Il romanzo “Candido, ovvero un Sogno fatto in Sicilia”, è l’opera più intima di Leonardo Sciascia, quella in cui l’autore ci rivela, tramite il suo alter ego Candido, un enfant prodige, il suo pensiero politico e religioso, la sua visione del microcosmo siciliano, metafora dell’Italia e del mondo in generale. E lo fa senza toni polemici, senza aggressività o note grottesche e caricaturali ma con sottile, squisita ironia, servendosi di un ragionamento lucido e persuasivo.
L’amore con cui Leonardo Sciascia circonda Candido è lo stesso amore che lui nutre per la verità e la giustizia, beni assoluti che gli hanno sempre impedito di venire a compromessi durante la sua militanza politica. Fatta eccezione per quando lo descrive come un bambino che, grazie alle cibarie americane, cresce biondo e roseo, non conosciamo altri tratti fisici della sua persona. La centralità della sua figura è data dal suo agire con candore, dalla sua coerenza tra il dire e il fare, dal cogliere con coscienza etica l’essenza delle cose, dal considerare che nella vita solo i fatti contano, perché noi siamo quello che facciamo.
Leonardo Sciascia ce lo propone come modello e, diversamente dai personaggi siciliani cari a Verga, Candido non si cura della roba, non è tormentato da alcun senso del possesso di beni materiali.
Padrone dei suoi sentimenti, capace di badare a se stesso, gode di un equilibrio interiore che non lo fa soffrire, anche quando viene rinchiuso per due giorni in manicomio. Gli viene invece da impazzire al vedere come gli altri ricoverati vengono trattati.
Leggendo questo romanzo, il lettore non può che condividere il punto di vista di Candido, simpatizzare con lui, eleggerlo paladino a difesa dei vessati e accusatore di ogni atteggiamento meschino e ipocrita sia in campo politico che sociale e religioso.
Come ha detto un emerito scrittore - non ricordo se fosse Italo Calvino, riferisco il suo pensiero con parole mie - un testo classico è un’opera che anche se letta più volte offre sempre qualcosa di nuovo, qualcosa che, a distanza di secoli, di anni, rispecchia la realtà.
Il romanzo “Candido, ovvero un Sogno fatto in Sicilia” è in questo senso esemplare.
Sciascia rivisita Voltaire con questo romanzo anche se l’irriverenza di Voltaire è difficile da imitare.Il personaggio è un demistificatore: la Chiesa, il partito, la famiglia sono ampiamente dissacrati, ma con un garbo, con una ingenuità che fanno risaltare l’ipocrisia della società.Candido va oltre il suo maestro, è autenticamente libero. A differenza del suo omonimo settecentesco sembra possedere una saggezza atavica. La Sicilia e la Francia in questo caso sono davvero lontane.