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Recensioni di libri

Contro l’impegno. Riflessioni sul bene in letteratura di Walter Siti

Rizzoli, 2021 - In questo pamphlet, l’intellettuale e scrittore Walter Siti, una delle nostre voci più autorevoli, si chiede se la letteratura debba invogliare al bene, se debba essere portatrice di un messaggio morale e educativo.

Vincenzo Mazzaccaro
Vincenzo Mazzaccaro Pubblicato il 02-12-2021
Contro l'impegno. Riflessioni sul bene in letteratura

Contro l’impegno. Riflessioni sul bene in letteratura

  • Autore: Walter Siti
  • Categoria: Saggistica
  • Casa editrice: Rizzoli
  • Anno di pubblicazione: 2021

Uno degli scrittori più importanti che abbiamo in Italia, Walter Siti, in un agile pamphlet, scritto benissimo, si chiede se la letteratura debba avere connotati di moralità manifesta, che sia in qualche modo portatrice di valori come il bene e l’impegno. I romanzi, i saggi, i libri devono guarire il lettore come una medicina, lo devono indirizzare verso un percorso pedagogico contro il disordine del mondo, le ingiustizie, contro il sessismo, la protervia, il malaffare. Come se fossero scrittori di inchieste contro il male inevitabile di gente senza scrupoli, che sfrutta l’ambiente, le persone più fragili, la politica, per aumentare il loro potere di controllo, i loro profitti, con la loro indifferenza verso il dolore umano e menefreghisti verso le risorse limitate del nostro pianeta. In soldoni, scrittori in odore di santità, che hanno orrore dei colleghi che si limitano semplicemente a scrivere delle storie senza un messaggio preciso.

In Contro l’impegno. Riflessioni sul bene in letteratura (Rizzoli, 2021) Siti prende ad esempio scrittori di grande successo, quelli che stanno dalla parte giusta, che sono esempi anche nella vita privata, come Roberto Saviano. Ma prima di scrivere le riflessioni del nostro autore su Saviano, proprio nelle prime pagine, Siti mette in chiaro che i parametri della letteratura sono labili, che nel passato si è scritto di argomenti che ora non potremmo condividere. il romanzo moderno è nato con Robinson Crusoe, un bianco che libera un uomo di colore ma per plasmarlo a suo piacimento, cambiandogli il nome e poi convertirlo alla sua di religione. Ma più delle mie parole Siti scrive con infinita chiarezza che:

"Nei classici non è difficile rintracciare posizioni razziste, misogine, omofobe, antisemite classiste; ma anche elogi della tirannia, della violenza, dell’omicidio, dell’incesto, di ogni genere di perversione e di oscenità".

Il romanzo moderno ha visto di tutto, dall’infedeltà coniugale di Madame Bovary di Flaubert, al suicidio della fedifraga Anna Karenina di Tolstoj, che per amore di un uomo dimentica il suo ruolo di moglie e madre e abdica al decoro sociale.
Ora, scrive Siti, si scrive un libro cercando di non scontentare troppo alcuni lettori, che si offendono continuamente e sono intrisi di suscettibilità. Non vedremo un uomo mangiare con gusto un pezzo di carne al sangue per rispetto dei milioni di vegetariani sparsi nel mondo. Ultimamente la comunità afroamericana negli Stati Uniti ha trovato offensive alcune scene di Via col vento o de La capanna dello zio Tom.

Ormai i romanzi hanno corsie preferenziali per non danneggiare stili di vita, colore della pelle, inclinazioni sessuali ma sempre nel decoro. Alla fine ci si riduce a scrivere dei breviari senza nessuna preferenza religiosa, per carità, ma quello che resta è uno scritto esangue, anemico, senza nerbo. Quindi tantissimi scrittori scelgono la letteratura di genere per riaffermare che a loro la bontà esibita non interessa più e quindi tornano a parlare di omicidi seriali, di cattiverie di ogni specie.

Tornando a Saviano Siti, con molta onestà intellettuale, ammette di prediligere lo scrittore che parla di Gomorra, di sparatorie vere, di clan contrapposti e del Saviano televisivo, trovando invece noiosi gli ultimi scritti del giovane scortato dalla polizia ventiquattro ore al giorno, romanzi non contaminati dai fatti di cronaca e incanalati nella "narrativa pura", che però hanno un che di insipido, di non risolto. Addirittura di ingenuità stilistica.

Questo pamphlet non ha una pagina che non sia interessante, e forse tra le gli argomenti omessi da questo modesto résumé c’è che la vera letteratura è ambivalente, chi scrive e ha del talento sa che le parole prendono sentieri sterrati di cui non si accorge nemmeno lo scrivente. Che alla fine concludere un buon romanzo significa non aver seguito nessuna direttiva, perché le parole hanno un potere di seduzione che nessuna regola morale può tenere il passo. E ci sembra proprio di vedere Siti all’opera, mentre scrive un romanzo, che stava pensando di indirizzare in un certo modo, ma l’ambivalenza delle parole lo ha portato in una "zona" poco conosciuta.

Contro l'impegno. Riflessioni sul Bene in letteratura

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Contro l’impegno. Riflessioni sul bene in letteratura

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