I figli sono finiti
- Autore: Walter Siti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2024
Chi scrive è innamorato follemente della scrittura di Walter Siti, tanto da aver voglia di scrivere subito: è un libro bellissimo, leggetelo. Punto. Arrivato alle soglie degli ottant’anni, l’autore dimostra la lucidità mentale, l’ironia e il sarcasmo di un venticinquenne.
I figli sono finiti (Rizzoli, 2024) dovrebbe essere il suo ultimo romanzo, ma questa è solo una scaramanzia di Siti che di certo continuerà a scrivere fino all’ultimo respiro, come Woody Allen che non smetterà mai di fare film.
I figli sono finiti, questo il titolo del romanzo di Walter Siti, e non ci fosse già la poesia di Pier Paolo Pasolini un altro titolo avrebbe potuto essere Una disperata vitalità appunto dello scrittore friulano, regista e poeta che Siti conosce benissimo.
In questo romanzo lo scrittore sembra chiudere un cerchio, per poi riaprirlo dopo centocinquanta pagine, con un ragazzo palestrato che ossessiona le notti del personaggio principale. Ma andiamo a ritroso e quindi con ordine.
Augusto, che è stato un professore in un liceo linguistico, era da tempo impegnato in una relazione non troppo aperta con Vincenzo, più giovane di lui, fino ad arrivare al matrimonio, pardon, a “un’unione civile” tra i due, che hanno festeggiato l’evento alla Terrazza Martini di Milano. Un regalo di un amico, Federico, che non ha certo problemi finanziari.
Il fatto di scrivere della location è significativo, perché questo è un romanzo milanese, dove il nome di Marcello (il culturista presente nel libro Troppi paradisi e altri), il palestrato romano è nominato en passant, come se Roma fosse metaforicamente “crollata”.
Durante un viaggio in Colombia, Vincenzo muore annegato, ma Augusto elabora il lutto confidando al lettore che il dolore non è costante e che lui non ha strumenti idonei per fare il marito vedovo. Siamo a gennaio del 2020. A marzo arrivarono i primi decreti per la chiusura quasi totale, a causa del coronavirus, di negozi e di attività lavorative. Ma Siti non tace su quello che accadde dopo - i morti, la corsa ai vaccini - lo scrive in una condizione di inafferrabilità, come dice Alessandro Piperno nella bella recensione pubblicata sul Corriere della sera, perché sembra esserci la realtà del Narratore e poi altre realtà, una per ogni protagonista principale del romanzo.
Augusto, che nel suo cinismo forse nemmeno crede all’elaborazione del lutto per Vincenzo, si ammala gravemente di cuore. Oltre a Federico, l’amico coi soldi e le conoscenze, c’è Bruno, con cui forse in passato ha avuto una breve storia, che si è stemperata nel gossip di Bruno che, per lavoro e passione, conosce tutte le news sui conduttori televisivi, sui Vip in generale.
Ma la persona che Augusto conoscerà meglio è un ragazzo di nome Astore, che ha vent’anni e abita da solo in una grande casa borghese, adatta più a una famiglia.
I due si annusano a vicenda, e il Narratore va a ritroso nel tempo per dirci che Astore è stato sempre un bambino speciale, con un’intelligenza matematica notevole, rimasto orfano di madre. Viene cresciuto dai nonni, mentre il padre Piero si deve adattare alla nuova situazione, anche se è un uomo piuttosto vacuo, superficiale.
Per mettere a loro agio i lettori che pensano che leggere Walter Siti sia difficile, ecco un piccolo brano tratto dal libro che riguarda proprio il personaggio di Astore:
Astore ormai ha undici anni, legge i libri per young adult che parlano di teoria gender e si pone domande bizzarre sui suoi genitori...(...)...ma se c’è un terzo uomo, perche io non posso avere due papà e una mamma, come nella storia di Jason? È sempre la mamma si lamenta che papà non è un vero maschio, allora Liam, che è fascinoso e si fa chiamare Luna perché di giorno è maschio mentre di notte è femmina?
Certo non una leggibilità immediata, ma affascinante e sinuosa con le parole e i significati che sgusciano da tutte le parti.
L’aggravarsi delle condizioni cardiache di Augusto fa sì che l’uomo si metta in lista per un cuore nuovo, anche se non crede che alla sua età troveranno un donatore per lui. Ma Augusto è un malfidato e il cuore per lui c’è, anche se la salute poi non varia di molto.
Rimessosi in forze, l’uomo riprende a navigare su Internet per trovare un escort muscoloso: lo trova. È un ragazzo pugliese, fidanzato che si dà ad altri uomini per soldi, anche se con Augusto recita la parte del quasi innamorato, dice che con lui il sesso è diverso perché c’è un po’ di amore tra loro.
Nel frattempo Astore tiene lontano un miglio le ragazze, perché è timido e perché le giovani donne cercano concretezza e ambizione. Il ragazzo vive solo in una casa lussuosa, non ha intenzione di lavorare finché il padre lo mantiene e per mangiare si fa portare quello che desidera in consegna. Se le ragazze fossero fatte a sua somiglianza, create in laboratorio in materiale ferroso, sarebbe tutto diverso. Ma alla fine il ragazzo è profondamente solo, si è affezionato ad Augusto e sopporta le sue abitudini, i due trascorrono ore a parlare, ma Augusto non è un “nonno pacioso”, tanto più ora che sta sviluppando un’ossessione per il palestrato Franco, che da parte sua non ha certo problemi, una volta che è stato pagato inscena un innamoramento che non c’è.
Se Augusto non avesse ancora delle curiosità, dai libri appena usciti o a conversazioni in cui rivela vieppiù quando questo mondo sia ingarbugliato, complesso, ma anche noioso, sarebbe più propenso a lasciarsi andare, a non prendere più le medicine per curarsi.
I figli sono finiti è un libro dove entra per gradi la saggezza umana degli uomini, pieni di contraddizioni, con due protagonisti talmente diversi, eppure così simili. In queste pagine il pessimismo di Walter Siti è così radicale che proviamo perfino ammirazione per tanta coerenza.
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