A Trieste con Svevo
- Autore: Diego Marani
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: La nave di Teseo
- Anno di pubblicazione: 2023
Un piccolo volume che ci porterà tra le vie di una millenaria e bellissima città di frontiera, Trieste, “dalla scontrosa grazia” come amava dire Umberto Saba, una città scomparsa ma ancora rintracciabile con i suoi segni e le sue memorie per il nostro autore, “la sua città celeste”.
Una città risoluta, tenace, capace di ricordare, e dove nulla va perduto.
La Trieste della profonda amicizia tra Svevo e Joyce, di Bobi Bazlen, delle note swing di Lelio Luttazzi e di Claudio Magris, “il luogo di poesia, della diversità imprecisabile e incompresa”.
A Trieste con Svevo edito per la prima volta nel 2003, ora ripubblicato per La nave di Teseo è una deliziosa lettura che ci avvolge con le sue atmosfere e le sue storie.
La sua trama si sovrappone a quella dei personaggi sveviani e forma una storia che è come un’infilata di stanze.
Diego Marani, ferrarese, ha diretto l’Istituto italiano di cultura di Parigi ed è stato per lungo tempo funzionario dell’Unione Europea dove si è occupato di lingue e di diplomazia culturale. I suoi romanzi sono stati tradotti in numerose lingue. Collabora con il supplemento culturale del Sole 24 Ore, con il Piccolo di Trieste e La Nuova Ferrara.
L’autore si è divertito “a pedinare Svevo” e i personaggi dei suoi romanzi per le strade della città, e per condurci nei luoghi dell’amore, della paura, della pazzia, della vecchiaia e in quelli nascosti.
Tra le strade letterarie di Trieste li vedremo camminare di fianco, nelle notti di bora ricordando “le loro diverse ma tutte inguaribili inettitudini”, raccontati nelle loro fragilità e piccole ossessioni, esplorando le loro coscienze, come per Ettore Schmitz, il nostro Svevo, alla ricerca continua di un nome diverso, uno pseudonimo.
Marani ricorda difatti quando lo scrittore triestino cominciò a pubblicare i suoi primi scritti firmandosi Erode: per lui ebreo, figlio di ebrei,“un nome tra i più invisi al mondo cristiano”. Per di più in lingua yiddish voleva dire buono a nulla, un inetto.
È vero che i personaggi di Svevo sono sempre in bilico sul baratro della pazzia intesa come incapacità della vita.
Dal parco della città, il Giardino Pubblico, al quale i triestini sono molto affezionati con i busti degli illustri concittadini, Svevo, Joyce e il pittore impressionista Umberto Veruda al quale Svevo era legato non solo dall’amicizia ma anche dalla passione per la pittura che amava quasi quanto la letteratura; al tempio degli affari, il Tergesteo. Dalla stazione di Campo Marzio alla balaustra dove i protagonisti di Senilità, Emilio e Angiolina, si baciavano al chiarore della luna, fino alla strada di Opicina che porta sul Carso, un tempo percorsa dallo scrittore triestino per andare a trascorrere le estati in Villa Letizia. Dalla casa di Angiolina oltre la via di Fabio Severo alla casa, poco lontano, di Carla Gerco, l’amante di Zeno.
Tracce di peregrinazioni, scrive Marani, dalla Unionbank dove lavorava Svevo al tram di Servola, fino a Villa Veneziani dove aveva vissuto lo scrittore, che non esiste più perché distrutta durante un bombardamento del 1943 ed oggi:
Al suo posto una fila di orrendi condomini con un cortile adibito a parcheggio.
E poi con il suo raccontare l’autore ci conduce in via San Nicolò alla Berlitz School dove insegnava inglese James Joyce e dove alcuni anni dopo il poeta Saba aprì una libreria, che ancora esiste.
In Corso Italia, tra l’amore e il dolore, la via della passeggiata dove vaga l’assassino di via Belpoggio e la cupa leggenda di un uomo molto alto, vestito di nero, dal volto della morte che cammina tra la gente e se il suo sguardo spaventoso si posa su qualcuno, egli è destinato in breve tempo a morire.
Alla biblioteca civica che il protagonista di Una vita Alfonso Nitti frequentava assiduamente, ed era ai suoi occhi “un luogo di solitudine e di esaltazione”.
E poi Via del Monte, “silenziosa e suggestiva”, una strada importante per la comunità ebraica, e i luoghi nascosti che portano da Piazza dell’Unità agli storici Caffè della città, dove il tempo si rallenta e dove il caffè può essere servito nelle triestinissime varianti: un luogo, come ha scritto Magris, in cui si può stare contemporaneamente da soli e fra la gente.
A Trieste con Svevo è un tributo elegante allo scrittore triestino e alla sua città, un piccolo gioiello che riesce a descrivere e a svelare seguendo le tracce di Italo Svevo, della sua vita e dei suoi romanzi, i luoghi di Trieste, una città viva, magica, dall’“aria strana e tormentosa”.
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