Diario di rondine
- Autore: Amélie Nothomb
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Voland
- Anno di pubblicazione: 2011
“Ero reduce da una sofferenza d’amore così idiota che è meglio non parlarne. Alla sofferenza si aggiungeva la vergogna della sofferenza. Per impedirmi un simile dolore, mi strappai il cuore. Un’operazione semplice, ma poco efficace. Il dolore che mi aveva assediato dilagava ovunque, sotto la pelle e sopra, negli occhi, nelle orecchie. I miei sensi mi erano nemici e non la smettevano di ricordarmi quella stupida storia. Decisi allora di uccidere le mie sensazioni… Fu un suicidio sensoriale, l’inizio di una nuova esistenza”.
Una storia sorprendente è questo piccolo romanzo di Amélie Nothomb, nello stile che contraddistingue da sempre l’autrice belga e che si legge tutto d’un fiato. Il dolore che strazia l’anima è narrato in forma diaristica da Urbano, un broker di trent’anni che successivamente, con una nuova verginità, si farà chiamare Innocenzo. Descrive e tratteggia la sua sofferenza per un amore finito e la delusione è così profonda che l’indomani, al suo risveglio, si sentirà un uomo diverso. Ha subìto una trasformazione, forse una mutazione come il personaggio di Kafka o il cambiamento opportuno del Mattia Pascal pirandelliano. Una mutazione intima, il suicidio dei propri sentimenti, che da vittima lo trasformerà in carnefice con il piacere di uccidere. La vita ricomincerà, ascolterà ossessivamente le canzoni dei Radiohead e sarà un uomo completamente insensibile, con nessuna nostalgia dei sentimenti: né emozioni o tristezza. In un bar di Parigi, dopo una partita a biliardo gli era stato proposto di lavorare per un boss della zona. Un lavoro facile, senza complicazione: missioni da compiere in fretta perché è un bravo tiratore, forse il migliore. Urbano è ormai Innocenzo, un uomo di ghiaccio.
“«In realtà, passiamo il nostro tempo a lottare contro il terrore della vita. Per tentare di sfuggirgli, inventiamo definizioni: mi chiamo tizio, sgobbo per conto di caio, il mio lavoro consiste nel fare questo e quello. Sotterranea, l’angoscia avanza con il suo lavoro di trincea. La sua voce non si può completamente imbavagliare. Credi di chiamarti tizio, che il tuo lavoro consista nel fare questo e quello ma al risveglio niente di tutto ciò esisteva. E può darsi che davvero non esista»”.
Una telefonata darà le indicazioni del luogo e dell’ora e la descrizione delle vittime. Tutto avverrà molto velocemente in una sequenza di attimi, due colpi di pistola in rapida successione. Un vero godimento per Innocenzo: sussulti di piacere estremo, un’ebbrezza dopo ogni omicidio, non paragonabile a nessun’altra emozione. È l’esercizio della volontà di potenza, in totale assenza di moralità.
“Al momento di sparare la parte più alta del mio cervello non dubitava di realizzare non solo il destino delle mie vittime, ma anche la più sublime volontà celeste”.
L’omicidio di un ministro e dell’intera sua famiglia trasformerà il nostro sicario. La lettura del diario della figlia, sua ultima vittima, sottratto prima di andar via dal luogo della strage, cambierà per sempre il suo destino. Una rondine entrerà in casa sua da una finestra socchiusa e, dopo aver volteggiato nella stanza da letto, andrà a sbattere contro le pareti per poi cadere a terra. La identificherà con la giovane adolescente. Da quel momento non potrà più far a meno di pensare a lei e al suo ultimo battito d’ali. Le parole scritte come un ariete oltrepasseranno le barriere di difesa al suo animo e al suo cuore, gli faranno riscoprire i sentimenti a tal punto di tornare ad amare perdutamente.
“Diario di rondine”, breve ma denso, è un romanzo molto accattivante. Con il suo consueto cappello in testa, vestita di nero e lo sguardo penetrante, l’autrice ancora una volta usa la scrittura e i suoi personaggi al limite del paradosso per esplorare il limite psicologico ed emotivo dell’animo umano. Una trama dall’atmosfera inquietante sulla spaventosa dualità della natura umana.
DIARIO DI RONDINE
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