesco. E noi lo aspettiamo con curiosità e con interesse, perché la qualità e l’intensità della scrittura non deludono.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’amica geniale

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Commenti: 2

  • Rosetta
    2 marzo 2012, 10:13

    Forse è più bella la prima parte, quella dell’infanzia di questi bambini ingenui e feroci, in un ambiente così carico di violenza. Poi le vicende si ingarbugliano, le cose cambiano. Ma la vita è così, e il romanzo rispecchia i cambiamenti individuali e sociali.
    Interessante il rapporto tra le due protagoniste. C’è una complementarietà misteriosa, una identificazione reciproca ma anche una progressiva differenziazione. Pochi scrittori hanno saputo cogliere il rapporto d’amicizia che nasce fin dai primi anni d’infanzia e continua per tutta la vita. E ’ più consueto descrivere un rapporto d’amore, ma qui non c’è nulla di sessualizzato tra le due amiche. Elena Ferrante ci fa riflettere.

  • Maria Pia Vivarelli
    2 gennaio 2019, 12:18

    Non sono mai stata attirata dalla semplicità. Costantemente alla ricerca di grovigli di parole. Piccoli nodi perfettamente incastonati. Trovo l’essenziale seccante. “L’amica geniale” l’ho acquistato per sfida non per reale interesse. Il mio compito, giunta all’ultima pagina, sarebbe stato quello di ricercare la bellezza in qualcosa che molti descrivevano come totalmente privo di essa. Ma la bellezza è in ogni dove. La bellezza è negli angoli più dissacranti, nelle pagine più cupe. La bellezza abita Lila così come Lenù. Contrastanti. L’una animata dalla indipendenza, l’altra dalla totale soggezione. Due ruoli che però si invertiranno pagina dopo pagina. Due punte di diamante nell’irriverente Napoli degli anni 50. Una Napoli povera. La Napoli dei rioni. Quella dove il servilismo è la chiave. Quella dove non conta quanto ti rimbocchi le maniche, ma quanto sei disposto a cadere in basso. Geniale non è Lila e non è Lenù. Geniale è la loro relazione. Il loro rincorrersi. La loro maturazione. Geniale è il loro costruirsi un universo esclusivo, attraversato da chiunque partecipi alle loro vite ma abitato soltanto da loro. Un universo mutevole, fatto di luci ed ombre. La naturalezza di questo scritto non risulta essere qui seccante, ma necessaria. Elena Ferrante non è minimalista. Ella veste le parole di innocenza, spogliandole dell’artificio ciceroniano. Fa dono ad ogni suono di incondizionata ingenuità. Non c’è pesantezza. La narrazione non è al presente. È un ripercorrere momenti del passato, ma la Ferrante ci è dentro al punto da renderla attuale. Tutto ciò che investe le due giovani creature, investe anche il lettore. Lettore che può leggere dentro Lila, scontrarsi con la sua arroganza ma ammirarne il temperamento. Sorprendersi dell’anonimato di Elena ma adorarne la fedeltà e la purezza. Un lettore che diventa esso stesso personaggio secondario e va ad affollare il romanzo, con il suo stupirsi e meravigliarsi dinanzi alle vicende. “L’amica geniale” è una confessione a cuore aperto, priva di limitazione e ostacoli. Limpida.

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