Parlare a vanvera
- Autore: Bianca Pitzorno
- Genere: Libri per bambini
- Casa editrice: Mondadori
Non ci siamo mai accorti di quante “frasi fatte” ci siano nel nostro interloquire? Ci sono modi di dire quasi senza senso il cui significato va ricercato magari a livello dialettale oppure andando indietro nel tempo, ma su di essi Bianca Pitzorno, autrice di numerosi libri per bambini e ragazzi, ha costruito dieci storie che ha poi raccolto nel libro “Parlare a vanvera”.
La narrazione si apre con la vicenda di una bambina di origine olandese di nome Vera Van, fin da piccola abituata ad ascoltare con meraviglia monologhi della mamma ex-attrice, poi diventata all’appello scolastico Van Vera ma rimasta curiosa ascoltatrice, tanto che il suo desiderio, da grande, è di fare l’uditrice giudiziaria. Gli anni passano e Vera, che nel tempo ha ascoltato le storie di tante e tante persone, è ormai anziana e perde l’udito. Per non farla rimanere nella tristezza causata dal silenzio, i nipoti decidono di tenerle compagnia raccontandole storie strampalate che, anche se zia Vera non potrà udire, in qualche modo la faranno felice.
Le narrazioni che seguono sono il racconto dei nipoti alla zia Van Vera negli anni di sordità. Allora che significa parlare senza senso? Semplicemente parlare ”a vanvera”, come hanno fatto i nipotini alla zia che non poteva più ascoltare. Le storie, per quanto bizzarre possano essere, hanno alcuni riferimenti storici. C’è la spiegazione del detto “mangiare la foglia” che prende spunto dalla leggenda della Sibilla Cumana ma la sviluppa con fantasia; c’è quella di “filare all’inglese” che ha luogo nella corte francese del re Carlo Magno, la cui madre, Berta, circondata dalle ancelle, filava tutto il giorno.
Curiosa è la vicenda della principessa Priscilla così brutta da rischiare di rimanere zitella che, su consiglio di una strega, tenta un incantesimo al contrario: baciare un principe, tempo prima trasformato in rospo, che se avesse ritrovato le sembianze umane, per gratitudine non avrebbe esitato a sposare la sua salvatrice. La principessa, anche se di malavoglia, cerca di baciare l’animaletto che invece le finisce giù fino allo stomaco e ciò impedisce così all’incantesimo di realizzarsi. Da qui il detto “inghiottire il rospo” usato quando si deve fare qualcosa di sgradevole.
Seguono nuove storie, che spiegano fantasiosamente tanti detti come “La stoffa del campione”, “Orecchie da mercante”, “Piangere a dirotto” e altri ancora. Ogni vicenda è diversa dall’altra, le etimologie non sono reali ma il contenuto è divertente, anche se, a differenza di altri libri, questo non andrebbe letto tutto d’un fiato, bensì poco a poco, per meglio assaporare il divertimento di ogni episodio narrato.
Parlare a vanvera
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un libro bellissimo e divertente che ho letto con la mia classe a Vicenza . Ve lo consiglio a tutti i bambini e ragazzi della 1 media . Grazie